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A Gallarate (VA), dal 2000 una trattoria che inneggia al fascismo.
Il ristoratore: «Dopo che Fini si è messo la kippa da ebreo mi sono allontanato dal partito»
Fonte: Varesenews.it
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Gallarate – Il ristorante aperto dal 2000 in viale Milano crea dibattito: unnostro lettore chiede l’intervento delle autorità, il titolare si difende e contrattacca
“A chi la carbonara? A noi!”. Fa discutere l’osteria che inneggia al Ventennio
A Gallarate succede che dal 2000, a pochi passi dal centro, nella
trafficatissima viale Milano, (e non sci sia un posto che stimola la curiosità (e non solo) di molti. Il luogo in discussione è la trattoria “C’era una volta”, un nome che evoca il legame col passato del titolare, Francesco Piotti. Entrando non si può fare a meno di notare una messe di fotografie in bianco e nero, busti e vetrinette piene di piccoli oggetti, ricordo di un periodo del passato a dir poco dibattuto, il ventennio fascista e la seconda guerra mondiale.
Ed ecco allora che l’occhio cade su immagini del Duce che arringa la folla con i suoi motti declamati petto in fuori e mento in alto, piccole spille delle famigerate“SS” che fanno bella mostra di sé di fianco a fasci littori e altre fotografie con vari gerarchi di fascismo e nazismo, tra i quali spiccano Goring e GaleazzoCiano: «Sono da sempre affascinato da quel periodo storico – spiega ilristoratore -, d’estate mi dedico anche alla ricerca, facendo scavi archeologici
come quello a Cefalonia, che ha fornito materiale per History Channel».
Colpisce che un locale pubblico faccia un così esplicito riferimento ad unimmaginario politico quanto meno controverso. Negli anni sono state poche le polemiche nei confronti di questa trattoria, un solo esposto, peraltro senza conseguenze, è stato presentato in Questura. Recentemente però, un nostro lettore, che si firma Enea Bontempi, ha riproposto il problema con una lettera
al titolo “L’apologia di fascismo è reato”, che pubblichiamo nella sezione Lettere al Direttore: nel testo, si fa chiaro riferimento al reato previstodalla legge del 20 giugno 1952 , n. 645 detta anche “legge Scelba”, che all’art.4 punisce chi “fa propaganda per la costituzione di una associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità” di
riorganizzazione del disciolto partito fascista, oppure da chiunque
“pubblicamente esalta esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche”, cose che secondo il nostro lettore si possono rintracciare facilmente nei gadget e nelle immagini che “decorano” il locale.
Alle accuse, Piotti risponde: «Non c’è nessuna apologia, le foto e il materiale non hannofasci23 riferimenti politici, ma è una sorta di segno della memoria storica che vorrei non venisse dimenticata – spiega -. Ho anche una foto di Stalin e una di Badoglio (in bagno, ndr), ci sono sì elmetti delle armate fasciste e naziste, ma anche uno dei partigiani della “Garibaldi” con tanto distella rossa, e foto con soldati americani nei giorni della Liberazione. Le
contrarietà ci stanno, ma bisogna capire ciò che è esposto: io sono un ristoratore, non è un locale settario». Piotti non è iscritto a nessun partito, è stato in An, ma ha lasciato, deluso: «Dopo che Fini si è messo la kippa daebreo mi sono allontanato dal partito – continua Piotti -. Certo, io sono didestra, ma il locale è una trattoria, niente di più. Vengono diverse tipologie di persone a mangiare, non credo che qualcuno si possa offendere. Siamo vicini al Tribunale e al commissariato, ma mai nessuno ci ha mosso alcuna obbiezione, pur se buona parte della clientela del mezzogiorno fa parte di quel tipo di istituzioni. Bisogna smetterla con questa retorica antifascista e partigiana.
Comunque, le prese di posizione come quella del signor Bontempi mi vanno bene,anche se mi piacerebbe confrontarmi con lui, magari parlarne. Come disse “Lui”:“Nel bene e nel male, purchè se ne parli”».
Martedi 12 Giugno 2007
Tommaso Guidotti
tommaso.guidotti@varesenews.it
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LA LETTERA DI ENEA BONTEMPI AL QUOTIDIANO ON-LINE VARESE NEWS:
Egregio direttore,
avvalendomi del Suo quotidiano come tramite, mi rivolgo agli antifascisti della provincia di Varese per segnalare un grave fatto, vale a dire la smaccata apologia del fascismo chiaramente e inequivocabilmente ravvisabile nei gadgetche ‘decorano’ i locali interni di una trattoria sita in una zona centrale diGallarate.
Qualche giorno fa mi è capitato di fermarmi in questa trattoria per pranzare e sono rimasto profondamente turbato dalla impressionante panoplia di fascilittori e manganelli, busti e fotografie in formato gigante del duce con la mano tesa nel saluto fascista, frasi e slogan fascisti variamente riprodotti,bandiere della RSI ed elmetti, nonché foto di gerarchi fascisti e nazisti che
‘decorano’ i muri di questa trattoria la quale, attraverso la stessa
denominazione, suggerisce l’idea che quei nefasti regimidittatoriali, razzisti,guerrafondai e antioperai, possano ancora risorgere.
Sono certo che ogni antifascista è perfettamente al corrente del fatto che nel nostro paese l’apologia del fascismo è un reato previsto dalla legge 20 giugno 1952 , n. 645 (contenente “Norme di attuazione della XII disposizionetransitoria e finale, comma primo della Costituzione”), detta anche “legge Scelba”, la quale, inoltre, all’art. 4 sancisce il reato commesso da chiunque
“fa propaganda per la costituzione di una associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità” di riorganizzazione del disciolto partito fascista, oppure da chiunque “pubblicamente esalta esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalitàantidemocratiche”.
A quanto prescritto dalla legge si aggiunge poi un’altra certezza, e cioè che fatti come questi sono il frutto amaro del revisionismo storico che ha postosullo stesso piano la lotta partigiana e l’azione dei “ragazzi di Salò”.
Ritengo pertanto che l’ANPI, quale importante organizzazione impegnata a difendere e affermare i valori della Resistenza e dell’antifascismo, dovrebbe intervenire segnalando alle autorità di pubblica sicurezza la flagrante violazione della normativa surricordata, poiché è inaccettabile che i proprietari o gestori di un locale pubblico frequentato da molte persone “esaltino esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo”.
Qualora la segnalazione non dovesse sortire apprezzabili risultati (ossia la rimozione dei gadget nazifascisti esposti all’interno di detto locale), l’ANPI dovrebbe, a mio avviso, prendere in considerazione altre forme di azione percontrastare questo genere di propaganda, che è un insulto alla memoria dei partigiani morti nella lotta di liberazione nazionale e una provocazione verso
gli antifascisti presenti nel nostro territorio.
Venerdi 8 Giugno 2007
Enea Bontempi