|
|
Assalto al Paz: anche la No Border si costituisce parte civile
Prima udienza, questa mattina, dello stralcio riminese del processo per il tentato assalto al centro sociale Paz.
RIMINI | 18 marzo 2008 | Era il 24 settembre scorso (nella foto il matariale sequestrato ai fermati), quando, grazie ad alcune intercettazioni, veniva sventato l’assalto al Laboratorio Occupato Paz di Rimini. Un centro sociale che il Comune aveva già manifestato l’intenzione di chiudere. Ma dove non poteva mettere ordine la democrazia, potevano loro: questo volevano dimostrare, secondo gli avvocati di parte civile, gli autori del tentato assalto. Un tentativo di sostituirsi alla Pubblica Amministrazione, facendole fare, dando fuoco allo stabile di via Monte Vecchio, la figura di ente incapace di garantire la sicurezza dei suoi cittadini. Seguendo questa tesi l’avvocato di parte civile del Comune ha chiesto 30mila euro per il danno morale all’unico imputato dello stralcio riminese del processo: il ventitrenne Pasquale Rubbera. Gli altri 12 imputati, che hanno scelto il giudizio abbreviato, verranno giudicati a Bologna a partire dal 15 aprile. A bloccare il loro tentativo, lo scorso settembre, le indagini, coordinate dalla Dda di Bologna, avviate su alcuni militanti di Forza Nuova e basate su alcune intercettazioni, telefoniche e ambientali. I testi di quelle intercettazioni sono state depositate dagli avvocati di parte civile, insieme a una fitta documentazione dei testi pubblicati sul sito di Forza Nuova, sia della sessione riminese che nazionale, e a una rassegna fotografica degli attentati precedenti al settembre scorso. Nel luglio scorso, in particolare, in via Montevecchio si erano verificati altri attentati, con auto date alle fiamme. Stamattina in tribunale si sono costituite le parti civili di questa parte del processo dove l’unico imputato è accusato di tentato incendio, tentato sequestro, aggravati da finalità di terrorismo. Se era prevedibile l’accettazione da parte dei giudici della costituzione di parte civile del Comune e del custode dello stabile, che nei piani del gruppo doveva essere immobilizzato e sequestrato, meno scontata era invece quella della No Border. L’associazione, in difesa degli immigrati, che nello stabile aveva arredi e computer: veri obiettivi dell’incendio mancato. Ai giudici, quale rimborso morale – visto che non ci sono stati danni materiali – l’associazione ha chiesto che in caso di condanna la sentenza venga pubblicata sui giornali locali a spese del condannato. Da parte sua la difesa, nelle prossime udienze, cercherà di dimostrare che il suo assistito, residente a Cesenatico, non aveva avuto ruolo nelle precedenti azioni del gruppo contro il Paz, e si trovò coinvolto per caso nell’azione progettata per quella sera, solo perchè doveva accompagnare un parente. Da Forza Nuova, secondo la difesa, il giovane era uscito tempo prima. Infine, per la difesa, quello del gruppo non può essere neppure considerato un vero e proprio tentativo di reato: le forze dell’ordine, infatti, bloccarono i giovani appena saliti in macchina, quando erano ancora lontani dal Paz. La prossima udienza riminese del processo è stata fissata per il 2 luglio. Intanto, il Comune ha continuato ad avvisare il Paz e la No Border dell’intenzione di chiudere il centro sociale. L’ultima lettera del sindaco in questa direzione è del 22 febbraio.
repressione_F