pubblicato il 13.10.08
Sul neofascismo ·
Fascismo e neofascismo
1) Il fascismo non è una indistinta ideologia della violenza e della sopraffazione, bensì una ideologia divenuta specie di religione (il “culto del littorio” , come dice lo storico Emilio Gentile) che quindi non teme confutazioni ed è in grado di riprodursi tra i suoi seguaci .
2) Il fascismo storico nacque dopo la fine prima guerra mondiale (la Grande Guerra, cioè la più grande allora conosciuta dalla storia umana), si affermò come regime in Italia e si propagò in tutta Europa andando al potere in forme proprie in diversi Paesi: in primis in Germania con il nazionalsocialismo e l’hitlerismo.
3) Il fascismo ideologia e come pensiero esiste, per quanto sia incongruo, irrazionale, povero teoricamente. Bobbio negava che il fascismo potesse essere una corrente di pensiero autonoma, un apparato ideologico-concettuale, pensando piuttosto a un eclettico e strumentale assemblaggio di precedenti teorie: vitalismo, nazionalismo, futurismo, irrazionalismo, ecc. Senonchè il salto è appunto che il fascismo ideologia divenne una specie di religione nell’era del totalitarismo e delle guerre europee, da quella civile di Spagna alla seconda guerra mondiale: da allora si evidenziano i fascismi come qualcosa che eccedono le precedenti teorie reazionarie e conservatrici.
4) Il fascismo regime, in Italia, fu a tutti gli effetti un totalitarismo, anche se imperfetto paragonato al fuhrerprinzip tedesco. Sbaglia la Arendt a non considerarlo tale nel suo giustamente famoso e peraltro bellissimo testo sulle origini del totalitarismo. E’ proprio in Italia a inventarsi il termine totalitario per il fascismo regime e il regime stesso ad assumerlo compiaciuto.
5) Il fascismo come espressione ideologica di classe fu al centro della riflessione della III Internazionale, da Dimitrov a Togliatti. Piuttosto che semplice ideologia della piccola borghesia e dell’imperialismo, fu qualcosa di più complesso e nell’era del suo avanzamento e della sua affermazione storica il fascismo, il nazismo e altre ideologie fasciste sedussero organizzarono e mobilitarono piccolo borghesi, reduci e spostati della Grande Guerra, e come dice la Arendt per il caso tedesco, tutta una folla di avventurieri, ciarlatani, militaristi ultranazionalisti, criminali.
6) Il neofascismo si diffonde già nel secondo dopoguerra e in Italia con particolare virulenza: sconfitti dalla Liberazione e dalla Resistenza che fu anche una guerra civile, sconfitti dall’antifascismo nelle sue diverse accezioni politiche e militari, ma favoriti dalla Guerra fredda (che allora non fu affatto una invenzione della borghesia, ma una realtà conflittuale e rischiosa tra campo egemonizzato dall’URSS staliniana e assetti occidentali attorno agli USA) e quindi dagli assetti istituzionali all’alba della Repubblica con la continuità dello Stato e la mancata epurazione (come ricorda Pavone in un bel testo), tentarono subito di legittimarsi in forme politiche e non solo, ma anche sindacali, sociali, culturali, editoriali.
7) La storia del neofascismo ha una impennata particolare nel decennio dopo il ’68, dalla fantomatica e pretesa presenza di un ’68 “nero” alla realtà del neosquadrismo, alla costituzione di gruppi della destra estrema militante ai collegamenti di una specie di internazionale “nera” ai rapporti diretti con lo stragismo e il contorno di servizi segreti e alleati strani.
8) Il rapporto tra fascismo, neofascismo, e razzismo è intrinseco e fondante, come facilmente può essere ricostruito nello sviluppo storico della questione. C’è la questione coloniale e dell’imperialismo, c’è l’ideologia della supremazia di razza e di nazione, c’è il biologismo ottocentesco, c’è la propria cultura come apparato forte di identità e proiezione di potere.
9) Il neofascismo deve giustificare e mitizzare, attraverso una “contro storia”, le varie sconfitte e nefandezze delle armate dell’Asse e dei regimi del totalitarismo di destra e tutto un loro epos, macabro e mitizzato. La 2^ Guerra mondiale “produsse” qualcosa come 55 milioni di morti!
10) Il rapporto del fascismo con forme di violenza, sopraffazione, crudeltà, non è solo psicopatologico (anche, sicuramente e senz’altro) ma è costitutivo nella sua forma politica storica concreta, quella di una sorta di “rivoluzione reazionaria” di soggetti socialmente raccogliticci e culturalmente coesi in senso reattivo attorno al culto del potere del Duce e all’ideologia propriamente fascista. La fobia contro stili di vita plurali, la prepotenza contro le diversità, l’autoritarismo nei rapporti umani e giuridici, sono aspetti intrinseci del fascismo pensiero e del fascismo azione e reazione.
