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In serata presidio antifascista a La Chimica
Altri due arrestati per l’omicidio. Sono “bravi ragazzi”
Non basta, alla sinistra veronese, che il sindaco Flavio Tosi abbia fermamente condannato l’aggressione a Nicola Tommasoli, dichiarato clinicamente morto alle sei del pomeriggio dopo che lo stesso Tosi si era recato all’ospedale Borgo Trento per incontrare i genitori del ventinovenne massacrato da cinque ragazzi la notte del primo maggio, in una via centrale della città.
Non basta nemmeno che il sindaco leghista abbia convocato per giovedì un consiglio comunale straordinario per ricordare Nicola e condannare il pestaggio con una manifestazione silenziosa sulla scalinata di palazzo Barbieri. «Questi ragazzi non rappresentano né Verona, né la borghesia, né i ragazzi bene: questi sono dei disgraziati» commenta Tosi augurandosi pene severissime per i colpevoli. Persino il leader del Veneto Fronte Skinheads, Giordano Caracino, non trova altre spiegazioni che la stupidità dei cinque aggressori. Unica voce dal coro, Marco Rizzo: «E’ colpa anche della sinistra revisionista» che equipara partigiani e repubblichini.
Giovedì al consiglio comunale verrà votato un documento che esclude la matrice politica dell’aggressione e impegna l’amministrazione veronese a costituirsi parte civile nel processo contro i responsabili della morte di Tommasoli. Documento firmato da tutti i capigruppo, tranne dal consigliere Graziano Perini (Pdci), l’unico della Sinistra Arcobaleno: «Siamo d’accordo sulla parte civile», spiega Perini, «ma il testo non fa riferimento alla reale questione e cioè che questa amministrazione ha creato il clima culturale affinché avvengano episodi di questo genere». Perini parla apertamente di «emergenza democratica», a partire dallo stesso Tosi «colpevole di discriminare i soggetti più deboli come i migranti, i gay, i rom a colpi di ordinanze».
Negli ultimi mesi le violenze da parte di gruppetti neo-fascisti e ragazzi annoiati desiderosi di menare le mani hanno acquisito cadenza settimanale: il sabato e la domenica è pericoloso passeggiare per le vie del centro per chi non si veste omologato, per chi porta l’orecchino o i capelli lunghi. Come Tommasoli che portava il “coin”, il codino.
Il consigliere dei Comunisti Italiani parla con cognizione di causa: il figlio ventenne è stato aggredito ben tre volte l’autunno scorso, e nell’ultima occasione ebbe un trauma all’occhio che l’ha costretto a sottoporsi ad una delicata operazione. Uno dei suoi aggressori è membro della rock-band Gesta Bellica, celebre per aver dedicato canzoni a Priebke; con i Gesta Bellica suona anche uno dei collaboratori più stretti di Flavio Tosi, Andrea Miglioranzi, capogruppo in consiglio per Fiamma Tricolore, condannato per la legge Mancino a tre mesi di carcere e poi promosso, sempre dal sindaco leghista, al consiglio dell’Istituto per la storia della Resistenza della città. Lo scandalo ebbe eco nazionale – un (ex?) simpatizzante neofascista a promuovere le iniziative dei partigiani – e Miglioranzi decise di abbandonare l’incarico.
Lunghi e forti i fili che, insomma, legano Tosi agli ambienti dell’estrema destra. Il 15 dicembre scorso partecipò ad un corteo di Fiamma Tricolore, lo stesso al quale parteciparono due degli aggressori di Tommasoli; quel pomeriggio alcuni militanti del corteo minacciarono i giornalisti de L’Arena , la sera un gruppo di estremisti della Fiamma aggredì tre militari perché meridionali.
Non basta nemmeno che Tosi annunci di voler partecipare al presidio promosso dal centro sociale La Chimica (sgomberato dallo stesso sindaco pochi mesi fa, ndr) per la serata di ieri nel luogo dell’aggressione. «Vuole lavarsi la coscienza e fare speculazione politica» accusa Fiorenzo Fasoli del Prc, invitandolo a non venire. «Il nostro» conclude «è un presidio anti-fascista e dunque non avrebbe senso che partecipassero gli esponenti del centrodestra». Tuttavia la condanna dell’episodio è durissima e bipartisan, anche se per Gianfranco Fini risultano «più gravi i fatti di Torino», e cioè gli attivisti dei centri sociali che bruciano le bandiere di Israele.
Per i cinque aggressori l’accusa passa da lesioni gravissime a omicidio preterintenzionale; dopo il diciannovenne Raffaele Dalle Donne, studente di liceo classico già noto alla Digos veronese per aggressioni di stampo razzista, costituitosi due giorni fa su pressione della famiglia e dell’avvocato, ieri le forze dell’ordine hanno fermato e poi arrestato Guglielmo Corsi, metalmeccanico di 19 anni, e Andrea Vesentini, ventenne promoter finanziario. Si trovavano a Illa (Vr), una volta in questura hanno confessato.
All’appello mancano gli ultimi due del branco, noti soltanto con i soprannomi di Pero e Tabuio, fuggiti all’estero a bordo dell’auto della madre di uno dei due. Si troverebbero in Austria, ma sarebbero già sulla via del ritorno per consegnarsi agli uomini della Questura.
Facce pulite, quelle dei cinque picchiatori. Non indossavano, la sera del pestaggio, i bomber e gli anfibi che normalmente fanno parte del corredo dei naziskin. Ragazzi all’apparenza normali, provenienti da famiglie benestanti o comunque senza particolari problemi. Non hanno esitato ad avventarsi su Nicola, alle spalle, cominciando a picchiare «come delle bestie» senza pronunciare una sola parola, come hanno raccontato i due amici di Tommasoli.
La. Edu.
06/05/2008
documentazione