pubblicato il 23.07.24
Inni al Duce, la paura dei residenti di via Cellini. ·
Il sindaco: “La festa di CasaPound non era autorizzata”
Il racconto di chi abita vicino all’Asso di Bastoni: “Sono una presenza logorante, hanno un atteggiamento aggressivo”. Nel pomeriggio minacciato un altro ragazzo
22 Luglio 2024
«L’Asso di Bastoni non aveva fatto alcuna richiesta per feste o fuochi d'artificio: sono in corso tutte le verifiche. Quanto successo al giornalista ad Andrea Joly è una vergogna, sottovalutarlo sarebbe pericoloso». Parole del sindaco Stefano Lo Russo intervenuto in Sala Rossa sull'aggressione al giornalista de La Stampa da parte di alcuni militanti di CasaPound. «Da accertamenti svolti dalla nostra polizia - spiega il primo cittadino - l'immobile risulta di proprietà privata e non risulta alcuna richiesta preventiva di organizzazione di manifestazioni, feste di via, spettacoli musicali o fuochi. Sono in corso le procedure di accertamento per illeciti di natura amministrativa e penale».
Sull’origine dei fatti, nessun dubbio: «È stata un’intollerabile aggressione neofascista e tale va chiamata», dice Lo Russo al termine del dibattito in Sala Rossa, dove Lega e FdI hanno fatto riferimento anche alle manifestazioni No Tav e all'Askatasuna: «Non è un’altra cosa e dobbiamo essere attenti a ciò che diciamo. Askatasuna e No Tav non c’entrano niente. Chiamarlo in altro modo fa parte della dialettica politica, però chiamiamo le cose come stanno: una aggressione neofascista. E come tale perseguita: ci sono leggi dello Stato. Siccome in questo Paese vige una Costituzione che fa esplicito richiamo alle nostre radici antifasciste, è bene che non si mescolino le violenze neofasciste con altre violenze. Abbiamo una Repubblica italiana fondata sull’antifascismo, e il 20 luglio dei fascisti hanno colpito un cittadino che incidentalmente fa anche il giornalista». «Anche il lessico ha una sua importanza - insiste - e credo che Torino, medaglia d’oro per il suo contributo per la guerra al fascismo sulla base di giovani morti per darci la libertà di parola in una democrazia, abbia dovere di alzarsi in piedi e dire che noi quelle robe lì a Torino non le vogliamo".
Lo Russo, «a nome di tutta la giunta» esprime la solidarietà al giornalista, a tutta la redazione de La Stampa, «e colgo l'occasione per ribadire quanto già detto: questi episodi non vanno sottovalutati, sono indice di una aggressività fuori da ogni tollerabilità nella nostra città. È evidente che entro questa cornice dei controlli, la cosa che ai miei occhi appare più grave è che questa aggressione sia avvenuta senza che lui si fosse qualificato come giornalista: sarebbe potuto capitare a tutti. È grave di per sé; ancora più grave perché l'ha fatto un cittadino che ha solo fatto un video».
«L'indicazione alle forze dell'ordine - spiega Lo Russo - è di essere precisi per poter mettere in atto qualsiasi azione di nostra competenza per individuare responsabilità del circolo e dei gestori. È una vergogna, e credo che dobbiamo con franchezza dire che quanto successo è estremamente grave. E sottovalutarlo o derubricarlo sarebbe pericoloso. Auspico che tutte le forze politiche abbiano parole univoche di condanna e facciano tutto ciò in loro potere perché si possano evitare nuove azioni di questo genere».
Le grida di paura dai balconi
«Lasciatelo!», «Vergogna, fascisti di merda!», «Chiamiamo la polizia, basta!». Le grida di paura ancora rimbombano in via Cellini. Dopo una notte passata affacciati ai balconi, i residenti che si incrociano per strada cercano di capire cos’è successo. Le botte al giornalista de La Stampa sono immagini vivide nella mattinata di ieri.