11) Alcuni filosofi come Roberto Esposito suggeriscono che il nazifascismo va compreso come una forma di tanatopolitica che getta tuttora una luce sia pure sinistra sulla biopolitica del potere moderno e postmoderno.
12) Il rapporto nazismo esoterismo non è inventato ma sopravvalutato e a volte sviante, rappresenta solo un aspetto del biologismo magico e mitologico del razzismo, delle forze telluriche che si volevano incarnare per il dominio europeo e mondiale. Il nazionalsocialismo millenario sarebbe stato a tutti gli effetti una nuova speciale tetra religione di massa.
13) Solo dal ’74 avranno fine regimi fascistici e dittatoriali in Europa: dal Portogallo (Salazar) prima alla Spagna (Franco) e alla Grecia dei colonnelli poi. Solo nell’89 cade il muro di Berlino e comincia sino al ’91 la fine dei totalitarismi dell’Est Europa, e l’anticomunismo ideologico antidemocratico perde la sua pretesa giustificazione, mentre riguadagna dignità l’anticomunismo libertario e democratico (altra cosa del neoliberismo).
14) Per quanto si possa ritenere oggi impossibile la rinascita del fascismo e del nazismo come regimi totalitari di Stati, dai fascismi storici in poi abbiamo avuto in America Latina regimi golpisti infarciti di mitologia e pratica fascista, nuclei terroristici in tutta Europa e in Nordamerica, quasi dicevamo una internazionale “nera”.
15) Mussolini, come insegna ogni biografia seria, fu un tragico e pericoloso buffone guerrafondaio e ultranazionalista, fu mandante di omicidi in Italia e all’estero, di pestaggi, processi e arresti arbitrari, oltre che alleato di Hitler. Nessun tentativo di mitizzarne o eroicizzarne la figura ha alcun senso.
16) Il neofascista di ultima generazione rivendica l’esistenza e lo spazio di una destra fascista non costituzionalizzabile, pronta a future avventure che assecondino la reazione e l’ordine, in questo quasi proponendosi patetica carta di ricambio ai sistemi di potere in ambito costituzionale, disponibile a un annunciato futuro possibile per la reazione sulle spoglie dei sistemi attuali, in questo perenne pericolo per la democrazia e che nelle crisi della democrazia si ravviva e rialza la testa.
17) Il neofascista di ultima generazione si identifica nelle varie accezioni del fascismo storico sino talvolta al nazismo o altri fascismi europei, si identifica nella gettata del neofascismo degli anni ’70 talvolta sino al terrorismo nero, adesso cerca una sua collocazione in una destra sociale identitaria razzista violenta che riproduca la genìa in nome del culto del fascismo religione (la loro “fede”).
18) E’ sicuro che molti giovanissimi, persino minorenni, quindi adolescenti, siano attratti da un senso forte comunitario, non abbiano cultura per comprendere, siano affascinati dalla lotta al diverso come altro da sé che li rafforza nella loro mitologia di potenza, abbiano un loro confuso culto ribellistico nel deserto sociale.
19) L’infiltrazione fascista nelle curve degli ultras fu un fenomeno in larga parte organizzato e pilotato, dopo la fine degli anni ’70.
20) Ritenere che tutto è fascismo, che siamo in un regime fascista realizzato con altri mezzi, è un’analisi alquanto ridicola che non aiuta a distinguere la complessità delle forze in campo e delle dinamiche conflittuali.
21) Le teorie e le culture intorno al potere politico sono tante, ne son pieni i testi del pensiero politico. Sfrondarne e riconoscerne almeno le più datate e prive di capacità analitiche fa bene all’analisi della situazione in cui si agisce collettivamente e politicamente. Fermo restando che complessità non vuol dire fumosità.
22) Nel mentre frange politiche minori e ragazzi rissosi si dedicano alla piena rivendicazione del fascismo e persino del Reich millenario (l’eterno fascismo su cui ha scritto Umberto Eco), l’approdo più paradossale e suggestivo del revisionismo storico è che il fascismo (storico) non esiste e non è mai esistito: è solo un’invenzione, una costruzione, dell’antifascismo!...
