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Il leghista ha invocato metodi da Terzo Reich con gli immigrati prepotenti.
La comunità israeliana: «Siamo offesi». La notizia fa il giro del mondo
Bettio e le SS, querela degli ebrei
Bufera in Parlamento: «Vergogna». I partigiani: intervenga la Procura
Il caso è rimbalzato in Senato.
Valpiana: «Frasi inaccettabili da un rappresentante delle istituzioni»
Bufera su Giorgio Bettio, il leghista che lunedì in consiglio ha auspicato i metodi delle SS per far capire agli immigrati «come ci si comporta», partendo da un caso personale, legato alla madre. Ilan Brauner, medico di origine israeliana, annuncia: «Come comunità ebraica valutiamo un’azione legale». Il presidente dell’Anpi, Umberto Lorenzoni, non usa mezzi termini: «E’ assolutamente impossibile che un popolo civile sopporti simili imbecillità. Lo voglio incontrare, Bettio, per spiegargli cos’è stato il nazismo. La magistratura, anzichè dormire, dovrebbe intervenire». Il caso è approdato in Senato.
Stupore, ma soprattutto indignazione. E carte bollate pronte a partire da parte della comunità ebraica. Le parole di Bettio, lunedì a palazzo dei Trecento, sono passate senza colpo ferire sopra le teste delle opposizioni. E pare che tra i banchi leghisti abbiano trovato addirittura qualche plauso. Ma il giorno dopo l’imbarazzo nel partito è generale, tanto che il capogruppo del Carroccio Mauro Michielon si blinda dietro una motivazione piuttosto debole: «Quella di Bettio è stata una comunicazione personale». Eppure le parole sono pietre: intervenuto per dare sostegno all’ordinanza anti-sbandati sottoscritta dal sindaco Gobbo, lunedì Bettio ha proposto un ulteriore giro di vite per punire gli immigrati che fanno i ras «nei nostri condomini» ma soprattutto per «selezionare» quelli a cui dare la residenza nel capoluogo. Come? Bettio non ha dubbi: mettendoli sotto osservazione, per mesi. E, alla fine, premiare gli onesti cacciando gli inadeguati. A coronamento del ragionamento, l’uscita dello scandalo: «Sarebbe giusto far capire agli immigrati – ha detto Bettio – come ci si comporta usando gli stessi metodi dei nazisti. Per ogni trevigiano a cui recano danno o disturbo, io ne punisco dieci dei loro. Siamo in guerra, è tempo di reagire di conseguenza». Ilan Brauner, rappresentante della comunità ebraica di Treviso, raggiunto a Roma della notizia, si è attivato per proporre ai vertici della comunità romana un’azione legale contro Bettio. «una querela – dice Brauner – a cui far partecipare l’intera comunità ebraica come persona offesa». E’ infuriato Lorenzoni, presidente dell’Anpi. I partigiani potrebbero anche fare la loro comparsa al prossimo consiglio comunale. «Gente di questo genere – dice Lorenzoni – dovrebbe provare sulla propria pelle cos’è stato il nazismo, prima di parlare. Quello che dice Bettio dimostra la bassezza in cui vive. Mi stupisco che l’opposizione sia stata zitta: le persone civili si ribellano di fronte a una simile ignoranza crassa. Potremmo anche denunciare Bettio – dice Lorenzoni – ma il problema è che la magistratura dorme davanti a queste cose». I partigiani denunciano quella che ritengono la punta di un iceberg: «Il razzismo – insiste Lorenzoni – da tempo serpeggia nella Marca. Ed è esploso lunedì a palazzo dei Trecento. Quello che maggiormente indigna è che questa affermazione non ha scomposto Gobbo». L’episodio richiama alla mente le uscite di Gentilini a difesa dei «ragazzi» dell’estrema destra. Ricorda le sue battute razziste come quella sugli immigrati vestiti da leprotti. I carri piombati evocati, anni fa, da un altro leghista. Ieri sera, in Senato, Tiziana Valpiana di Rifondazione ha detto: «Credo che questo Parlamento dovrebbe chiedersi se è normale che in una istituzione repubblicana sia possibile pronunciare simili parole. Chiedo al ministro dell’Interno di intervenire». La notizia, intanto, faceva il giro del modo con France Presse.
