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anarcotico
Rassegna stampa Rogo nella sede dei «repubblichini»
L’AZIONE CONTRO I REDUCI DELLA RSI
RIVENDICATA VIA INTERNET DALL’«ANTIFASCISMO MILITANTE»
«Oggi l’antifascismo militante ha fatto visita e reso inagibile la sede dell’Unione Nazionale Combattenti della Rsi di Torino, covo di fascisti amici di Forza Nuova, di reduci delle SS, di gruppi dell’estrema destra europea». Arriva via Internet la rivendicazione dell’attentato di ieri mattina nei sotterranei di corso Giulio Cesare 23 bis, dove ha sede la federazione provinciale della Unione Nazionale Combattenti della Rsi, presieduta da Gian Maria Guasti, 79 anni. Porta forzata con una spranga, pareti annerite dalla fuliggine dal falò alimentato con il computer della segreteria, fotografie incorniciate tolte dai muri, magliette e documentazione propagandistica tirati fuori dagli armadietti. Tutto accatastato in un angolo della sala riunioni, abbastanza lontano dalla porta per consentire agli incendiati di uscire dall’ufficio senza rimanere soffocati. Sulle pareti sono rimaste le scritte con vernice spray: «Chiudere i covi di questi amici di Erich Priebke, delle SS e di Forza Nuova», falce e martello accompagnate dalla sigla «Antifascisti organizzati» e la dicitura «Dax vive 16.03.03», riferimento a Davide Cesare, 26 anni, detto «Dax», ucciso due anni fa da uno skin-head con una coltellata al collo. A dare l’allarme poco dopo le 11,30 è stato Matteo Gianna Tempo, titolare di una negozio di acconciature per uomo a pochi metri di distanza. «Ho visto il fumo uscire da una grata e ho telefonato ai vigili del fuoco» dice. «Esprimo piena e convinta solidarietà agli anziani valorosi ex combattenti della Rsi per l’atto criminoso compiuto contro la loro sede di Torino ed i loro ricordi militari – ha dichiarato l’europarlamentare leghista Mario Borghezio, arrivato sul posto poco dopo i vigili del fuoco -. A Torino si sta creando all’inizio della lunga campagna elettorale un pessimo clima da Anni 70». Preoccupazione legata anche a episodi ancora poco chiari. Come il fucile mitragliatore trovato due giorni fa in un cassonetto dell’immondizia poco distante dal centro sociale Askatasuna. Anche se gli inquirenti escludono collegamenti con gli ambienti dell’estremismo politico. Ieri mattina, agenti della «Volante» e della Digos hanno avviato gli accertamenti sull’attentato assieme ai colleghi della «scientifica». «Tutto accade dopo che alcuni giornali hanno pubblicato il nostro indirizzo e i miei numeri di telefono, a proposito del raduno in Val di Susa (gemellaggio con l’associazione superstiti della Divisione Waffen SS “Charlemagne”, addetti alla difesa del bunker di Hitler, programmato per il 27 maggio a Condove, ndr) – spiega il presidente Guasti -. Il tutto inquadrato in una “campagna di stampa” contro di noi». I dati erano, però, disponibili sul web e chiunque avrebbe potuto attingere a numeri e indirizzi, senza attendere gli articoli sui giornali. Aggiunge Guasti: «Questa gente non ha capito che gesti del genere sono controproducenti. Abbiamo ricevuto soltanto solidarietà, molti hanno chiamato per iscriversi». Guasti ha ricevuto chiamate di solidarietà tra gli altri da Romano Mussolini e dal presidente provinciale di An Agostino Ghiglia. Ma ha incassato anche una provocazione. Ore 11,30, voce giovane e femminile: «Sono contenta che ti abbiano bruciato la sede». Forse, la chiamata ha lasciato una traccia sul cellulare. Materiale per la polizia.
cla. lau.
La Stampa
19/4/2005