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- dall’agenzia di Radio Onda d’Urto – da “Il Resto del Carlino” – Da Il Manifesto del 14/6 – Da Il Manifesto del 16/6 2 art. – Comunicato Studenti di Varese – COMUNICATO STAMPA Varese Social Forum – corriere.it Ai picchiatori i complimenti di TelePadania
dall’agenzia di Radio Onda d’Urto
AGGIORNAMENTO DA VARESE SULLE VIOLENZE XENOFOBE DI IERI
16.29 – 14 Giugno
La Polizia ha arrestato due fascisti, tifosi del varese, di 39 e 32 anni e ne ha denunciati altri due per l’ aggressione avvenuta ieri sera, in centro a Varese, contro un cittadino albanese, che è stato duramente picchiato con pugni, calci e bastoni. Un ispettore della Questura, intervenuto per far cessare il pestaggio, è rimasto lievemente ferito. L’aggressione xenofoba è avvenuta durante una manifestazione di circa 100-150 persone, appartenenti ai gruppi della tifoseria di estrema destra; la manifestazione è stata organizzata dopo l’uccisione in una rissa di un loro amico, anch’egli tifoso di destra, per mano di un coetaneo albanese. Le accuse nei loro confronti sono di lesioni aggravate dall’ uso di armi improprie e da motivi di discriminazione razziale. Sentiamo l’aggiornamento da Varese sugli arresti e sulla presenza fascista in città e provincia di Oscar Bellosi segretario del circolo di Rifondazione Comunista di Varese.
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antefatti:
AGGRESSIONI RAZZISTE A VARESE
10.32 – 14 Giugno
E’ alta la tensione a Besano, in provincia di Varese , dove è stato ucciso l’altra notte a pugnalate il giovane barista Claudio Meggiorin: lunedì pomeriggio, qualcuno ha mandato in frantumi la vetrina della pizzeria che si trova vicino al bar in cui lavorava la vittima e che è gestita da una coppia di albanesi. Non un caso, secondo gli investigatori, visto che per l’omicidio del 23enne sono in carcere due albanesi di 21 e 17 anni. In seguito la Polizia ha arrestato due persone di 39 e 32 anni e ne ha denunciate altre due per l’ aggressione, episodio nel quale è rimasto ferito anche un ispettore della Questura, appena intervenuto. Fra loro ci sono i tre che già erano stati fermati nella notte e condotti in questura. Le accuse nei loro confronti sono di lesioni aggravate dall’ uso di armi improprie e da motivi di discriminazione razziale. Gli arrestati sono due personaggi noti alle forze dell’ ordine, con diversi precedenti, appartenenti alla frangia più estrema del tifo allo stadio. Anche Claudio Meggiorin aveva un passato nella curva. Oscar Bellosi presidente del circolo di rifondazione comunista di Varese.
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www.radiondadurto.org
da Il Resto del Carlino del 14/06/2005
DISORDINI AL CORTEO DEGLI ULTRAS
FERITI UN ALBANESE E UN POLIZIOTTO
Varese, 13 giugno 2005 – Alcune decine di amici di Claudio Meggiorin, il giovane barista ucciso l’altra notte a Besano hanno dato vita ad un corteo nel centro di Varese urlando slogan contro gli albanesi .
Una manifestazione organizzata dagli «ultras» della squadra di calcio varesina a cui apparteneva il giovane assassinato. Lungo il corteo, partito dal Palazzo di Giustizia e diretto verso la stazione, abituale ritrovo degli extracomunitari, ci sono stati momenti di tensione con le forze dell’ordine.
Secondo le prime ricostruzioni, ci sarebbe stata una rissa tra una frangia del corteo degli ultras e un gruppo di albanesi con un giovane extracomunitario ferito. Ferito anche un agente delle forze dell’ordine intervenute per far cessare gli incidenti. Entrambi i feriti sono ricoverati all’ospedale di Varese in condizioni non gravi. L’aggressione è costata il fermo a tre giovani.
I manifestanti hanno quindi raggiunto il carcere dove sono detenuti i due albanesi fermati per l’omicidio del barista e hanno tenuto un presidio sotto il controllo degli agenti.. Nel pomeriggio a Besano, la cittadina dove è avvenuto il delitto, è stata infranta la vetrina di una pizzeria gestita da un Albanese. Un episodio di intolleranza sul quale sta indagando la Polizia.
