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La destra viterbese torna all’offensiva sulla questione foibe e trova l’appoggio di Udeur e Margherita
Approvata dal consiglio provinciale una mozione UDC che equipara la fossa di Basovizza ai campi di sterminio nazisti; anzi, dice che è peggio!
a cura del Coordinamento Antifascista della Tuscia (CAT)
Il 10 febbraio, giorno del “ricordo”, è sempre più vicino e i galoppini del locale centrodestra tornano alla carica sulla questione foibe. Questa volta la macchietta di colui che entra in scena e inizia a vaneggiare spetta al capogruppo dei consiglieri provinciali UDC Francesco Bigiotti. Perché si siano mandati in avanscoperta i centristi, di solito estranei a questo tipo di dispute, fa nascere il sospetto che magari si voglia costruire un “tavolo dei volenterosi” per il revisionismo storico oppure che i “moderati” servano per rendere credibile un imbroglio orchestrato da altri. Noi del CAT abbiamo già affrontato la questione foibe, evidenziando la politica antislava che il fascismo attuò sin dai suoi albori; il fatto che la pratica delle infoibazioni fosse stata inaugurata dal fronte nazifascista al fine di sottomettere la popolazione slava, le altre minoranze etniche e i dissidenti politici; e inoltre che le cifre fornite dai revisionisti sul numero degli infoibati per mano della Resistenza jugoslava fossero, oltreché non seriamente documentate, gonfiate fino al parossismo. Non torniamo per cui sulla contestualizzazione storica, poiché ne abbiamo scritto, ad es., sia in un comunicato stampa lo scorso anno (http://www.tusciaweb.it/notizie/2005/novembre/18_1foibe.htm) che nel nostro Libro Bianco sull’operato sulla violenza neofascista nella città di Viterbo (Viterbo, ANPI, 2006) al fine proprio di scongiurare che la sinistra viterbese si unisse, senza documentarsi, al coro propagandistico della destra. Non sappiamo se sia un caso, comunque l’unanimità sulla faccenda foibe di qualche tempo addietro sembra dare adesso segni di cedimento: iniziali scricchiolii – ci auguriamo noi – di un imminente crollo definitivo.
Che cosa è successo? I centristi hanno proposto una mozione nella quale si chiede di inserire la “foiba” di Basovizza nei viaggi premio già deliberati dal consiglio provinciale, a maggioranza di centrosinistra, negli ex campi di sterminio nazisti. La mozione è stata approvata grazie al voto favorevole di Udeur e Margherita.
A titolo esclusivamente di provocazione, poiché a mozione approvata, i consiglieri provinciali UDC hanno inviato un comunicato stampa (http://www.tusciaweb.it/notizie/2006/novembre/11_6provincia.htm), per far sapere di essere rimasti a bocca aperta quando DS e PRC avrebbero semplicemente, tra l’altro, chiesto alcune modifiche al testo della mozione. Così almeno riporta il comunicato.
A nostro parere la mozione non era né da discutere né da emendare quanto semplicemente da rigettare in blocco per le inesattezze, le distorsioni della realtà storica e le pretestuose considerazioni politiche che vi vengono fatte. Basta citare il passaggio della “premessa storica” (alla faccia!) quando si dice: “Trieste, l’Istria, Gorizia precipitarono così dalla feroce oppressione nazista nell’ (sic) altrettanto feroce oppressione slavo-comunista”, che già abbiamo detto tutto! Adesso difatti il revisionismo strumentale sta ingaggiando una nuova offensiva: non siamo più all’equiparazione dei “caduti da tutte e due le parti” ma al “rovescismo”, in cui si ribalta totalmente una verità storica.
Innanzitutto nella mozione la grande assente è l’Italia fascista: non si fa cenno al fatto che i tedeschi in Jugoslavia fossero affiancati dall’esercito italiano che, soprattutto nei reparti delle camicie nere, si rese responsabile di atrocità, stragi ed eccidi nella stessa misura dei degni compari nazisti.
Venendo poi al tema della mozione, cioè Basovizza, vogliamo ricordare che è geologicamente errato definirla foiba, in quanto non è una cavità naturale ma una fossa scavata agli inizi del ‘900 alla ricerca della lignite, poi abbandonata dinanzi all’infruttuosità delle ricerche. Aldilà di queste precisazioni utili per gli speleologi (anche se è emblematico che la foiba più gettonata dalla propaganda neofascista non sia tale!), su questa mancata miniera ha fatto sempre leva la pubblicistica neofascista e antislava, sostenendo che vi fossero stati gettati gli italiani, a migliaia, con la sola colpa di essere tali. Balzata alle cronache nazionali durante la presidenza della Repubblica Cossiga, la “foiba” di Basovizza, da luogo abituale per raduni neofascisti, diviene monumento nazionale nel 1992 con decreto dell’allora presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro.
