pubblicato il 2.06.23
L’ex terrorista nero Fioravanti firma articoli sull’Unità. ·
I familiari delle vittime della strage di Bologna: “È una vergogna, siamo schifati”
31 Maggio 2023
Che ci fa la firma dell’autore della strage di Bologna in cima a un pezzo pubblicato da L’Unità? Se lo sono chiesti in tanti, soprattutto i familiari delle vittime della bomba alla stazione che fece 85 morti e più di 200 feriti. “Democrazia VS Guantanamo, uno a zero: il carcere super-duro non ha funzionato”, è il titolo di un articolo uscito il 29 maggio, ancora facilmente reperibile online. In cima, accanto alla categoria “giustizia“, compare il nome dell’autore: Valerio Fioravanti. Chi è questo Fioravanti? Che sia un omonimo di Giusva, cioè Giuseppe Valerio, il terrorista nero autore – tra le altre cose – della bomba del 2 agosto 1980? No, non si tratta di omonimia: è proprio quel Fioravanti, già esponente dei Nuclei armati rivoluzionari, neofascista ed eversivo, condannato per la strage alla stazione. Una carneficina che il neo collaboratore de L’Unità ha sempre negato di aver compiuto, nonostante una condanna definitiva all’ergastolo.
La nuova attività pubblicistica dell’ex terrorista, dunque, provocala reazione dei parenti delle vittime di Bologna. “Innanzitutto è una vergogna che Valerio Fioravanti scriva su un giornale, poi è una vergogna che scriva su un giornale che si chiama l’Unità. Ma è ancora più vergognoso che il direttore Sansonetti faccia scrivere uno pseudo giornalista. Più chiaramente: noi siamo schifati”, dice al ilfattoquotidiano.it Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime della strage nel capoluogo emiliano. Federico Sinicato, avvocato dei familiari delle vittime della strage di piazza Fontana a Milano e piazza della Loggia a Brescia, ricorda che “tutti i detenuti e i condannati hanno diritto ad avere una progettualità di vita, secondo i principi costituzionali. Tuttavia – dice il legale – questo non significa che tutti possano fare tutto. Ci sono anche la dignità e i diritti delle vittime che vanno difese. Offrire spazi mediatici a una persona che si è macchiata, tra gli altri, del reato di strage non è accettabile”. Si dice “sconcertata” invece Ilaria Moroni, direttrice dell’archivio Flamigni: “Sono allibita dal fatto che il nome di Fioravanti compaia come collaboratore di una testata che ha rappresentato i valori democratici e antifascisti nel nostro paese”.
E in effetti a destare perplessità non è solo l’attività editoriale di Fioravanti, ma soprattutto il fatto che i suoi contributi siano ospitati da L’Unità, il giornale fondato quasi un secolo fa da Antonio Gramsci e ora finito in mano ad Alfredo Romeo. L’imprenditore napoletano, già prescritto per tangenti e attualmente co-imputato di Tiziano Renzi in uno dei filoni dell’inchiesta Consip, ha acquistato all’asta la prestigiosa testata dal fallimento della società editrice. L’ha quindi riportata in edicola affidando la direzione a Piero Sansonetti, che ha lasciato la guida del Riformista a Matteo Renzi. Proprio dal Riformista Sansonetti ha portato con sè la collaborazione di Fioravanti, autore su quel giornale di numerosi articoli – soprattutto sulla pena di morte negli Stati Uniti – pubblicati sulla pagina dedicata a Nessuno tocchi Caino, l’ong che si occupa dei diritti dei detenuti. Per l’associazione guidata da Sergio D’Elia l’ex terrorista nero lavora come dipendente fin dal 1999, quando ottenne la semilibertà dopo 18 anni di carcere. Dieci anni dopo è tornato a essere un uomo libero visto che è stata considerata definitivamente estinta la pena di otto ergastoli, 134 anni e 8 mesi di reclusione.
Fioravanti era stato condannato per 95 omicidi, la maggior parte dei quali sono le persone uccise dalla bomba alla stazione di Bologna, la strage che Fioravanti ha sempre negato di aver compiuto. Per l’eccidio del 2 agosto 1980 vennero condannati anche la sua compagna di una vita Francesca Mambro, poi sposata in carcere, e Luigi Ciavardini, di recente tornato agli onori della cronaca per i legami con Chiara Colosimo, deputata di Fdi e nuova presidente della commissione Antimafia. Nonostante siano passati quasi 43 anni su Bologna i punti da chiarire restano molteplici. Sono ancora in corso i processi a Gilberto Cavallini e Paolo Bellini, altri due ex estremisti neri condannati recentemente in primo grado. Secondo i giudici ci sono prove eclatanti sul fatto che all’attuazione della strage contribuirono “in modi non definiti” Licio Gelli e Federico Umberto D’Amato, storico capo dell’Ufficio Affari riservati del Viminale, individuato come “il vertice di una sorta di servizio segreto occulto”. Per la procura generale il mastro venerarabile della P2 era il finanziatore della strage, che fu compiuta dai Nar. Nelle motivazioni la corte d’Assise ripercorre anche “i silenzi, le contraddizioni e i repentini mutamenti di versione di Fioravanti”. L’ex neofascita che oggi è una firma de L’Unità, il giornale fondato da Gramsci, morto in carcere dopo essere stato imprigionato dai fascisti.