Sempre a Varese, nel tardo pomeriggio, la Lega Nord ha organizzato una fiaccolata con destinazione Palazzo di Giustizia, alla quale hanno preso parte tra gli altri il ministro del Welfare Roberto Maroni, il presidente della Commissione Bilancio della Camera e segretario della Lega Lombarda, Giancarlo Giorgetti, il presidente del Consiglioregionale lombardo, Attilio Fontana e il padre del ragazzo ucciso, Giampaolo Meggiorin.
‘TOLLERANZA ZERO’ «È il momento della severità e della tolleranza zero», ha commentato Roberto Maroni. «Se la legge Bossi Fini venisse applicata rigorosamente, episodi sciagurati come quello dell’altra sera non ci sarebbero o sarebbero di gran lunga inferiori», ha aggiunto il Ministro del Welfare.
‘AGIRE CON SEVERITA’ “Adesso bisogna agire con severità ”. È il Ministro della Giustizia Claudio Castelli a dirlo a poco più di 24 ore dall’arresto di Vladimir Mnela, il ventunenne albanese che sabato sera ha ucciso a colpi di pugnale Claudio Meggiorin
Questa mattina a Radio Padania, Castelli ha cercato di stemperare il desiderio di giustizia fai da te espresso da alcuni ascoltatori ma al contempo, chiede una sentenza inflessibile.
“Il lato positivo nella vicenda del giovane barista ucciso nel Varesotto – afferma il Ministro – è che i presunti assassini sono stati assicurati alla giustizia. Certo, la prima reazione viscerale di tutti è dire ‘basta, adesso mi faccio giustizia d solo’.
Questo è umano, lo capisco perfettamente, però poi bisogna fare un bel respiro e ragionare, perché in uno Stato di diritto bisogna seguire le regole, guai a metterle da parte!”.
Da Il Manifesto del 14/6
Rappresaglia dopo l’omicidio di Besano. Pestati immigrato e poliziotto. Ministri leghisti scatenati. Parole durissime contro gli stranieri anche dalla Lega. Castelli monta il caso, Maroni guida la fiaccolata a pochi passi dal corteo punitivo dei fascisti.
Un linciaggio. Quindici naziskin si sono dati alla caccia all’albanese in pieno centro a Varese. Ne hanno circondato uno e lo hanno pestato. Per cercare di fermarli è intervenuto un polizziotto in borghese finito anche lui in ospedale. Il ragazzo e l’agente fortunatamente non hanno riportato gravi lesioni. E’ finita così una giornata di forte tensione nel varesotto dopo che sabato scorso un giovane albanese ha accoltellato e ucciso il proprietario di un bar in una rissa scoppiata per futili motivi a Besano, piccolo paese a pochi chilometri dalla Svizzera . Che ieri il clima non fosse buono si era capito subito. Nel pomeriggio proprio a Besano erano stati tirati sassi contro le vetrine di una pizzeria gestita da una coppia di albanesi. Poi, una fiaccolata leghista a Varese, qualche decina di persone e il ministro Maroni, e per finire un corteo di ultrà fascisti da cui si è in seguito staccato il gruppetto di assallitori
Il barista ucciso, Claudio Meggiorin, 23 anni, gestiva il locale con la fidanzata, era un tifoso del Varese, in passato era stato un ultrà di estrema destra del gruppo Blood&Honour. Il padre è un conosciuto militante leghista.
Quanto basta per trasformare una rissa da bar finita male, nell’ennesimo caso di cronaca nera da spendere nella crociata contro gli stranieri. Ieri sera, a Varese, durissime le parole del ministro del Welfare: «Un balordo straniero e clandestino viene qui a uccidere e siamo noi che dovremmo abbassare i toni…». Ma quando mai…L’occasione è troppo ghiotta per non sollevare l’ennesimo polverone razzista. Già ieri mattina era tornato a buttare benzina sul fuoco il ministro della giustizia Castelli, che fin da subito si era gettato a testa bassa sul caso di Besano. «Bisogna agire con severità – ha ripetuto come se fosse il pm durante l’arringa dai microfoni di Radio Padania – una volta accertata la colpevolezza, bisogna condannare con pene esemplari. Non si capisce perché l’Italia debba diventare un Far West». E poi la solita inqualificabile minaccia. «La prima reazione viscerale è dire basta – ha continuato il ministro – facciamoci giustizia da soli. Poi si ragiona e in uno Stato di diritto non è possibile non seguire le regole».
