La lapide era stata sistemata nel 2004, nell’ottantesimo anniversario dell’omicidio, sul lungotevere Arnaldo da Brescia
La furia iconoclasta di una rabbia che cova sotto la cenere di movimenti sopravvissuti malamente al crollo delle ideologie, sfoga sui simboli la propria inconcludenza. È accaduto ancora ieri sul lungotevere Arnaldo da Brescia: vittima un quadrato di marmo, la lapide che ricorda Giacomo Matteotti, ucciso dalla violenza fascista agli albori del ventennio.
Sarebbe sbagliato liquidare la faccenda come un puro atto di teppismo e di volgare violenza urbana. Perché dietro quel gesto insulso c’è la stessa ferocia priva di progetto che spinge gruppetti di sedicenti neofascisti a provocare una rissa, per futili motivi, direbbero i verbali di polizia, e accanirsi contro un ragazzo come accaduto qualche mese fa a piazza Cavour.
E c’è la medesima non ragione nella scelta di vilipendere ancora, quasi fosse il cadavere, la lapide che celebra l’omicidio di Pierpaolo Pasolini a Ostia.
Episodi che fanno il paio con la ricomparsa dei simboli più orrifici del passato, ovunque in giro per Roma, accanto a quelli mai cancellati, a perenne memoria della violenza dei Settanta.
Che consentono impunemente di imbrattare il marciapiede davanti all’ex sezione dell’Msi di Acca Larentia, teatro della strage in cui morirono 3 giovani del Fronte, o di rubricare a fenomeni di piccola criminalità i “bangla tour” anti immigrati in giro per la città, che questo giornale ha più volte documentato.
C’è un neofascismo, neo, solo nella trita definizione che quotidianamente gli si attribuisce, che suona a orecchio slogan e motti sconfitti dalla storia e li ripropone sfogando ora sul diverso, ora sullo straniero, ora sui simboli la propria incapacità di arrendersi.
Nel mondo che si vorrebbe edificare sulle paure c’è sempre una targa, un simbolo, un individuo e una storia contro la quale prendersela.
Per questo la distruzione della targa di Matteotti è un ulteriore campanello per la coscienza civica di una città e di un Paese che non può negoziare sui fatti, magari sottoponendoli al vaglio di una tribuna televisiva.
Matteotti appartiene alla storia di quel che è stato, non è un avversario, non è un nemico. Era l’uomo politico capace di portare alle estreme conseguenze il gesto democratico della denuncia, in grado di denudare il potere, le sue malefatte, i suoi scandali e i suoi intrallazzi e di intravedere il marcio dove tutti vedevano il nuovo.
Ecco perché non dovrebbe essere un nemico per nessuno. Comunque la pensi.
Eccetto per quella minoranza che ha deciso di collocarsi fuori dal rispetto di qualsiasi regola di civile confronto.
E per primi farebbero bene a isolare questa minoranza, e a prenderne le distanze facendosi trovare in maniche di camicia, bianca, a ricostruire quella targa, i tanti, dagli Alemanno agli Storace, che a quel mondo di teste rasate e croci celtiche, a quell’universo di casePound strizzano l’occhio giornalmente.
http://roma.repubblica.it/cronaca/2017/01/13/news/roma_targa_per_matteotti_vandalizzata_sfregio_alla_citta_-155946950/
II MUNICIPIO: DEL BELLO “LAPIDE INTITOLATA A MATTEOTTI PRESTO SOSTITUITA”
“Sarà ricollocata quanto prima una nuova lapide, intitolata a Giacomo Matteotti, al posto di quella che è stata appena distrutta – dichiara la Presidente Del Bello - è un impegno che prendo come Presidente del II Municipio e come antifascista che non dimentica la barbara uccisione di un uomo a causa delle sue idee.
Questa mattina mi sono recata sul lungotevere Arnaldo da Brescia e, con sgomento, ho visto la lapide, apposta in occasione dell’80° anniversario della morte di Matteotti, ridotta in pezzi. Ritengo questo un crimine odioso che offende la memoria di tutti coloro che hanno combattuto contro il fascismo e colpisce tutti noi che da essi abbiamo ereditato un paese libero.
Il fatto è tanto più ignobile in quanto avvenuto nei giorni dedicati al ricordo e alla memoria che culminano il 27 gennaio data in cui furono abbattuti i cancelli di Auschwitz”.
Il II Municipio ha iniziato ieri le celebrazioni ospitando nel suo territorio la posa, da parte del tedesco Gunter Demnig, di cinque Pietre d’inciampo in memoria di altrettanti deportati scomparsi a seguito delle persecuzioni naziste. Nei prossimi giorni le ANPI territoriali coinvolgeranno i ragazzi delle scuole in un percorso sulla memoria in particolare nel quartiere di San Lorenzo.
Il 27 gennaio si svolgerà, presso la scuola Aurelio Saffi, la presentazione del libro di Elvira Tomassetti e Rolando Galluzzi “19 luglio cadono le bombe – Cronaca familiare storia e memoria a San Lorenzo”. Inoltre si sta cercando di organizzare un concerto con canti tradizionali della cultura ebraica.
“Sono convinta che sia fondamentale mantenere viva la memoria degli orribili eventi avvenuti nel periodo più buio che l’umanità abbia vissuto – conclude la Presidente - solo ricordando, sempre, si può percepire e scongiurare il pericolo rappresentato oggi da parole e comportamenti discriminatori e razzisti che rischiano di farci ricadere negli orrori del passato”.
Così in una nota la Presidente del II Municipio Francesca Del Bello
http://www.romanotizie.it/comune/article/ii-municipio-del-bello-lapide-intitolata-a-matteotti-presto-sostituita
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