pubblicato il 28.04.15
Napoli 25 Aprile, rimossa la targa per Iolanda Palladino ·
Era stata apposta dalla Rete antifascista nei pressi della sede di Casa Pound
E' stata rimossa nel giro di poche ore la lapide in memoria di Iolanda Palladino, apposta ieri dalla rete antifascista napoletana all'angolo tra via Foria e via Cesare Rosaroll. I manifestanti, che in occasione della festa della Liberazione hanno sfilato in corteo, ieri hanno reso omaggio alla ragazza morta 40 anni fa in seguito alle ustioni causate da una bottiglia molotov lanciata dai fascisti. Sulla targa, inchiodata a pochi metri dalla sede di CasaPound (ex sezione Berta), c'era scritto: "In memoria di Iolanda Palladino, uccisa dalla violenza fascista". Al corteo è stato poi vietato il passaggio in prossimità della sede di CasaPound, blindata dalle forze dell'ordine per evitare scontri.
La sparizione della lapide riaccende oggi le tensioni tra militanti di sinistra ed esponenti di estrema destra. Solo poche ore fa il partigiano Antonio Amoretti aveva invitato i ragazzi a restare uniti. "E' vergognoso - protesta un rappresentante del Coordinamento Kaos - che non si permetta a un corteo di cittadini, studenti e migranti di commemorare una delle vittime del fascismo, che non sia stato consentito a quel corteo il passaggio in via Foria, e che sia stato spiegato un numero di agenti sproporzionato rispetto al numero di partecipanti". "Riteniamo grave e offensivo questo gesto - dice Adolfo Vallini di Usb- chiederemo al Comune di Napoli di installare una targa in memoria di Iolanda Palladino".
http://napoli.repubblica.it/cronaca/2015/04/26/news/25_aprile_rimossa_la_targa_per_iolanda_palladino-112875197/
24 giugno 1975: i funerali di Iolanda Palladino
24 giugno 1975: A Napoli si tengono i funerali di Iolanda Palladino, uccisa da un gruppo di fascisti dell'Msi napoletano della sezione "Berta". La giovane ragazza sta tornando a casa dopo un breve giro con la sua auto quando si trova imbottigliata nel traffico dei festeggiamenti per la vittoria del PCI alle amministrative. È in corso infatti un grosso corteo di auto che sfilano per il centro di Napoli con le bandiere rosse per festeggiare il risultato elettorale.
Un gruppo di fascisti dell'Msi tra cui Umberto Fiore, cameriere di 20 anni, Giuseppe Torsi, operaio di 19 anni, Bruno Torsi, apprendista di 16 anni, raggiungono la manifestazione e si appostano sulle scalinate di via Michele Tenore, da lì lanceranno una bottiglia molotov sul tettuccio della 500 di Iolanda, per punirei "rossi" nel mucchio. La ragazza scende dall'auto quando le fiamme l'hanno già ricoperta e trasformata in una torcia umana. Quando alcuni passanti la soccorrono e la portano in ospedale, Iolanda è completamente ustionata. Dopo essere stata trasferita al centro ustioni di Roma muore il 21 giugno dopo una lunga agonia, in cui rimane sempre cosciente.
Il 24 a Napoli nella basilica ci sono i funerali della giovane simpatizzante di sinistra. Vi partecipano migliaia di persone tra cui moltissimi operai dell'Alfasud, e tanti antifascisti napoletani, che durante il funerale e durante il trasporto al cimitero salutano Iolanda con cori antifascisti e corone di fiori.
Durante il percorso del corteo funebre verso il cimitero, alcune migliaia di antifascisti, si dirigono prima in via San Giovanni e poi in via Foria, dove c'è la sede missina a cui appartengono gli assassini di Iolanda.
In via San Giovanni, viene divelta e danneggiata un'insegna dell'Msi, poi in via Foria il corteo viene caricato duramente dalla polizia, che difende la sede fascista. I fascisti hanno appeso in questa via uno striscione provocatorio su cui è scritto: "Né Dio né gli uomini fermeranno la violenza fascista". Lo striscione viene tolto dagli antifascisti e dopo ne segue una carica della Polizia. Dopo gli scontri il corteo viene ancor caricato dalle forze dell'ordine quando cerca di depositare una corona di fiori nel luogo dell'attentato squadrista.
Fiore scappato ad Ischia i giorni dopo la l'omicidio viene arrestato e dopo aver confessato, viene condannato con gli altri imputati a sei anni e otto mesi di carcere. La famiglia Palladino non ricevette alcun tipo di risarcimento e alcuni degli assassini fascisti, qualche tempo dopo, si arruolarono fra le fila dei Nar di Fioravanti.
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