Fedeli alla linea sono scesi in campo anche gli esponenti leghisti locali, dal sindaco di Varese Aldo Fumagalli che ha invocato «un giro di vite» contro i clandestini, al figlio maggiorenne di Bossi che ha reso visita ai parenti del giovane ucciso. La Lega ha continuato a marciarci sopra con l’immancabile stanca fiaccolata «per dire basta alla violenza incontrollata e gratuita degli immigrati irregolari». Davanti a tutti l’illustre cittadino varesino, Bobo Maroni: «Condivido le parole del ministro Castelli, è il momento della tolleranza zero». Il questore di Varese, Giovanni Selmin, che da lì a poco avrà ben altri problemi di ordine pubblico, dice signorsì: «La clandestinità occupa gran parte dell’attività della questura». Per non essere da meno, persino i Ds varesotti hanno chiesto «sicurezza». Dulcis in fundo hanno sfilato gli amici di Claudio, un gruppo di tifosi, saluto romano, teste rasate e coretti di rito: «Albanesi tutti appesi».
Tanto rumore certo non poteva che esasperare gli animi con il rischio che davvero alla fine qualcuno trovasse il pretesto per «farsi giustizia da sé». Proprio dal corteo dei naziskin si è staccato il gruppo dei picchiatori alla ricerca della preda ed è avviene il pestaggio del ragazzo albanese. A questo punto sembra del tutto persa la misura di ciò che è effettivamente successo sabato notte. Nel paesino di 2000 anime (50 stranieri: 8 albanesi), Fatjon, 17 anni, da due anni residente a Besano, ha preso la macchina della madre e ha portato in giro Vladimir Mnela, 21 anni, da quattro giorni in Italia. A Besano c’è una sola strada che passa davanti alla chiesa e all’oratorio dove sabato c’era una festa. Dall’altra parte della via c’è il bar di Claudio. Qualche ragazzo in piazza ha insultato i due che continuavano a sgommare. Loro si sono fermati, sono scesi dall’auto ed è scoppiata la rissa. Claudio avrebbe cercato di fermarli ma è stato colpito da due coltellate all’addome che lo hanno ucciso. I due albanesi, subito arrestati dai carabinieri. La madre di Fatjon ieri, intervistata da una tv locale, piangendo ha chiesto scusa ai genitori di Claudio e a tutto il paese.
art. manifesto 16/06:
Besano, paura tra gli immigrati
Dopo il raid dei naziskin ieri due arresti. Appello del prefetto. Ma Pisanu attacca: i clandestini sono una minaccia.
«Chiuso per motivi familiari». Pioggia, fiori, tricolori. Pochi passanti scappano veloci. Le auto dei carabinieri continuano a fare la ronda nell’unica strada che attraversa Besano. Due soli locali. Chiusi. Il Bar Lory, dove sabato scorso Vladimir Mnela, 21 anni, albanese, da quattro giorni in Italia, ha accoltellato Claudio Meggiorin; di fianco, la pizzeria gestita da albanesi, sedie per terra e un asse di legno davanti alla vetrina presa a sassate. Sono stati certi amici di Claudio, gli ultrà di estrema destra Blood&Honour. Una reazione razzista. Quasi invocata. Del resto a poco servono le scontate dichiarazioni del prefetto di Varese Alfono Pironti che invita a non fare «facili equazioni fra immigrazione e criminalità», quando proprio il ministro dell’interno Pisanu si fa portavoce della considerazione, infondata, che più di ogni altra mette in moto razzisti di ogni specie. «L’immigrazione – soffia sul fuoco Pisanu – rappresenta una minaccia crescente per la sicurezza e l’ordine pubblico. La vicenda di Varese deve far riflettere coloro che nelle istituzioni e nelle piazze si oppongono a qualsiasi forma di contrasto anche solo di controllo dell’immigrazione clandestina. Assecondare questa tendenza significa esporre le comunità locali a rischi crescenti di illegalita creando le premesse per manifestazioni di intolleranza, razzismo e xenofobia». E se Pisanu si riferisce alla sua personalissma battaglia in favore dei Cpt, dimentica di dire che non è quello il luogo deputato ad accogliere un «clandestino» che uccide.
Se questo è il livello – anche mettendo fra parentesi due tipi come Castelli e Maroni – non ci si può stupire di ciò che è successo lunedì. Un corteo non proprio improvvisato. Un ragazzo albanese assalito mentre aspettava l’autobus. Nel parapiglia ci ha rimesso anche un poliziotto.
