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15 Ottobre 2005
Una testimonianza da indymedia:
manifestazione e contromanifestazione a Vicenza
by mario () Saturday, Oct. 15, 2005 at 8:22 PM
La manifestazione di Forza Nuova in occasione dell’apertura della nuova sede e la contromanifestazione antifascista nel centro storico di Vicenza.
Quelle che intendo riportare sono solo le impressioni di un passante, benchè indignato. Ho avuto la sfortuna di attraversare Corso Palladio tra le cinque e mezzo e le sei di oggi, sabato 15 ottobre. Non sapendo nulla non capivo cosa stesse succedendo: in Piazza Matteotti (all’inizio del Corso) un gruppo non molto nutrito di ragazzi in kefia e con qualche striscione non poteva procedere lungo il corso, sbarrato da una decina di celerini.
Questi, vedendomi con ragazza e bambino per mano, mi hanno lasciato procedere, così come lasciavano liberamente circolare i passanti “non politicizzati”.
Più su lungo il corso qualche altra camionetta e un paio di celerini appostati dietro un’angolo e il solito viavai di gente indifferente che fa le vasche, tipico del sabato pomeriggio.
Persino un chiosco di diessini che invitavano a votare per le primarie!
Poi, un centinaio di metri più su, l’onda nera di FN: caschi in testa, aria minacciosa, cantavano l’inno nazionale.
Sguardi d’odio perchè non mi spostavo abbastanza in fretta per farli passare. Erano palesemente i padroni della situazione.
Più oltre il solito vuoto, il viavai provinciale, il chiacchericcio davanti alle vetrine.
Solo un brandello di conversazione “impegnata”: una vecchia parlava ad una donna di mezza età, pare che fosse indignata anche lei per la parata di FN.
Ma l’altra le rispondeva, non vorrai mica unirti ai comunisti, eh?
Con rabbia, ma ho dovuto tirare dritto.
da: IL GIORNALE DI VICENZA
Domenica 16 Ottobre 2005 cronaca Pagina 9
Alta tensione tra Piazza e Poste
Contrà Muschieria per un’ora “terra di nessuno” in mezzo agli slogan
di Antonio Trentin
Duecento metri di centro storico, giusto nel cuore della città, sono diventati incandescenti – ieri verso sera – per le contemporanee manifestazioni di Alternativa sociale, che inaugurava in piazza la sua nuova sede «perché è un nostro pieno diritto», e della sinistra più o meno estrema, che protestava contro «il razzismo nazista estraneo a Vicenza non vuole». Se l’erano promesso: sarà confronto aspro. Hanno mantenuto.
Le due cose erano annunciate, la tensione anche. «Vogliamo arrivare in piazza delle Poste», quindi praticamente addosso agli avversari e a ridosso della loro sede, aveva comunicato Francesco Pavin, capo-megafono dello schieramento “antagonista” che puntava a «riprendersi il territorio». Come replica: «Alla faccia della democrazia e del pacifismo… Sono patetici. Saremo qui ad aspettarli». In tutto questo, nessuna sorpresa per polizia e carabinieri.
Stupore e qualche preoccupa zione, invece, tra la gente a passeggio – che per un’ora ha visto isolata la zona tra piazzetta Palladio e piazzetta delle Poste – e gran fastidio per la trentina di negozianti che sono rimasti costernati a guardare dalla vetrina la provvisoria paralisi dello shopping. In serata è arrivata per loro la solidarietà dell’assessore alla sicurezza Valerio Sorrentino: «Penso sempre che le manifestazioni politiche del sabato pomeriggio andrebbero fatte fuori dal centro».
Ma a fare le spese più di tutti sono stati, a un certo punto, gli scout arrivati da tutto il Veneto per festeggiare il 90. del Cngei vicentino. Presi in mezzo a un’inedita tri-colorazione degli schieramenti – i “neri” che stazionavano in contrà Garibaldi, i “rossi” che risalivano da piazza Matteotti, i “verdi” (cioè loro) schierati davanti alla loggia del Capitaniato – hanno caricato gli zaini sulle spalle e, a scanso di guai, hanno preso per contrà del Monte, tornando in anticipo nella “tana dei lupetti” a San Biagio.
