|
|
Alceste Campanile 32 anni dopo:
c’è l’assassino ma la giustizia è assente
Paolo Bellini, pentito, è credibile e quindi è l’assassino di Campanile. Ma le attenuanti “prevalgono” sulle aggravanti e il reato è prescritto. Gli anni Settanta ancora incombono sulla storia del nostro Paese
REGGIO EMILIA (30 OTT. 2007) – Si è concluso oggi pomeriggio intorno alle 18 il processo a carico del pentito Paolo Bellini che si è autoaccusato dell’omicidio di Alceste Campanile, avvenuto il 12 giugno 1975 a Montecchio.
Il tribunale ha ritenuto le attenuanti generiche prevalenti sulle aggravanti e pur riconoscendo che il pentito è “attendibile” e quindi colpevole dell’assassinio di cui si accusa, il reato è però prescritto.
I familiari di Alceste Campanile hanno lasciato il tribunale senza rilasciare dichiarazioni. Il procuratore capo Materia ha invece annunciato che ricorrerà in appello, anche se per capire i contorni della sentenza sarà necessario attenderne le motivazioni. Paolo Bellini è già stato condannato per altri omicidi e per l’attentato al bar Pendolino.
Bellini, che aveva chiesto il rito abbreviato, era comparso verso le 11.30 davanti al giudice Riccardo Neruzzi. Il processo si è svolto rigorosamente a porte chiuse. L’ex primula nera ha confessato ben 11 omicidi. A Brescia però è stato prosciolto per l’uccisione di due muratori cutresi perché i giudici non lo hanno ritenuto attendibile. Il procuratore reggiano Italo Materia pensa invece che sia attendibile nel momento in cui racconta di aver assassinato Alceste Campanile. E’ stata chiesta l’archiviazione per le quattro persone, fra cui un reggiano, che Bellini ha tirato in ballo come corresponsabili del delitto.
Il fratello di Alceste: “Resta solo amarezza”
Domenico Campanile: “Ci aspettavamo una condanna a 30 anni, però dopo 32 anni l’assassino di Alceste ha un nome”
REGGIO EMILIA (31 OTT. 2007) – Delitto Campanile: il giorno dopo il proscioglimento di Paolo Bellini, parla il fratello di Alceste, Domenico. ‘Ci aspettavamo una condanna severa – dice – ma la cosa più importante è che finalmente c’è un colpevole’.
‘Dopo 32 anni l’omicidio di mio fratello Alceste ha un colpevole riconosciuto da una sentenza del Tribunale di Reggio Emilia. È questo il fatto più importante’. Sono le prime parole di una sobria lettera che il professor Domenico Campanile ha scritto e diffuso nella serata di oggi, ventiquattr’ore dopo la sentenza emessa nel processo per l’assassinio del fratello Alceste, 22enne militante di Lotta Continua ucciso con due colpi di pistola il 12 giugno del 1975 nelle campagne di Montecchio. ‘Durante l’udienza di ieri – scrive il prof. Campanile – nessuno ha posto in dubbio la colpevolezza di Paolo Bellini, né che si sia trattato di un omicidio organizzato e preparato con cura. Dopo 32 anni difficili e dolorosi è stata accertata una matrice precisa e definitiva: l’omicidio è maturato negli ambienti dell’estrema destra’.
Nel ricostruire i passaggi della sentenza, Domenico Campanile non nasconde tra le righe la delusione: ‘Certo ci si aspettava un condanna severa – 30 anni, così come richiesto dal procuratore Materia – ma al pluriomicida Bellini sono state riconosciute le attenuanti generiche e solo la lettura delle motivazioni potrà spiegare perché. A quel punto l’effetto giuridico non consentiva soluzioni intermedie: le attenuanti, visti gli anni trascorsi, hanno fatto scattare la prescrizione. Per Bellini non si può procedere: è colpevole, ma non dovrà scontare alcuna condanna per l’omicidio commesso’.
La lettera dell’unico fratello di Alceste, che crediamo interpreti anche il pensiero della mamma, la signora Lucrezia, si conclude lasciando timidamente spazio ad un sentimento personale: ‘Tutto questo lascia una profonda amarezza, ma non cambia molto nella sostanza; Bellini rimarrà comunque in carcere per le condanne già ricevute. Resta che un punto importante sia stato segnato, un punto che ricostruisce una verità fondamentale sui responsabili di questa vicenda così lunga e tormentata’.
CHI ERA ALCESTE CAMPANILE?
Ripubblichiamo uno stralcio del quotidiano Lotta Continua del 14 giugno 1975, in cui si dà la notizia della morte di Alceste. In queste settimane (a partire dalla Triennale di Milano) si ricordano gli Anni Settanta. E’ un modo questo per rivivere il clima di quei giorni.