I due malcapitati hanno riportato traumi alla testa e al torace, se la caveranno in sette giorni. Poche ore dopo l’aggressione i carabinieri hanno arrestato due neonazisti. Giuseppe Fittipaldi, 39 anni, picchiatore da stadio, e Francesco De Napoli, 32 anni: sono stati presi mentre brindavano in un bar. Altri due sono stati denunciati. «Stiamo ancora procedendo ad alcuni fermi», ha assicurato il questore di Varese, Giovanni Selmin.
In piazza a Besano, fortunatamente, sono scesi in piazza anche il padre e la madre di Claudio Meggiorin. «Chiedo che questi ragazzi – ha detto la mamma – non facciano apparire mio figlio nella maniera sbagliata. Loro, nel nome di mio figlio, devono fare i bravi, devono far fare il corso alla giustizia». I cittadini di Besano leggono dei tafferugli di Varese sul giornale, ma hanno ancora davanti agli occhi ciò che è successo in paese. Nell’unico bar rimasto aperto tre ragazzi parlano dell’amico morto, ma non hanno in testa «la politica», pensano alla famiglia. Tutti, compreso il sindaco Arnaldo Colombo, assicurano che a rompere la vetrina della pizzeria è stata «gente di fuori». E’ sempre così. La firma, probabilmente, sta scritta sul muro davanti alla chiesa dove giovedì verrà celebrato il funerale: Ultrà Varese B&H 1998, odio il Como. «Spero che non facciano di tutta l’erba un fascio – dice un marocchino che abita sopra il bar di Claudio – qui è sempre stato tranquillo. Ma questa è una brutta storia, ho un po’ paura». E’ terrorizzata Tea, madre di Fetjon, il minorenne albanese di Besano che sabato scorso era con Vladimir Mnela. «Non tornerò mai più a Besano – fa sapere la donna che vive nascosta – non potrò mai sostenere lo sguardo delle persone. Ho chiesto scusa e lo faccio ancora. Ma cosa posso fare? Se mio figlio ha sbagliato deve pagare, ma voglio continuare la mia vita. Chiedo protezione. Perchè gli altri miei figli devono tremare di paura? Questo razzismo è sbagliato. A Lecce un ragazzo ha ucciso un coetaneo e non è successo niente. E allora chiedo: un delitto tra italiani va bene, mentre uno tra albanesi e italiani è diverso?».
Per capire perché siano diversi, basta ascoltare un anziano siciliano, immigrato a Besano chissà quanti anni fa: «Gli albanesi sono tutti bastardi – sbotta mentre passeggia con la moglie, che ha l’aria di volere dire di peggio – sono una razza maledetta». E certo nel varesotto ci vuole poco per farsi sputare in faccia razzismo a buon mercato. Nel centro di Varese, dove i naziskin hanno pestato il ragazzo albanese, i commercianti non si fanno pregare e attaccano il loro ritornello preferito. «Sti albanesi sono qui che ciondolano senza far niente – dice una signora dall’aria mite – domenica mi hanno rubato la macchina, chi vuoi che sia stato? I marocchini poi…a uno gli abbiamo fatto credito, e chi l’ha più visto…».
Anni di anatemi leghisti hanno lasciato un segno profondo. E molta confusione. Ieri i ministri Castelli e Maroni non hanno speso una parola per stigmatizzare le violenze dei naziskin che a Varese li hanno superati, di poco, a destra passando dalle parole ai fatti. Ha parlato invece dal carcere Vladimir Mnela: «Vorrei chiedere perdono alla famiglia di Claudio, non volevo ucciderlo. Mi hanno offeso e ho avuto come una improvvisa ira, solo dopo ho capito di averlo ucciso».
La resistibile ascesa e le connivenze politiche del gruppo ultrà nazista che ha scatenato la caccia allo straniero per vendicare l’amico Claudio.
