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SPORT E POLITICA. L’attaccante del Livorno è noto in Italia per la sua fede comunista
Minacce al Torresino per il film di Lucarelli
Matteo Bisato
Telefonata anonima al titolare del cinema Il calciatore nel mirino dell’estrema destra
Anche un cinema d’essai come il Torresino, specializzato in film distribuiti al di fuori dei maggiori circuiti commerciali, ha scoperto sulla propria pelle quali tensioni e quali polemiche sorgano nel momento in cui calcio e politica si incontrano. Il titolare del cinema martedì ha, infatti, ricevuto una telefonata anonima nella quale una voce maschile minacciava danni al suo cinema, alla sua persona ed eventualmente anche agli spettatori se avesse proiettato, la sera successiva, del documentario 99 Amaranto, dedicato al calciatore del Livorno Cristiano Lucarelli.
Subito i sospetti si sono indirizzati verso l’estrema destra padovana e gli ambienti ultras, date le antiche ruggini tra il calciatore e la curva padovana. L’attuale bomber e capitano del Livorno militò nel Padova nella stagione 1996/ 1997, disputando trentaquattro partite e segnando quattordici gol. Ma nonostante l’ottimo rendimento, l’attaccante fu preso di mira dagli ultras, notoriamente politicamente schierati su posizioni di estrema destra, a causa del suo essere dichiaratamente comunista. La contestazione diventò feroce quando Lucarelli festeggiò un gol sotto la curva alzandosi la maglietta e mostrando una canottiera con l’effige di Che Guevara. Dopo il fatto le tensioni tra curva e giocatore crebbero di giorno in giorno fino alla fine del campionato, quando Lucarelli si trasferì all’Atalanta. Dal 2003 Lucarelli è diventato la bandiera del Livorno, la squadra della sua città. E le polemiche anche negli ultimi anni non sono mancate: i gol festeggiati col pugno chiuso, i riferimenti politici sulle magliette, le battaglie contro le casseintegrazioni nel porto, i durissimi scontri con Di Canio e con le curve di mezza Italia. «Noi non ne sappiamo nulla di queste fantomatiche minacce – dice Paolo Caratossidis, leader nazionale di Forza Nuova – vorrei solo commentare che è vergognoso che un cinema storico come il Torresino metta in cartellone un film dedicato alla curva più schifosa d’Italia che nei propri striscioni inneggia alle foibe e ai crimini stalinisti e ad un calciatore coi miliardi che fa finta di fare il comunista. Oltretutto Lucarelli uomo ha lasciato un ricordo poco piacevole di sé a Padova, ricordo come festeggiasse sotto la nostra curva mostrandoci la maglietta del Bal, il gruppo ultras livornese. Detto questo, nessuno di noi ha il tempo e la voglia di minacciare alcuno. Non vorrei piuttosto che tutto ciò fosse una messa in scena, un espediente per pubblicizzare un film del quale non frega niente a nessuno». «Vorrei prima di tutto esprimere la mia solidarietà al gestore del cinema Torresino – commenta Federico Micali, regista del documentario – Mi dispiace che una situazione del genere si sia creata a Padova, non era finora successo prima. Anche perché chi minaccia probabilmente non ha ancora visto il documentario, che non è contro nessuno, ma vuole mostrare come esista in Italia una curva che ha il grandissimo merito di portare dentro gli stadi istanze politico sociali di grande rilevanza. Una curva che poi per comunicare non usa la violenza, ma preferisce l’arma dell’ironia. Lucarelli rappresenta una curva, una città, un modo di vedere la vita».
mattino di padova
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