|
|
Chi non muore si rivede: l’antifascismo
Ieri Giuliano Ferrara domani Morselli della Destra. C’è un gran da fare in questi giorni in piazza Maggiore a Bologna per chi vuol far presente che gli anti-fascisti esistono ancora
di Marco Sotgiu
Domani, venerdì 4 aprile, sbarca a Bologna Stefano Morselli, leader della Destra, quella con la maiuscola, irriducibile e nostalgica, quella che non ha mai visto di buon occhio il ripudio del fascismo fatto da Gianfranco Fini. E Bologna si mobilita; si mobilitano i nuovi e giovanissimi “anti-fascisti” così come ieri si sono mobilitate le ragazze, le nuove e giovanissime “femministe”.
Piazza Maggiore, nel giro di pochi mesi, dal V-day di Beppe Grillo in poi si prepara così a mettere in scena una nuova contestazione radicale della classe politica. Dell’intera classe politica, non solo di Ferrara e della Destra, perché in soccorso al leader anti-abortista si sono schierati tutti, ma proprio tutti.
BOLOGNA CONTRO FERRARA. Sembra un derby e invece è una partita democratica. Per Veltroni, Prodi, Bertinotti, Alemanno, Cicchitto, Santanchè, Bettini e Giordano non si può contestare così duramente un avversario politico.
E Miriam Mafai su Repubblica scrive: “Giuliano Ferrara incarna in questo momento una posizione politica e culturale che mi offende come donna e che rischia, se fosse vincente, di far tornare centinaia di migliaia di donne alla vergogna ed alla sofferenza degli aborti clandestini”. Eppure uova e fischi non vanno bene comunque. Letteralmente: è legittimo far soffrire fisicamente centinaia di migliaia di donne ma non è lecito opporsi a questo tentativo in maniera forte. Non stiamo parlando di Violenza con la maiuscola, di “linciaggio” come ha scherzato quella vecchia volpe di Ferrara ma di oggetti lanciati verso un palco, di un poliziotto (poveretto) con la spalla lussata, di giornalisti con qualche punto in testa (povero Michele Smargiassi), di un po’ di manganellate piovute a caso (non dimentichiamo che il capo della polizia si chiama Manganelli, dopo tutto).
ALMIRANTE AL CANTAGALLO. Racconta il sindaco Sergio Cofferati che ieri ha assistito al “linciaggio” di Ferrara dalla finestra del suo studio su piazza Maggiore (manco fosse Maria Antonietta allo scoppio della Rivoluzione francese) e di essersi ricordato gli anni bui della Repubblica. Gli da manforte Miriam Mafai: “una sorta di grottesca replica di altre aggressioni che abbiamo visto in anni lontani contro militanti e manifestazioni di opposti schieramenti”. Dall’uovo alla P38 ci separa dunque una distanza tanto breve quanto quella che separa lo spinello dallo sniffo di cocaina (entrambe affermazioni opinabili).
Vorremmo ricordare una storia successa ben 37 anni fa. Ai primi di giugno del 1971 il leader neo-fascista Giorgio Almirante (già repubblichino e fucilatore di partigiani) si trovò a fermarsi all’autogrill del Cantagallo “dalla parte di Bologna”, a pochi chilometri da Marzabotto trucidata dai nazisti. La memoria “dalla parte di Bologna” non era ancora estinta a 25 e più anni dall’eccidio e i 16 lavoratori del Cantagallo piantarono lì uno sciopero che impedì ad Almirante di mangiare (“neanche un panino”) e di fare benzina. Se ne dovette uscire, fare inversione di marcia e fermarsi al Cantagallo “dalla parte di Firenze”. I 16 scioperanti furono accusati e processati; e per sostenere le spese processuali venne incisa una canzone, che veniva venduta un po’ clandestinamente a Bologna e dintorni. Non era certo un capolavoro ma soprattutto non era tanto corretta politicamente:
L’altro giorno sull’autostrada
sul versante che porta a Bologna
viaggiava un topo di fogna
affamato voleva mangiar
arrivato che fu al Cantagallo
ha di fronte un bel ristorante
meno male pensava Almirante
così almeno potremo mangiar
tutti fermi le braccia incrociate
non si muove nessun cameriere
niente pranzo per camicie nere
a digiuno dovranno restar
torna in macchina il boia Almirante
e si appresta a fare benzina
ci spiace quest’auto è missina
e cominciano a scioperar
questa storia esemplare è finita
ma rimane nella mente e nel cuore
di chi lotta contro i fascisti
con i fatti e non a parole
Alla fine i sedici scioperanti, dopo due anni di processi, vennero assolti. Il fatto non era un reato (e ci mancherebbe altro). Contestare un personaggio pubblico dovrebbe essere un diritto assoluto che rientra nel diritto di espressione dei cittadini. E tanto più radicali e “violente” (stiamo alla valutazione di Miriam Mafai) sono queste idee politiche tanto più forti dovrebbero essere le contestazioni.
E se questo personaggio pubblico poi ha anche una tribuna televisiva e un giornale su cui esprimere le sue opinioni “violente”? Un uovo fa più male di un’onda radiotelevisiva?