La rincorsa, le minacce, l’aggressione dei militanti (video) e simpatizzanti di CasaPound raccolti al circolo Asso di Bastoni per il sedicesimo anniversario della “Torino Nera”. Tutti vogliono restare in anonimo, un po’ per paura, un po’ per stordimento dall’andamento della serata. Per i residenti, però, l’episodio è una goccia che fa traboccare il vaso. «Sono dei fascisti bastardi, si sono scagliati in branco contro uno». Una delle anziane abitanti tra via Ormea e via Cellini rimugina insieme alla custode della palazzina. A mezzanotte si è alzata di soprassalto. «Mi sono subito affacciata e ho urlato: “Chiamo la polizia!”. Così ho fatto. Se avessero continuato, lo avrebbero massacrato».
Il circolo di destra
Un lucchettone sbarra l’entrata del locale. La bandiera con la tartaruga di CasaPound appesa fuori tutta la notte è stata tolta. Quella che fin dal pomeriggio di due giorni fa sventolava nella piena indifferenza. Con il raduno di neofascisti che già alle 16 gravitava in zona. «Erano lì a bere e festeggiare – racconta un giovane sceso per portare a spasso il cane –. Ho fatto un video e mi hanno subito intimato di smettere. (video) Avevano davvero un fare aggressivo». Calata la sera, la festa si è scaldata. «Hanno cantato “Faccetta nera” e “A noi la morte non ci fa paura”, hanno fatto saluti fascisti e inneggiato al Duce» (video), riporta una coppia. Che poi prosegue nella testimonianza: «Uno schifo, davvero, a cui si sono aggiunti spari di fuochi d’artificio».
L’assenza della polizia
Non è sempre stato così. Alcuni genitori che abitano lì raccontano come «negli anni precedenti questo tratto di via Cellini, tra via Giotto e via Ormea, era chiuso dalle pattuglie delle forze dell’ordine. Quest’anno invece hanno fatto quello che volevano senza alcun controllo». Ma nel corso del tempo quel circolo è già stato marchiato dai segni dell’ultra destra: dalla presentazione di libri come il “Progetto razzia” di Guido Taietti e la rilettura di George Orwell di Gabriele Adinolfi fino alle spedizioni in sostegno agli abitanti intorno al campo rom di via Germagnano, passando all’organizzazione di ronde in San Salvario e Barriera di Milano. «La loro presenza è logorante – dice in coro un gruppetto di residenti all’angolo con via Giotto –, non danno neanche un briciolo di sicurezza nel quartiere. Basta vedere quanti spacciatori ci sono in questa via nell’arco della giornata».
Tra le 23,30 e mezzanotte, c’è chi parla di «un’atmosfera incandescente». Fumogeni, musica a tutto spiano dai locali. A quel punto, Andrea Joly, di passaggio lì davanti, avvia un video con lo smartphone per filmare quanto stava accadendo. «Sei dei nostri?», chiede un militante. La minaccia e poi l’aggressione. Una residente spiega che «tre simpatizzanti erano appostati per non far transitare le auto». A quel punto, in tanti si sono affacciati al balcone. Qualcuno ha voluto riprendere le scene con il telefono. «Ho visto che un gruppetto si è staccato ed ha iniziato a rincorrerlo – spiega una coppia –. L’hanno falciato, preso a calci mentre era per terra. (video) Una dinamica da branco violentissima». Da lì la fuga e la denuncia del giornalista alla Digos. «Non ho mai visto scene del genere, era il caos più completo – concludono –. Sono dei vigliacchi. Il bello è che hanno tirato avanti la festa fino alle 4 del mattino, completamente indisturbati». Sotto il cielo nuvoloso, gonfio di pioggia, un’abitante si allunga verso corso Massimo d’Azeglio. E borbotta: «Spero che vengano presi i responsabili».