https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/05/31/lex-terrorista-nero-fioravanti-firma-articoli-sullunita-i-familiari-delle-vittime-della-strage-di-bologna-e-una-vergogna-siamo-schifati/7179322/
Strage di Bologna, Fioravanti firma articoli sull'Unità: "ma anche" sul Riformista di Renzi
Tra le condanne anche quella per la strage alla stazione di Bologna, ma l'Unità non è più l'Unità, da tempo
"Fioravanti continuerà a scrivere per l’Unità, anche se c’è chi vuole mettergli il bavaglio. Fioravanti è una persona, è un essere umano, è sapiente. Perché esercitare una censura nei suoi confronti? Valerio Fioravanti è stato un terrorista fascista. Non solo un terrorista e non solo un fascista. Le due cose insieme, e questa sarebbe la cosa insopportabile". Così il direttore del "nuovo" giornale l'Unità sulle polemiche, a dir poco, che ha scatenato la nuova firma del giornale, lasciato morire e risorgere più e più volte.
Valerio Fioravanti, 65 anni, ex esponente dei Nar - Nuclei Armati Rivoluzionari, terrorismo nero, per capirci, con diversi omicidi sulle spalle e un "catalogo" di altri reati, furto e rapina, sequestro di persona, detenzione illegale di armi, ricettazione, violenza privata, associazione per delinquere, lesioni personali, tentata evasione, banda armata, strage e attentato per finalità terroristiche e di eversione, è un articolista anche dell'Unità. Anche perchè "Giusva" ha scritto anche per Il Riformista, già diretto da Sansonetti e da un paio di mesi da Matteo Renzi.
Ma torniamo all'Unità: i bolognesi forse saranno tra i più turbati per la notizia, vista la condanna di Fioravanti, insieme alla moglie Francesca Mambro, per la strage alla stazione del 2 agosto 1980 per la quale, dopo 43 anni, si stanno celebrando ancora i processi, ma questa è ancora un'altra storia. Perchè l'Unità, come "sottotitolo" recava scritto "fondato da Antonio Gramsci nel 1924" ed è stato l’organo ufficiale del PCI, poi del PDS poi di nessuno.
Fioravanti, da diversi anni gode del regime di semilibertà e presta la sua opera all'associazione "Nessuno tocchi Caino", la lega internazionale per l’abolizione della pena di morte, che edita anche una rivista. Per Sansonetti "Fioravanti è Caino, è una persona - ed è anche - sapiente. Perché non trovo non dico una ragione, ma nemmeno un centesimo di millesimo di ragione per immaginare di dovere esercitare una censura nei confronti di Fioravanti".
Al di là dell'opportunità e della reazione emotiva, al di là di cosa si pensi del Fioravanti, il quotidiano fondato a Milano, appunto, da Gramsci come organo del PCI, soppresso nel 1926, in seguito alle leggi fasciste, che continuò a pubblicare clandestinamente, fu l’organo ufficiale del PCI fino al 1991poi del PDS, è stato forse più "incasinato" degli attuali dem.
L'amara vicenda dell'Unità
Nel 1998 la società editrice diventò una spa, nel 2000 le vendite crollarono e venne sospeso. Torno' in edicola ad aprile del 2011, ma nel 2014 vi fu ancora uno stop per debiti. A giugno del 2015 divenne una srl e tornò a pubblicare, esattamente due anni dopo sospese di nuovo la pubblicazione, sempre per i debiti. E' tornato in edicola, edito dalla Romeo editore - lo stesso del Riformista - e diretto da Piero Sansonetti a marzo del 2023. Con buona pace dei giornalisti e dei poligrafici lasciati in mezzo a una strada anche a Bologna.
Da più parti Matteo Renzi, ex segretario PD, ex presidente del consiglio ex promotore del partito unico con Azione, è stato considerato, se non il fautore, quantomeno un complice dell'affossamento del giornale: "Credo che anche tu sia fra quelli che neanche scorre la prima pagina del giornale eppure, quando mi hai congedato a Palazzo Chigi, hai urlato allegramente: 'Voglio un giornale bello, di tante pagine e non preoccuparti per i soldi… quelli ci sono!' Chissà se te lo ricordi. Purtroppo non è così - gli scriveva l'ex direttore Sergio Staino a gennaio del 2017 - In nessun momento il partito ha dato un segnale nei confronti miei e del giornale. L’occasione è pronta: il 12 gennaio ci sarà un Consiglio di Amministrazione in cui si sanzionerà l’ennesimo fallimento e l’ennesima chiusura. Cosa ne guadagni questo lo sa solo Dio. Cosa ne guadagni tu, cosa ne guadagna il partito, cosa ne guadagna la sinistra e l’intera società - e infine - Altri venti giorni sono passati dall’invio di questa lettera, venti giorni di silenzio totale. Questo mi costringe a renderla pubblica per vedere se riesci a degnarmi di una qualche risposta".
Quindi, dobbiamo sorprenderci se sull’Unità scrive Fioravanti?
https://www.bolognatoday.it/blog/strage-bologna-valerio-fioravanti-unita.html
stragismo
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