ESSERCI O NON ESSERCI. Dopo il pancione di Giuliano Ferrara, domani arriva dunque a Bologna uno dei discendenti di Almirante. E i giovani dei centri sociali (ma badate bene perché in Emilia ci sono centri sociali e centri sociali: quelli dei ragazzi no-global e quelli dei vecchietti antifascisti che giocano a briscola) scenderanno in piazza. Soprattutto perché vogliono affermare un principio che non ci sentiamo di mettere in forse: quello di “esserci”, di far vedere che a Bologna ancora esistono una presenza e un’anima fortemente anti-fasciste.
“Sarà una situazione non diversa da quella di ieri – hanno spiegato – perché non si tratta di contestare una qualche forza politica, ma il problema è la stessa presenza all’interno della città”.
Achille Occhetto (altra “parolaccia” per la maggior parte dei leader politici) ieri ha proposto: “Facciamo il calcolo delle ore in cui Ferrara ha parlato dalla tv per restituirle alle donne e alle associazioni delle donne che sono mute. Allora potremo chiedere alle donne di non fare più manifestazioni come quella di ieri”.
E tra i politici, qualcosa di sinistra riesce ancora a dirla anche la capogruppo del PdCI in Regione Donatella Bortolazzi: ”È evidente che ‘la Destra’ abbia tutti i diritti a prendere la parola domani in piazza Maggiore a Bologna, così come è legittima qualunque manifestazione di dissenso nei confronti del comizio di Morselli, purché essa si attenga a criteri rigorosamente non violenti”.
E aggiunge: “Ben venga allora un presidio in piazza del Nettuno che metta in chiaro a questi signori in camicia nera che Bologna è antifascista e che tanti dei suoi figli migliori hanno dato la vita per liberarla”. Toh, chi rivede… l’antifascismo!
Piazza blindata, in 1000 contestano Morselli
Nessun incidente, ma piazza blindata e semideserta per il comizio della
Destra – Fiamma Tricolore. Un migliaio di persone rispondono all’appello del coordinamento dei centri sociali per una Bologna antifascista.
4 aprile 2008 – nca Malabocca
Almeno un migliaio di persone hanno partecipato alla mobilitazione antifascista promossa dai centri sociali in Piazza Nettuno. Solo poche decine, invece i partecipanti al comizio del senatore Stefano Morselli sul crescentone, in buona parte orgogliosamente agghindati con simboli esplicitamente inneggianti al fascismo.
Due giorni dopo la cacciata di Giuliano Ferrara, insomma, da Questura e Prefettura è arrivata la chiara indicazione di proteggere i neofascisti ad ogni costo. In una piazza totalmente blindata dalle forze dell’ordine e inaccessibile anche ai semplici passanti, il confronto tra neofascisti e attivisti dei movimenti è rimasto sul piano dei numeri.
Lo stesso senatore Morselli, evidentemente innervosito dal magro esito della sua prova di forza, ha contestato la scelta di chiudere ogni accesso alla piazza, sostenendo che la polizia avrebbe impedito l’afflusso di molti suoi sostenitori. Il senatore ha poi lanciato la sua crociata contro i contestatori, definiti “quattro scalzacani mantenuti a libro paga dal Comune”, che dovrebbero “cominciare a lavorare invece di vendere la droga nei loro centri sociali”.
Gli attivisti antifascisti, invece, esprimono soddisfazione per aver costretto Merselli a parlare ad una piazza deserta e per aver messo in campo un presidio partecipato e capace di comunicare con la cittadinanza. Il presidio di Piazza Nettuno si è poi spostato in corteo verso Piazza San Francesco, dove la manifestazione si è conclusa.
Tra i partecipanti molti esponenti di Vag61, Crash, Tpo e Xm24, e anche attivisti dell’Assemblea Antifascista Permanente, unitisi agli altri manifestanti dopo il presidio in Piazza XX Settembre.
Una nuova prova di forza, di compattezza e di vitalità dei centri sociali, dopo la partecipazione alla contestazione a Ferrara ed in vista dell’iniziativa
“Fuori dal Comune” di sabato 5 pomeriggio.
COMIZIO DE ‘LA DESTRA’
Aggressioni anche durante il comizio tenuto dal segretario organizzativo
della Destra Stefano Morselli in piazza Maggiore. Due militanti sono
stati aggrediti, subito dopo la fine del comizio blindato dalle forze
dell’ordine.
Un modenese e’ stato preso a calci e derubato della bandiera, mentre un
altro militante e’ stato rincorso da otto anarchici, bloccati pero’ in
tempo da agenti della Digos nei dintorni della piazza. Il modenese, 32
anni, verso le 20 ha denunciato ai Carabinieri di essere stato picchiato
da tre persone in via Saffi, nella prima periferia. I tre lo hanno preso
a calci e gli hanno portato via la bandiera che aveva in mano. L’altro
episodio e’ avvenuto nella centrale via Orefici alle 19.30, quando otto
anarchici del gruppo ‘Fuoriluogo’ hanno tentato di raggiungere una
persona, sempre perche’ aveva in mano una bandiera della ‘Destra’.
Notati da agenti della Digos, gli anarchici sono stati bloccati e
identificati, ma hanno fatto in tempo a centrare la vittima con due uova.
da indymedia una notizia del Carlino
news