https://www.lastampa.it/torino/2024/07/22/news/casapound_paura_residenti_via_cellini-14495896/
Borgna: «Meloni prenda le distanze dallo squadrismo»; Sinigaglia (Polo del 900): «Nessun alibi ai violenti»; l’Anpi: «C’è troppa ignavia nei confronti dei gruppi di destra»
23 Luglio 2024
La città si ribella dopo l’aggressione di CasaPound: “Chiudete il circolo Asso di Bastoni”
«Non ha senso che un circolo come “Asso di bastoni” rimanga aperto. Sono neofascisti a tutti gli effetti. E la Costituzione è molto chiara». Quello che dice Augusto Montaruli, presidente della sezione di San Salvario dell’Anpi, risuona in tutta la città. Domenica è stato il giorno della solidarietà, ieri quello della riflessione, oggi quello delle perquisizioni. E così, dopo l’aggressione di sabato notte del nostro cronista Andrea Joly, si solleva un appello: chiudere il «pub della Torino nera». Una richiesta che parte dal mondo più legato alla Resistenza e arriva tra i banchi di Palazzo Civico.
«L'apologia di fascismo è un reato secondo la legge italiana così come fare il saluto romano o cantare Faccetta Nera. E un circolo che legittima questi comportamenti non può essere legale» dice Rav Ariel Finzi, rabbino capo della Comunità ebraica. E per farsi comprendere fa il paradossale esempio di un immaginario «circolo di ladri». «Sarebbe illegale, no? La legge va osservata». E in effetti nel nostro ordinamento esiste una legge ben precisa, la Scelba, che condanna l’apologia di fascismo, le manifestazioni fasciste e la riorganizzazione del disciolto partito: «Andrebbe applicata in coerenza con la Costituzione» conferma Alessandra Algostino, portavoce del Coordinamento antifascista Torino e docente di Diritto all’Università. Ad applicare questa norma però, secondo Paolo Borgna, presidente di Istoreto, l’istituto per la storia della Resistenza, magistrato, «dovrebbe essere proprio la premier Meloni. Sarebbe un passaggio storico dal valore enorme perché significherebbe prendere le distanze dallo squadrismo fascista non solo a parole ma anche nei fatti. La sinistra lo fece ai tempi del comunismo rispetto alle Brigate Rosse».
Focolai dell’odio
L’importante, prima di tutto, è «che l’opinione pubblica crei un cordone sanitario – dice Daniele Jalla, presidente del Museo diffuso della Resistenza – per impedire che i focolai di odio abbiano spazio». Ed è per questo che «non basta chiudere un covo – secondo Alberto Sinigaglia, presidente del Polo del 900 – se a 80 anni dalla Liberazione nella Torino maglia d’oro della Resistenza un gruppo aggredisce un giornalista con modalità violente e fasciste. È importante fare appello alla responsabilità di tutti i cittadini, di chi fa politica e chi fa cultura, a non concedere più alibi attenuanti a qualsiasi forma di violenza e intolleranza verso gli altri – aggiunge –. La democrazia vive di rispetto reciproco».
Anche per il centrosinistra a Palazzo Civico non basta chiudere: bisogna sciogliere CasaPound. Lo dice Sara Diena di Sinistra Ecologista: «Chiediamo lo scioglimento di tutte le realtà Neofasciste». Elena Apollonio di Demos: «Tutti i gruppi di stampo fascista vanno soppressi». E Valentina Sganga del M5S: «Trovo assurdo vivere in un Paese in cui il governo reprime il consenso dei giovani ma è debole con quei giovani che vanno per le strade con il braccio teso. Siamo di fronte a un episodio squadrista e fascista». Infine Pierino Crema del Pd mette i puntini sulle “i”: «"Asso di bastoni” è il nome della prima squadriglia costituita da Mussolini dopo la nascita della Repubblica di Salò. Questa è la matrice».
Non c’è un’altra strada: «Il Comune e la magistratura – conclude Augusto Montaruli – devono fare controlli a tappeto, mettere a questo circolo il fiato sul collo e far sentire la presenza dello Stato. Troppo spesso c’è ignavia nei confronti dei gruppi di destra. Si dimostri che le istituzioni ci sono e che la Costituzione non è un abbellimento»
https://www.lastampa.it/torino/2024/07/23/news/citta_si_ribella_casapound_aggressione_andrea_joly-14498100/
documentazione
r_piemonte
articolo precedente
articolo successivo