Una sede per l’estrema destra vicentina, per la mussoliniana Azione sociale e la più radicata Forza nuova che insieme fanno Alternativa sociale (aspettando che anche nel Vicentino spunti qualcuno della terza forza confederata, il Fronte nazionale). Per battezzarla sono arrivati «camerati e simpatiz zanti» da quattro province e qualche Vip della loro dirigenza: il segretario nazionale e quello veneto di Fn, Roberto Fiore e Paolo Carattosidis; e l’avvocato veronese Roberto Bussinello che in primavera era candidato presidente in Regione e che ieri faceva contrasto di look con lo scledense Alex Cioni (in casual “di lotta” da piazza lui, in completo “da governo” il segretario regionale di Azione sociale). Presenza bucata, invece, quella dell’annunciatissima leader Alessandra Mussolini.
Un gazebo, qualche manifesto programmatico e un’ottantina di attivisti – parecchi con il casco sottobraccio e qualcuno con tubi di plastica in mano – hanno fatto presidio in piazzetta delle Poste parlando di «valori della tradizione», attaccando l’accoglienza verso gli immigrati, criticando «chi fa professione di italianità ma dà il voto agli stranieri», aspettando l’ora fatidica. Quale? Quella del scontro – a opportuna distanza – con i trecento che stavano intanto arrivando in piazza dei Signori.
Il corteo formato dai giovani dell’ultrasinistra (Capannone-ex Ya Basta, centri sociali del Vicentino, neofiti del Partito marxista-leninista, Disobbedienti e no-globalisti senza marchio) si era radunato in piazza Matteotti. A singhiozzo come permetteva la polizia, alla fine è arr ivato sotto la torre Bissara, punteggiato da qualche emblematica presenza di capipartito (Olol Jackson dei Verdi, Carlo Pertile del Prc, Giorgio Langella del Pdci, di cui sfilava la federazione giovanile).
Ancora una ventina di minuti, il tempo che i “verdi” del Cngei finissero sfrattati, e i “rossi” sono arrivati a portata di voce dei “neri”. All’angolo di piazzetta Palladio, proprio davanti alla sede prodiana dov’era in allestimento il seggio per la Primaria del centrosinistra, la polizia ha fatto tappo: «Di qui non si passa». E via allora con gli slogan mortiferi contro «i fascisti che Vicenza non vuole» e con la contrapposizione ai «fascisti razzisti» a base di «la nostra città non ha confini, siamo tutti clandestini».
I cento passi di contrà Muschieria sono diventati per un’ora una terra di nessuno. Ai poliziotti schierati davanti alla statua di Palladio con i blindati – mentre pochi metri più in là, in tutta tranquillità, i bar continuavano a servire gli spritz ai tavoli – facevano da pendant i carabinieri che alzavano gli scudi in vista del palazzo rosso delle Poste. In mezzo alla contrà – nel vuoto pedonale fatto dai vigili urbani e nel bel mezzo di un fronteggiamento a colpi di durezze parolaie mai visto negli ultimi anni a Vicenza – sono rimasti solo il questore Dario Rotondi con il suo collaboratore Tiziano Zonta, e il comandante dei carabinieri arrivati da Bassano, Danilo Lacerenza, con il luogotenente di Vicenza, Giovanni Aletta.
«Contro il comunismo la gioventù si scaglia. Boia chi molla è il grido di battaglia»: questo e altri slogan storici del neofascismo sono rimbalzati verso la Basilica, incrociandosi con quelli urlati dall’ancora folto plotone capeggiato da Pavin. Poi è andato tutto rapidamente verso la conclusione.
Salutato Fiore che partiva – dopo aver dichiarato che «i giovani sempre meno sono attratti dal marxismo e dal bolscevismo e sempre più dalla nostra triade Dio-patria-famiglia» – i suoi si sono tolti i caschi e hanno fatto rotta su contrà Fascina e la sede neoinaugurata. Dall’altra parte lo striscione di “Vicenza non vuole i fascisti” ha avuto il via libera per avanzare fino alla meta: «Siamo in piazza delle Poste. Vicenza libera, Vicenza libera…» è stato l’ultimo urlo – davanti ai capannelli di curiosi fermi con l’”ombra” sotto il Campanile o all’angolo di contrà Battisti – prima dello ritorno del corteo, molto sfoltito, verso piazza Matteotti.
CITTÀ DIVISA. A sinistra Disobbedienti, studenti e sindacalisti in piazzetta Palladio, a destra Forza nuova e Azione sociale in piazza delle Poste, vicino alla fontana, che urlano slogan di appartenenza e accendono qualche fumogeno. In mezzo gli scout, che ieri hanno invaso il centro e con le casacche verdi sono passati indifferenti da una parte all’altra, marciando compatti. Durante la manifestazione non vi sono stati episodi di violenza o di cariche (una persona è rimasta ferita più tardi, a cortei finiti, in via Giuriolo): un successo per le forze dell’ordine.
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