Ad onor del vero i dati su questa cavità sono stati sempre incerti, difatti sono sottoposte a continue mutazioni le stime sia sulla sua reale capienza che sul numero di persone potenzialmente gettatevi, nonché sull’identità politica di queste, da vive. Una cavità che, durante gli scavi, ha fatto emergere in gran quantità camion militari, armi, scatolame vario e carcasse di animali. Gli stessi redattori della mozione UDC, che pur partono in quarta con la tirata antislava e anticomunista, quando arrivano al dunque iniziano a tentennare e a sparare diverse cifre a seconda delle fonti di riferimento con un abuso del condizionale che insospettisce, se è vero che siamo dinanzi ad appurate verità storiche degne di mozioni e viaggi premio. Il fatto è che un elenco ufficiale dei caduti in quella come in altre cavità carsiche non esiste e ci si è perlopiù affidati a testimonianze private di elementi in larga maggioranza appartenenti all’ultradestra, quando non addirittura alla propaganda di guerra dei nazisti, come viene fatto in questa mozione.
È sempre la stessa mozione UDC, riguardo l’identità degli infoibati, a parlare di “militari, carabinieri, finanzieri, agenti di polizia e di custodia carceraria, fascisti”, tutte categorie, guarda caso, ampiamente coinvolte nell’opera di genocidio antislavo al fianco delle SS, toccate anche queste dallo stesso destino. Furono questi elementi difatti, prevalentemente, a finire nelle cavità anche a seguito di giustizia sommaria da parte di popolazioni inferocite a causa delle violenze che avevano dovuto subire, senza con ciò – sia ben chiaro – escludere che vi siano finite persone innocenti o che si siano commesse atrocità.
Quello che fa più rabbia è che Basovizza viene, anche nella mozione, equiparata alla vicina risiera di S. Sabba, dove lo sterminio di ebrei e antifascisti è inoppugnabilmente documentato, mentre per Basovizza non si hanno notizie certe sia sul numero che sull’identità dei sepolti, i quali potrebbero tranquillamente appartenere alle camicie nere o alle SS tedesche, resesi protagoniste di orribili delitti. Se Basovizza quindi è monumento nazionale, hanno dignità d’esser tali tutte le fosse comuni, i cimiteri e le catacombe presenti nel paese.
In questi anni, gli istituti della memoria e della Resistenza e gli storici come Claudia Cernigoi (autrice dell’ottimo Operazione “Foibe”, Udine, Kappa Vu, 2005, pp. 307, www.kappavu.it) hanno giustamente deciso di scendere sullo stesso piano dei revisionisti per controbattere le loro fasulle argomentazioni. Ne sono emersi diversi lavori interessanti, come documentari, pubblicazioni ecc., in base ai quali lo stesso Scalfaro ha fatto autocritica e si è detto disponibile a rivedere l’intitolazione di Basovizza. È stato fatto molto e bene ma, come si suol dire, non ancora abbastanza.
Da parte nostra chiediamo che i consiglieri provinciali del centrosinistra facciano quanto di loro competenza per respingere quella vergognosa mozione/provocazione non esente da razzismo (gli “slavo-comunisti”) accettando la quale si contraddice, per essere eufemistici, l’impegno a rinnovare i valori della Resistenza nelle iniziative e nelle conferenze che si tengono attorno al 25 aprile. Consapevoli che la questione è qui trattata superficialmente per ragioni di spazio, siamo disponibili a fornire tutta la documentazione necessaria (antifascistavt@libero.it) per chiunque volesse farsi un’idea della reale posta in gioco.
Sarebbe infine bello, sulla scia di quanto detto, secondo Bigiotti, dal capogruppo PRC al Consiglio Provinciale, istituire un giorno in ricordo delle vittime dei bombardamenti alleati sulla Tuscia (senza la necessità di andar a sbattere le corna in Istria!). Andrebbero così ricordate le centinaia e centinaia di caduti fatti a brandelli a Viterbo, Canepina, Ronciglione, Soriano nel Cimino, Vejano ecc., per operazioni belliche finalizzate quasi esclusivamente a terrorizzare la popolazione civile. Nella mozione andrebbe innanzitutto ricordato che i sovietici rifiutarono l’atroce pratica dei bombardamenti aerei, e specificato che pur prendendo le debite distanze dal nazismo si attribuiscono questi morti alla bieca ferocia dell’imperialismo anglo-americano, che ha comportato da noi molti più morti dei nazisti….; col cavolo, no?
Ma dal mercato delle vacche delle feste comandate, così come della toponomastica occorre chiamarsi fuori: il revisionismo non si combatte dicendo “io do una ricorrenza a te e tu ne dài un’altra a me” oppure “io ti do piazzale Umberto I e tu mi dài piazzale Giordano Bruno”, ma con una seria e rigorosa ricerca come quella che gli istituti storici delle Resistenza, le associazioni e i vari gruppi di studio stanno magistralmente portando avanti in questi anni.
Concludendo: “non si deve avere atteggiamento di prudenza solo perché si teme la strumentalizzazione politica che […] mai deve esserci quando si trattano simili argomenti” (Francesco Bigiotti, capogruppo UDC al Consiglio Provinciale di Viterbo).
segnalato ad infoantifa@ecn.org
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