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Solo nella giustizia è la sicurezza
(22 ottobre 2007)
Il 27 Agosto 2006 la vita di Renato Biagetti, un giovane di 25 anni, viene spezzata, all’uscita da una festa sulla spiaggia a Focene, dalle lame di due ragazzi invasati dalla cultura neofascista dell’intolleranza.
Il 29 Giugno 2007, durante un concerto a villa Ada, cinquanta persone con il volto coperto e armate di coltelli aggrediscono gli spettatori inneggiando al duce. Due persone restano ferite.
Il 12 Luglio 2007, durante la notte, un gruppo proveniente dal Circolo Futurista assale le famiglie che vivono in uno stabile occupato a Casal Bertone. Sono armati di mazze, catene e coltelli. Sei persone restano ferite.
E si potrebbe continuare, elencando tanti episodi di violenza, di xenofobia, di neofascismo, da tempo denunciati accaduti a Roma, una città pur democratica ma aggredita da proposte pseudopolitiche costruite sulla supremazia e l’odio per il diverso.
La madre di Renato e con lei molte altre, turbate dall’indifferenza istituzionale per quanto accade e dalla constatazione dell’emergere tra i giovani di una cultura contraria ai valori della democrazia, del rispetto e della civile convivenza, hanno deciso di riunirsi in comitato.
Le donne – madri, nonne, sorelle – non vogliono figli uccisi, non desiderano lapidi alla memoria, piazze e vie a loro intitolate. Per questo intendono agire in prima persona con la parola d’ordine ritorno alla vita.
Le donne sono madri. Le madri generano e non possono accettare che le vite dei loro figli siano spezzate: con le lame, sulle strade rincorrendo la precarietà del lavoro, ad un posto di blocco, durante una manifestazione. Vite spezzate anche dalla negazione dei sogni, da contratti non rinnovati, da spazi e case negate, dall’impossibilità di amarsi e di generare.
Le madri vogliono poter generare e rigenerare vite, sogni e memoria come hanno fatto le madri argentine e le madri dei paesi violentati dalla guerra.
Noi madri per Roma città aperta vogliamo far tornare alla vita ogni sogno spezzato, custodire e far conoscere la memoria e le storie dimenticate, impedire che la nuova destra avvii ad una cultura violenta, razzista e fascista e armi giovani come i due assassini di Renato.
Per questo chiediamo
– il rispetto da parte delle istituzioni dei principi costituzionali nati dalla Resistenza, attraverso l’applicazione della Costituzione, della legge Mancino e della legge n. 645 del 20 giugno 1952; – lo scioglimento a livello nazionale di tute le formazioni neofasciste che trasmettono culture di violenza, sopraffazione, intolleranza e razzismo; – la chiusura di ogni luogo dove tali culture crescono e dove si professino forme di apologia di fascismo e di intolleranza razziale; – la rimozione di manifesti e scritte che si rifacciano al fascismo al nazismo, alle formazioni neofasciste e contengano i simboli ad essi collegati.Le madri per Roma città aperta si propongono di monitorare e segnalare ogni evento, manifestazione e media che derivino da tale cultura; di organizzare e partecipare a incontri, conferenze e dibattiti che contrastino il diffondersi dell’ideologia neofascista e neonazista; di promuovere la cultura della tolleranza e del rispetto di ogni, diversità.
Madri per Roma città aperta
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