Blood&Honour, sangue e onore. Tanto per gradire si tratta di un motto delle SS. Il gruppo ultrà di estrema destra del Varese Calcio però l’ha solo copiato da una vasta rete Blood&Honour che nacque in Inghilterra a fine anni Ottanta e che ora vanta camerati in mezzo mondo, dagli Usa alla Svezia, dal Cile alla Slovenia. Chi sono? Neonazisti. Basta dare un’occhiata ai loro siti, pieni zeppi di svastiche e incitazioni razziste e antisemite. Tutto è nato a Londra tra i gruppi di musica dura «against comunism» e del White Noise Club. Nel 1985 il leader della band Skrewdriver, tale Ian Stuart, usò il motto delle SS per titolare una canzone, i fan della band cominciarono a farsi chiamare Blood&Honour. A Varese l’epidemia è arrivata nel 1998 tra una domenica allo stadio Ossola e un sabato ai concerti di band neonazi. In pochi anni il gruppo ha preso il controllo della curva. Nel 2001 costrinsero allo scioglimento il gruppo storico dei Boys. Come? Prima di una partita le due bande si diedero appuntamento nel piazzale davanti allo stadio per una resa dei conti a colpi di bastoni e catene. Il gruppo «si era guadagnato» così una posizione nella miriade di sigle nere e razziste che imperversano in provincia di Varese. Uno spazio difficile da difendere vista la forte concorrenza. A Varese, infatti, la destra estrema agisce quasi indisturbata. Già prima del 2000 si contano diversi episodi preoccupanti. Svastiche sui muri, scritte razziste, attacchi ad attivisti del Prc e a sedi della Cgil, aggressioni a stranieri. Un gruppo con la faccia dipinta col tricolore aggredì un tunisino in stazione e poco dopo a Gallarate – quando la Cgil organizzò una manifestazione per ricordare Ion Cazacu, il rumeno bruciato dal suo datore di lavoro – si presentarono i militanti di Forza nuova con le catene in mano; nella primavera del 1999 una trentina di estremisti salì sul palco di un concerto a Castellanza e sfasciò tutto.
E’ in questo clima che i Blood&Honour cominciarono a girare per il centro della città di Roberto Maroni. Non c’è nessuno a Varese che non sappia benissimo chi sono, nomi e cognomi, piccoli screzi e stupide intimidazioni sono faccende di tutti i giorni. Interrotte ogni tanto da episodi più gravi, ancora aggressioni all’Anpi, minacce e lettere intimidatorie al quotidiano locale La prealpina. Anche se a Varese, vista l’abbondanza di soggetti di estrema destra, è sempre difficile puntare il dito contro questo o quel gruppo. Nel maggio 2001 però non ci sono dubbi: due Blood&Honour entrano in un bar e pestano a colpi di crick un cittadino turco dopo una banale lite tra automobilisti usata come pretesto.
Nel febbraio 2003, però, un fatto di cronaca spiazza il gruppo neonazi. In una località turistica della Spagna del sud viene ucciso a colpi di coltello Saverio Tibaldi, il fondatore dei Blood&Honour varesini. Vantava una lunga fedina penale, violenze fuori e dentro lo stadio, spaccio e una condanna definitiva per lesioni. La perdita del capo fa sbandare la truppa che perde coesione. Intanto nel 2004 a Varese arriva Forza Nuova, che alla vigilia delle elezioni europee con la Mussolini preferisce tenere un profilo basso e ufficiale: fa banchetti. Il Varese Calcio, sempre nel 2004, va in crisi finanziaria e viene retrocesso in «eccellenza», a mantenere calmi i Blood&Honour probabilmente interviene anche qualcuno dei Giovani Padani e il gruppo sembra accettare la tregua, continuano però a bazzicare indisturbato per le vie del centro senza fare troppi danni. Fino a ieri.
VARESE ANTIFASCISTA !!!
La stampa in questi giorni descrive la nostra citta’ come un insieme di individui che lottano a sostegno della violenza razziale, dell’intolleranza, e della persecuzione, ma non è cosi’, VARESE E’ UNA CITTA’ CON UNA GRANDE CULTURA ANTIFASCISTA !
Per questo motivo invitiamo tutti i compagni di Varese che si riconoscono con i valori dell’antifascismo, a riprendere la mobilitazione, perche’ certi fenomeni, come la persecuzione di immigrati, e il saccheggio, non passino inosservati, o in totale assenza di opposizione ANTIFASCISTA …..
NON PIU’ UN FASCISTA NELLA NOSTRA CITTA !
RIPRENDERE LA MOBILITAZIONE !
VARESE E’ ANTIFASCISTA !
(STUDENTI VARESOTTI)
Varese, 14 giugno ‘05
COMUNICATO STAMPA Varese Social Forum
Il brutale assassinio di un giovane di 23 anni non può lasciare indifferenti e senza commenti.
