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Arezzo, due di Forza Nuova alla sbarra
Rinviati a giudizio per le minacce al Prc. E sono in ottimi rapporti con il centrodestra locale
Affari fascisti A luglio Franceschi è stato condannato per un furto legato agli appalti Asl. A dicembre un consigliere comunale di An, vicino ai gruppi neofascisti, è finito in manette per concussione
«Orgoglio fascista fino alla morte», «onore alla repubblica di Salò», «Nicotra attento!», «partigiani infami», «viva il duce». Firmato: «Forza nuova». Era la notte tra il 21 e il 22 aprile, alla vigilia di una iniziativa organizzata dal centrosinistra di Arezzo per il 60esimo anniversario della liberazione dal nazifascismo, quando qualcuno riempì le mura di palazzo Cavallo (sede del comune) con scritte di questo tenore. Alfio Nicotra, capogruppo del Prc in comune e responsabile pace del partito, presentò immediatamente una denuncia contro ignoti. E ieri mattina ha spiegato che la procura ha fatto sapere di aver chiesto il rinvio a giudizio per due persone: un ragazzo di vent’anni militante neofascista e Lorenzo Franceschi, responsabile provinciale di Forza nuova ( i nomi dei due imputati sarebbero stati secretati). Franceschi, una quarantina d’anni, è noto in città sia per la militanza neofascista che per il lungo elenco di imputazioni più o meno gravi che ha collezionato. Droga, qualche furtarello, una condanna per apologia di fascismo e un ultimo processo il mese scorso a Trento: insieme a un impresario aretino, Michele Marchi, si era fatto beccato a rubare le carte di un’asta all’interno della sede della Asl di Arezzo. L’obiettivo del furto era fermare la gara di appalto per le pulizie degli ospedali aretini in modo da favorire la ditta Brilrover, con sede a Trento.
Ma in città i legami tra destra estrema e affari economici va ben al di là di dell’appalto milionario della Asl. «Il nostro partito è stato attaccato spessissimo con scritte, volantinaggi e lettere minatorie – racconta Alfio Nicotra, che ieri ha chiesto al comune di costituirsi parte civile nel processo che verrà – ma il ritmo delle iniziative neofasciste è stato piuttosto incostante. A ripensarci oggi mi sembra che gli attacchi più violenti siano arrivati sempre quando il nostro partito contestava le varianti al piano regolatore finite nell’inchiesta Variantopoli». Il nome da manipulite in salsa toscana è quello dell’inchiesta che da dicembre ad oggi ha travolto l’amministrazione comunale, dalla scorsa settimana in mano ad un commissario prefettizio in seguito alle dimissioni del consiglio comunale. Il 7 dicembre tre consiglieri di maggioranza, Pietro Alberti e Andrea Bacchetti, ex di An transitati nel gruppo indipendente, e Alessandro Cipolleschi di Forza Italia finirono in manette. Accusati di concussione per aver fatto approvare varianti al piano regolatore in cambio di soldi e appalti dagli imprenditori interessati. La variante ad Arezzo era diventata un’abitudine. Dal 2000, quando il sindaco Luigi Lucherini cambiò lo statuto comunale in modo da facilitare il cambiamento del piano regolatore cittadino, il comune di Arezzo ha approvato varianti per un milione e 800mila metri cubi. Non poco per una città da 92milia abitanti.
Il legame con i gruppi neofascisti passa per il nome del primo dei tre arrestati, quello di Pietro Alberti. Da ragazzo Alberti frequentava la stessa cellula fascista di cui faceva parte quell’Augusto Cauchi principale imputato per la strage dell’Italicus. E da consigliere comunale è noto perché nello studio teneva un ritratto di Mussolini, poi rimosso su richiesta del Prc. Tra Alberti e i gruppi fascisti locali i rapporti sono rimasti sempre ottimi e c’è chi assicura di aver visto Franceschi e i suoi tappezzare la città con i manifesti elettorali del candiato aennino durante la primavera del 2004. Sarà un caso, ma Forza nuova durante quella tornata elettorale decise di partecipare alle elezioni provinciali ma non a quelle comunali, sebbene il nucleo del gruppo sia proprio di Arezzo. Un gruppo non piccolo, fatto soprattutto di giovani legati allo stadio con età comprese tra i 18 e i 24 anni. Tanto che quella della città di Licio Gelli è una delle poche curve in cui Forza Nuova si presenta con striscioni e simboli del partito senza alcuna copertura da tifoseria calcistica pura.
SA. M.
Il Manifesto
28/2/2006