L'autore del documentario del 2008 dovrà versare 15mila euro (più 8-9mila di spese) a Guerzoni, cantante dei "legittima offesa": "Noi white criminal, ma niente etichette"
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Claudio Lazzaro ha l’aria di non aver ancora capito bene, “i tempi – ripete – sono cambiati”. Non se l’aspettava. “Io quel film l’ho fatto innanzitutto per capire, l’ho fatto parlare. E poi, certo, volevo contrastare lo sdoganamento della destra estrema che c’era stato nel 2005, con Berlusconi sullo stesso palco di Romagnoli della Fiamma Tricolore”, racconta Lazzaro, giornalista di lungo corso, ex Europeo, ex Corriere della Sera, inviato di guerra nei Balcani e poi filmaker. Non proprio un estremista, tutt’altro che militante.
Era il 2008. E sette anni dopo Lazzaro, con la sua società che produsse il documentario Nazirock, edito da Feltrinelli, è stato condannato a pagare 15mila euro, più otto-novemila di spese, in favore di Luigi detto Gigi Guerzoni, il 40enne cantante e frontman bolognese dei Legittima offesa che canta per gli “eroi” di Salò, si dichiara apertamente “revisionista” sullo sterminio degli ebrei e tutto sommato, pur rigettando le etichette, non disdegna i richiami al “nazionalsocialismo”. Lo dice anche nell’intervista concessa a Lazzaro, finita in parte nel documentario e offerta in versione integrale agli acquirenti del dvd.
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Un estremista vero, Gigi Guerzoni, già dirigente in erba di Forza nuova, con un bel curriculum di denunce rimediate da giovane per porto abusivo d’armi improprie e resistenza a pubblico ufficiale e una condanna in primo grado e in appello per un pestaggio avvenuto proprio nel novembre 2008 nella cuore della sua Bologna. Insieme a tre amici estremisti come lui, a quanto pare tutti ubriachi, concluse una festa di compleanno nel loro locale di riferimento in piazza della Mercanzia, sotto le Due Torri, picchiando uno studente calabrese reo di aver reagito ai primi insulti dei neri evocando i partigiani: fratturati setto nasale e mascella. Guerzoni ha preso tre anni e quattro mesi, aspetta la Cassazione.
Di Nazirock era uno dei protagonisti, Gigi. Con i leader di Forza Nuova, Luca Romagnoli della Fiamma, altre band dell’ultradestra e vecchie conoscenze come Andrea Insabato che fece l’attentato al manifesto nel 2000 e l’ex Nar Luigi Ciavardini, condannato per la strage alla stazione di Bologna nonostante i molti dubbi sul processo e le campagne innocentiste che superavano gli angusti confini della destra radicale. “Chi tocca un camerata pericolo di morte, se già ci conoscete è perché le avete prese, siamo gli squadristi della curva bolognese”, cantano i Legittima offesa. Nell’intervista a Lazzaro, concessa liberamente per poi non firmare la liberatoria, Guerzoni parla di “rock nazionalista, circuito skinhead, white power”; spiega “Onore e gloria” per Salò; dice che le etichette non gli piacciono ma se proprio deve darsene una preferisce “white criminals” a “white power”, “nazional socialismo” a “nazirock” e “naziskin” che per lui sono termini che non esistono, “inventati dai giornalisti”. Nazirock lo inventò Valerio Marchi, sociologo, era il titolo di un libro uscito nel ‘97 per Castelvecchi.
La sentenza esecutiva di primo grado, emessa dalla sezione specializzata per la proprietà industriale del Tribunale di Roma, presidente Tommaso Marvasi e giudici Marzia Cruciani e Paolo Catallozzi (estensore), dice che il documentario “si presenta lesivo dell’onore e della reputazione” di Guerzoni “in quanto induce il pubblico a ritenere che si faccia portatore di idee violente, antidemocratiche e non rispetose degli altri”. Che appartenesse a Forza Nuova, dove era responsabile per i giovani, interessa poco ai giudici. Il “pensiero fascista” non c’entra.
Anzi Forza Nuova “non sembra conformarsi ad una determinata corrente di pensiero ideologico – scrivono i giudici – avendo optato per un rifiuto delle categorie storiche di destra e di sinistra”. Poco importa che fascismo e neofascismo si siano dichiarati mille volte al di là della destra e della sinistra, da Bombacci a Pino Rauti e a Terza Posizione. Il risarcimento è dovuto per la “gravità dell’offesa” e per i concerti che la band avrebbe perso a causa di Nazirock. “Balle – replica Lazzaro –, ne hanno fatti moltissimi di concerti. E io ho subito intimidazioni, certo non so da chi. Appena apro un sito internet me lo distruiggono. Ho avuto altre cinque cause, le ho vinte tutte. E il film non è mai arrivato nei cinema, né alle tv generaliste. Solo Sky”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/06/02/nazirock-non-si-puo-dire-claudio-lazzaro-costretto-a-pagare-il-cantante-neofascista/1735950/
repressione
r_emiliaromagna