I nostri commenti e la nostra presa di posizione sono, però, diametralmente opposti agli isterismi razzisti di molte dichiarazioni alla stampa.
Un assassinio è opera di un assassino che va definito e giudicato in quanto tale e non per la sua nazionalità o il colore della sua pelle.
Il trasferire il problema su un piano del tutto diverso è deviante nonché socialmente e politicamente immorale, perché porta ad identificare l’essere straniero con l’essere un delinquente.
Questa è una delle tante conseguenze della legge sull’immigrazione, che definisce reato una presenza amministrativamente “irregolare” nel nostro paese.
Ogni volta che un immigrato si rende colpevole di un fatto di sangue si scatena l’odio più bieco e una vera e propria criminalizzazione “di massa” del diverso.
Non altrettanto avviene quando gli stessi sono vittime di soprusi e violenze.
Vorremmo che valesse sempre un principio di parità nel valutare e nel giudicare fatti e responsabilità.
A Besano stessa vivono, accettati ed apprezzati, altri cittadini stranieri che non devono in nessun modo sentirsi emarginati e disprezzati.
A loro va la nostra solidarietà come a chi ha subito questa violenza.
Perciò non condividiamo gli appelli all’ordine, alla repressione e alla sicurezza, che hanno prodotto solo clandestinità e ingiustizie, deportazioni e sfruttamento, mentre crediamo sia prioritario porre attenzione alla difesa e al riconoscimento dei diritti di cittadinanza per tutti coloro che vivono nel nostro paese.
Oggi, invece, è preoccupante la deplorevole e infamante cultura razzista, sostenuta anche da molte autorità politiche, che legittimano le vergognose gazzarre dei sempre impuniti Ultrà di destra che imperversano nella nostra città.
VARESE SOCIAL FORUM
Ma il sindaco di Varese prende le distanze: Lega diversa dagli hooligans
Caccia all’albanese, alla tv leghista il fratello di uno degli arrestati. Il conduttore: solo scazzottato un nullafacente, niente di grave
VARESE – Stand up in piazza Podestà, ore 14. Davanti alla sede della Lega, sullo sfondo la mostra dei Celti e lo stemma affrescato Virtus et Gloria, il direttore di telePadania , Max Ferrari, intervista Mario Fittipaldi, fratello d’uno degli arrestati per la caccia all’albanese di lunedì. Domanda: «Ieri c’è stata una manifestazione giusta e comprensibile, un po’ muscolare, che è stata molto apprezzata dai cittadini… E’ finita in una scazzottata con uno dei tanti nullafacenti che girano per Varese. Niente di grave. Grave, è che per questo episodio ci siano stati degli arresti. Che ci dici?». Risposta del Fittipaldi, 36 anni, testa rasata e una geografia di cicatrici sulle mani: «Sì, noi speravamo di non incontrare questo albanese. Non doveva passare di lì. Invece è successo. Ma sono stati solo quattro schiaffi, sette giorni di prognosi. Niente, confrontati all’omicidio di Claudio… E’ che di questi albanesi ce n’è in giro molti». Intervistatore: «Sì, troppi». Intervistato: «Il nostro corteo è passato davanti alla Lega Nord, qualcuno ci ha applaudito. Il governo deve darci giustizia. Noi faremmo di più. Ma abbiamo famiglia, non possiamo farci giustizia da soli. Poi, se ci danno l’ergastolo, la famiglia chi la mantiene?...». Intervistatore: «Vi faccio i miei complimenti».
Complimenti per la trasmissione. Il giorno dopo i cortei della vendetta, due giorni prima del funerale della rabbia, c’è una Lega di governo che mostra qualche distanza e un’altra, tutta di lotta, che gli albanesi li vorrebbe ancora, e se possibile di più, tutti appesi. Un ministro (Maroni) e i parlamentari della maggioranza lumbarda sono scesi in piazza a reclamare legalità, molto vicini a truci crape pelate e a ultrà del Varese come Vito Lo Russo, noto alla questura per faccende di droga: «La nostra protesta non aveva niente a che fare con quella degli hooligans – precisa adesso il sindaco, Aldo Fumagalli -. La manifestazione forse è uscita un po’ di controllo. Ma le reazioni emotive sono comprensibili. Giovedì, ai funerali, sarà tutto più ordinato. E chi cerca una saldatura fra Lega e ultrà, fa un’operazione disonesta. Le immagini spiegano che le bandiere leghiste stavano in un corteo diverso». E allora perché telePadania si complimenta con gli aggressori dell’albanese? «Non lo so. Ciascuno si assumerà le sue responsabilità».