(altri materiali si possono leggere sul sito dedicato ad Alceste Campanile)
Da Lotta Continua del 14/06/1975
REGGIO EMILIA, 13 – Alceste Campanile, un compagno di Lotta Continua di 22 anni, notissimo in tutta Reggio per la sua militanza nel Movimento degli studenti e nelle Mobilitazioni antifasciste, è stato assassinato questa notte con due colpi di pistola sparati a bruciapelo alla nuca e al cuore. Il suo corpo con un braccio ritorto sulla schiena è stato rinvenuto questa notte, all’1,30, in una pozza di sangue, sul ciglio della strada provinciale tra Montecchio e Sant’llario. Si tratta con tutta evidenza di una esecuzione sommaria ad opera dei fascisti. Alceste era da tempo oggetto di minacce da parte dei fascisti. Aveva già subito due aggressioni – con relativa denuncia per « rissa » ad opera della questura; in una, nei giorni successivi alla strage di Brescia, mentre allontanava alcuni squadristi dal comizio antifascista, aveva riportato numerose ferite al viso. Aveva subito altre denunce per occupazioni di scuole.
Alceste era stato una avanguardia conosciuta del liceo scientifico ‘Spallanzani’, e per iniziative di antifascismo militante. L’ultima in ordine di tempo, quando all’Iti il segretario del Fronte della Gioventù era stato cacciato dalla scuola e l’assemblea ne aveva decretato l’espulsione, ratificata poi dal preside. Numerosi altri indizi, d’altronde, riportano ai fascisti. A Reggio Emilia l’organizzazione del MSI non è particolarmente forte, tanto è vero che, grazie alla ferma mobilitazione popolare, non è stato tenuto alcun comizio fascista durante la campagna elettorale. Ma ha solide basi, invece, una organizzazione fascista clandestina, denominata XV Legione Europa, che fa capo al missino Roberto Leoni, già responsabile del Fronte della Gioventù. Questa organizzazione è in contatto diretto con una analoga organizzazione di Parma, la XIV Legione Europa, tra i cui organizzatori troviamo altri noti fascisti, tra cui Mazzitelli, Parisetto e Ballabeni, l’ultimo dei quali è testimone a discarico nel processo contro gli assassini di Mario Lupo. Entrambe queste organizzazioni hanno partecipato, nei giorni 22 e 23 dicembre del ‘74, ad una riunione nel ristorante II Cunettone, sulle rive del lago di Garda, promossa dall’analoga organizzazione Legione Europa che opera a Milano e che è capeggiata dai noti fascisti Radice e Caggiano.
In una corrispondenza tra il gruppo milanese ed i gruppi di Parma e Reggio, pubblicata da un settimanale democratico di Parma, si parla di azioni clamorose da tenere, in concomitanza con la fine del processo Lupo ed alla vigilia delle elezioni. Nella stessa corrispondenza si fa riferimento all’invio di armi da Parma a Milano e all’invio di « elementi addestrati » da Milano e Parma. Ora negli ultimi tempi, in compagnia dei fascisti locali, sono stati visti a Reggio Emilia alcuni elementi sicuramente provenienti da altre città. L’assassinio di Alceste Campanile è sicuramente opera di elementi addestrati e ben organizzati, che hanno agito con fredda predeterminazione: basta pensare che il secondo colpo, quello al cuore, è stato sparato quando Alceste era già caduto a terra, e, secondo il medico, era già sicuramente morto, come « colpo di grazia ».
L’ultima giornata della sua vita Alceste l’aveva passate a Bologna per dare un esame all’università (Discipline Arte, Musica e Spettacolo) – dove era iscritto. Era tornato poi a Reggio, aveva cenato in famiglia, ed era uscito di casa verso le 10 per andare a ballare a Montecchio, in un locale dove era conosciuto. Aveva chiesto un passaggio al fratello, ma non avendolo ottenuto, si era probabilmente deciso ad andare in autostop.
Qui ha trovato i suoi assissini ad aspettarlo; forse ha ottenuto da loro un passaggio, forse è stato sequestrato con le armi, o forse ha trovato, tra i suoi assassini, qualcuno di cui si è fidato che Io ha invitato a salire in macchina. Secondo una versione che deve ancora trovare conferma, Alceste sarebbe stato visto cenare in un ristorante sopra Montecchio in compagnia di un’altra persona. Un cameriere, a cui è stato mostrato il cadavere di Alceste, lo avrebbe riconosciuto. Una cameriera, legata al padrone del locale, notoriamente fascista, non lo avrebbe invece riconosciuto; ma le è stata mostrata una foto di Alceste di 5 anni fa. Dal ristorante Alceste e il suo accompagnatore sarebbero usciti verso mezzanotte. Al dancing invece non è stato visto.
documentazione