pubblicato il 15.06.09
Sansonetti E I Fasciofuturisti ·
Imbarazzo o rabbia, o forse entrambi. E' difficile scegliere le parole con cui rapportarci ad alcune scelte de "l'Altro", il quotidiano diretto da Piero Sansonetti, nato per esprimere una «nuova idea di sinistra capace di rompere i tabù e dialogare oltre i vecchi steccati». Intenti legittimi, solo che sulle colonne de "l'Altro" gli interlocutori sono quelli che non ci si aspetterebbe mai in un giornale che si fregia del sottotitolo "la sinistra quotidiana". Qualche esempio? Un'intervista a Iannone, capo dei "fascisti del terzo millennio" di Casapound, senza contraddittorio alcuno,
quasi un volantino di propaganda, in cui si bercia contro l'antifascismo; il racconto dell'incendio di Casapound Bologna, con tanto di eroica descrizione del federale locale "personaggio interessante e controverso": definizione perlomeno curiosa per chi, neanche due anni fa, è finito in carcere con l'accusa di associazione a delinquere con l'aggravante razzista
per una quindicina di pestaggi. Ma non c'è da stupirsi se su "l'Altro" a scrivere di tutto ciò è Ugo Maria Tassinari, studioso della destra radicale che partecipa e promuove però le iniziative dei neofascisti stessi. Oppure se ad occuparsi di futurismo è Miro Renzaglia, animatore della galassia culturale della destra radicale e firma di NoReporter, sito d'informazione gestito da Gabriele Adinolfi, ex Terza Posizione, che ogni anno non manca di ricordare con un articolo il compleanno di Adolf Hitler.
Sono questi gli steccati da superare? La ricerca di un approccio "laico" alla società deve proprio passare per la legittimazione di chi, pur spacciandosi per "post", in realtà è sempre lo stesso fascista e xenofobo di sempre? Perché forse Sansonetti e "l'Altro" non si sono resi conto che non solo quasi tutti i quadri di Casapound provengono dal Movimento Politico sciolto in base al decreto Mancino, dopo uno stillicidio di violenze xenofobe, ma che la loro cultura è tutto fuorché nuova, come indicano i riferimenti espliciti allo squadrismo e alla Rsi. Non è nuova la loro violenza, quella delle mazze tricolori contro gli studenti a Piazza Navona, o quella dell'assalto alla casa occupata di Casalbertone a Roma.
Non sono nuovi nemmeno i loro protettori politici: la giunta omofoba e xenofoba di Flavio Tosi, a Verona, o quella romana di Gianni Alemanno, secondo cui aggredire un immigrato al grido di "sporco negro" è un problema di "bullismo". Chissà come fanno Sansonetti e "l'Altro" a guardare in questi giorni con preoccupazione alla deriva xenofoba che travolge l'Italia e l'Europa e allo stesso tempo flirtare intellettualmente con i fasciofuturisti che non solo si sono presentati in precedenza alle
elezioni nel cartello elettorale guidato da Berlusconi, ma condividono con la destra politica idee e contenuti in materia di sicurezza, immigrazione, rifiuto della società multiculturale, eccetera eccetera. Un conto è fare informazione, anche in modo spregiudicato, altro è condividere nei fatti la strategia politica che un pezzo della destra radicale italiana sta perseguendo da anni: rappresentare se stessa come un universo nuovo, pragmatico, scevro da dogmi e pregiudizi, capace di dialogare con tutti.
Non solo, il superamento del binomio fascismo/antifascismo, la ricerca di una sintesi superiore, ha poco a che vedere con la voglia di uscire dal Novecento. C'è chi queste cose le diceva già 30 anni fa: si chiamava Terza Posizione, ed è stata sciolta all'indomani della strage di Bologna.
Queste poche righe vogliono essere un contributo per chiudere una fase di eccessiva ingenuità con cui stampa e mass media, al di là della presunta provenienza culturale e politica, offrono riflettori a quei rottami del peggior fascismo che in modo sempre più furbo si riaffacciano nei nostri territori.
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