(05 dicembre 2007)
il giornale online
I magistrati stavolta si muovono senza esitazioni: Bettio sotto inchiesta anche per istigazione all’odio razziale e istigazione a delinquere. Sarà acquisito il verbale
Indagato per apologia del nazismo
La Procura apre un fascicolo. Fojadelli: «Stiamo andando fuori di senno»
Saranno ascoltati tutti i politici presenti alla seduta TREVISO. Giorgio Bettio è indagato per apologia del fascismo e del nazismo, istigazione all’odio razziale e istigazione a delinquere. Lo conferma lo stesso Antonio Fojadelli che acquisirà il verbale della seduta del consiglio comunale di lunedì, in cui il consigliere leghista, nel silenzio sia della maggioranza che dell’opposizione, aveva auspicato i metodi delle SS naziste per far capire agli immigrati «come ci si comporta». Dunque la Procura di Treviso, solitamente cauta nell’affrontare i temi della politica locale, con Bettio si muove senza esitazioni.
«Stiamo andando fuori di senno, ad un certo punto è ovvio che si rischia di dover far intervenire il codice penale». Così il capo della Procura di Treviso annuncia le sue intenzioni nei confronti di Giorgio Bettio. Le sue parole su Ss e immigrati non potevano certo passare inosservate ad Antonio Fojadelli, soprattutto alla luce delle violente polemiche che hanno seguito il consiglio comunale di lunedì sera. Il leghista, ad oggi comunque senza la tessera del partito, è stato scaricato da tutti: dal sindaco Gian Paolo Gobbo, come era prevedibile, allo stesso sceriffo Gentilini che, al pari di Bettio, ha avuto e ha i suoi problemi con la giustizia per le roboanti affermazioni anti immigrati e omosessuali.
Dunque, scaricato da tutti, Bettio si ritrova anche indagato a tempo di record dalla Procura di Treviso per apologia del fascismo e del nazismo, istigazione all’odio razziale e istigazione a delinquere, e a nulla sono valse le sue pubbliche scuse di ieri pomeriggio. «Era il minimo che potesse fare – ha detto Fojadelli – sono espressioni che dovrebbero fermarsi sulla soglia della buona educazione. Ma questa non è stata sufficiente e si continua ad alzare il tiro». Il magistrato ha poi indirettamente attaccato chi ha messo in dubbio la volontà di intervenire della Procura: «Vedo tanta gente che vuole insegnarmi il mestiere – ha aggiunto riferendosi agli esponenti della sinistra radicale, Atalmi e Sabiucciu, e al presidente dell’Anpi Umberto Lorenzoni – però nessuno ha dimostrato di avere un senso del dovere tale da farmi avere le affermazioni del consigliere comunale. Per questo motivo dovrò richiedere io stesso il verbale di quanto accaduto a Palazzo dei Trecento». Con ogni probabilità sarà lo stesso Fojadelli a condurre le indagini che saranno affidate alla Digos: «Deciderò in un secondo momento a quale sostituto delegare la questione».
Verranno quindi ascoltati tutti gli esponenti politici presenti al consiglio comunale, sia della maggioranza che dell’opposizione. Quegli stessi consiglieri, compreso il sindaco Gian Paolo Gobbo e il vice Giancarlo Gentilini, che non avevano aperto bocca durante la seduta dopo che Bettio aveva pronunciato la frase sulle Ss naziste. Allo stesso tempo verrà acquisito dalla Procura il verbale della seduta così da sentire in modo chiaro le parole esatte del consigliere leghista, che a sua volta sarà interrogato da Fojadelli.
E per quanto riguarda Gentilini e le denunce nei suoi confronti per le frasi sulla «pulizia etnica per i gay»? Fojadelli dice di non aver ancora fatto il punto della situazione con il sostituto procuratore Antonio De Lorenzi. «Il punto – aggiunge il magistrato – è che si invoca sempre più l’intervento della magistratura. E questo perché alzando il tiro, si sta andando fuori di senno e ad un certo punto è ovvio che si rischia di dover utilizzare il codice penale».
(06 dicembre 2007)
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