23) Quindi esiste un nucleo non costituzionalizzabile della destra italiana in ragione della sua remota origine storica nel Novecento, e questo nucleo ha l’armamentario ideologico e persino “di fede” per riprodursi ad libitum. Le nuove e moderne culture della destra politica, soprattutto italiana, convivono e tollerano la riproduzione del lievito fascista in chiavi a loro congeniali, dal razzismo all’omofobia, sino alla violenza verso le diversità.
24) La confusa dottrina fascista viene rinnovata e ravvivata per essere utilizzata in chiave moderna, ad esempio contro la globalizzazione e i poteri economici e finanziari: si parte sempre dal presunto complotto plutogiudaicomassonico…e lo si declina in chiave attuale. L’idea comunitaria viene concepita come chiusa, interna alla tradizione, identitaria di sangue e suolo.
25) Le “buttate” polemiche di Pasolini sul vecchio e nuovo fascismo sono ambigue e inutilizzabili, nella sua visone il consumismo e la cattiva modernità azzerava tutto: pochi giorni dopo la polemica sui fatti del Circeo dove polemizzava con Calvino per l’enfasi eccessiva data secondo lui alla natura di classe dei pariolini lui stesso purtroppo, e stavolta proprio tramite marchettari sottoproletari fascisti, che riteneva solo defraudati delle vecchia identità popolare di borgatari, fu massacrato crudelmente non si sa ancora bene da chi e da quanti.
26) L’antifascismo militante storico dal dopoguerra agli anni ’70 ebbe un ruolo che alcuni storici come Claudio Pavone riconoscono nello smascherare e minimizzare il ruolo e il risultato elettorale del MSI come ricostituendo partito fascista.
27) L’antifascismo militante fu costitutivo nella costruzione, difesa e ampliamento di uno spazio politico e sociale di sinistra e democratico, mentre il terrorismo di sinistra e derive della “lotta armata” contribuirono a chiuderlo, lo spazio politico, per movimenti, nuova sinistra, società civile democratica. La democrazia da stato d’eccezione (o eccezionalistica) si rafforzò in quel periodo, grazie a scelte di governo e alla sciagurata “unità nazionale”, figlia del compromesso storico.
28) Forse non bisognerebbe mai dimenticare gli errori colossali della III^ Internazionale in un preciso periodo storico nel ritenere più grave il cosiddetto socialfascismo che il fascismo al potere che preparava la 2^ Guerra mondiale, né Amadeo Bordiga – cofondatore del PCd’I – che riteneva il fascismo e i governi borghesi uguali, entrambi asserviti alla borghesia, e si trovò a fare l’ingegnere sotto il regime, per quanto guardato a vista dalla milizia e ripudiato dal suo ex partito, e poi estraneo alla Resistenza.
29) E’ possibile e quasi certo che crescendo alcuni giovanissimi neofasci e neonazi si rieduchino, crescano e guardino con stupore al loro passato di esaltati violenti creduloni; questo non implica che sul momento esagitati giovanissimi preda della sottocultura fascista non vadano frenati e fermati.
30) Non dobbiamo credere che bisogna, senza soluzione di continuità, come agissimo in un continuum dalla guerra di Spagna del ’36 in poi, riprodurre una sorta di guerra civile ideologica. Il Novecento va chiuso e compreso, senza credere che siamo in una società e un’epoca senza conflitto.
31) I nuovi storici italiani, da Marcello Flores a Sergio Luzzatto, da Enzo Traverso a Guido Crainz, incluso Emilio Gentile, oltre che Angelo d’Orsi, Gianpasquale Santomassimo, Giovanni De Luna, Santo Peli, ed altri, hanno davvero rinnovato e reinterpretato le cose del periodo storico in oggetto senza nulla concedere al cosiddetto revisionismo storico.
32) Non si tratta di riproporre l’antifascismo militante degli anni ’70 fuori il contesto storico di quel conflitto, e tra l’altro le stesse sfaccettature e pratiche di quella stagione sono al vaglio della riflessione storica anche di chi viene dalla parte interna da quella storia; non si tratta di opporre pratiche pacifiche a pratiche di necessitata autodifesa di spazi, sedi, manifestazioni, corpi e persone.
33) L’antifascismo oggi deve essere adeguato a tutto questo e altro ancora, non può prendere la deriva di una semplice critica a un potere visto sempre come totalitario e alla violenza vista sempre come fascistica sopraffazione del debole e dell’altro. Deve distinguersi da quel vecchio antifascismo troppo retorico legittimante il vecchio “arco costituzionale” (che non esiste più!). Non deve soltanto riproporre vecchie parole d’ordine. Deve essere interno alla natura collettiva dei nuovi movimenti e alla difesa dello spazio politico che questi hanno creato.
Lettera firmata
Lecce, 12 ottobre 2008
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