Liaisons dangereuses . Varese è per la Lega di Bossi quel che Avellino fu per la Dc di De Mita. Non solo un forziere di voti al 22%, ma il think tank d’una classe dirigente tutta varesina: da Bossi a Maroni, dalla Giovanna Bianchi del cda Rai al Massimo Ferrario che dirige Raidue, dal Paolo Sassi presidente Inps al Giuseppe Bonomi che pilotava l’Alitalia, senza dire di Gianluigi Paragone (direttore della Padania ), Giancarlo Giorgetti (segretario della Lega lombarda), Max Ferrari, deputati, sindaci… Qui pesca voti il senatore Peruzzotti, quello che voleva prendere le impronte ai piedi degli immigrati. E allora dov’è il confine fra la protesta xenofoba dei lumbard e quella, razzista, dei curvaioli Blood Honour , il gruppo ultrà cui apparteneva l’accoltellato e che lunedì ha trascinato duecento esagitati?
Prove tecniche di connessione. Sul sito runico dei tifosi biancorossi, la pagina d’onore dedicata a Meggiorin e a un capocurva ucciso in un’altra rissa due anni fa, fioccano i messaggi solidali dei lombardissimi ultrà atalantini («la sudicia mano di un barbaro invasore») e degli Ultras Padani. Dice Andrea Porrini, presidente leghista di circoscrizione: «Noi e loro siamo due cose diverse, anche se non biasimiamo quel che è successo lunedì. Questo albanese assassino va condannato all’ergastolo. I giudici lo sappiano: noi vigileremo. Se non gli danno l’ergastolo, faremo noi vendetta privata». Gli stringe la mano l’ultrà Fittipaldi: «Io ho un locale e da domani appendo un cartello: “Vietato l’ingresso agli albanesi”. Faccio appello agli imprenditori locali: licenziàteli tutti!». Concorda Max Ferrari: «Le mamme albanesi vengono a farci le scuse, adesso! Ma noi non vogliamo fare la fine dei serbi in Kosovo! Si stanno mobilitando da tutta Italia. Vedrete che casino, ai funerali…».
Scriveva Piero Chiara, ed era il 1946 e Bossi era un pupo, che i varesini sono gente di confine affezionata alla frontiera, «perché ce n’è sempre venuta una caratteristica d’internazionalità». Sostiene Enzo Laforgia – preside di scuola e autore del pamphlet “Intolleranze. Cronache di una provincia lombarda 2000-2004” – che Varese non è intollerante più di altre città del Nord, però da qualche anno fa di tutto per sembrarlo. La celebre gazzarra del basket (1979) contro il Maccabi di Tel Aviv, dimenticata a fatica, oggi è quasi una ragazzata: l’imprenditore di Gallarate che dà fuoco all’operaio rumeno (23 marzo 2000), gli skinheads che accoltellano un ragazzo della Sierra Leone (13 agosto 2000), i tifosi che picchiano i calciatori marocchini e camerunesi «indegni» del Varese (6 maggio 2002), gli ultrà che davanti a un indifferente ministro Bossi insultano il cestista nero Carlton Myers (29 dicembre 2003)... E poi la prima legge anti-burqa a Gallarate, la guerra alla moschea, le scritte razziste alle macellerie, i quadri dell’Olocausto distrutti… «Finora non risultano rapporti diretti fra estremisti della Lega e ultrà del Varese – pensa Laforgia – e spero non esistano. C’è la dinamica dei movimenti giovanili, questo sì, molto fluidi, dove non mancano i contatti occasionali».
La cosa più preoccupante però, dice Laforgia, è il silenzio della maggioranza silenziosa. L’indifferenza, ancora una volta, dell’ altra Varese. Il centrosinistra non ha scritto una riga di condanna. E i benpensanti, tutti zitti: «Non è indifferenza – difende monsignor Luigi Stucchi, il vicario episcopale che celebrerà i funerali di Meggiorin -. Solo, non si sa come esprimere una reazione». La esprimerà lei, monsignore, nella sua omelia? «Io inviterò a condividere il dolore. Con gli atteggiamenti non si va lontano. La rabbia va controllata. Dirò che la vita non ha colore, né collocazioni di parte. E l’occhio per occhio non risolve niente».
Francesco Battistini
Corriere.it
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