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Volontari pattugliavano la città
In casa manganelli e manette
Blitz della digos in casa di alcuni membri di associazioni cittadine che aiutano a mantenere l’ordine pubblico. Nelle abitazioni trovate attrezzature da ‘picchiatori’
Bologna, 30 gennaio 2007 – Pattugliavano la città per aiutare a mantenere l’ordine pubblico, controllavano che i cancelli dell’università fossero chiusi, che non ci fosse brutta gente in giro. Ma dalle loro case sono usciti manganelli, manette, nocchiere e altre attrezzature da “picchiatori” che utilizzavano durante i loro servizi di “ronda”. Trovati anche scanner comunemente utilizzati per intercettare le radio della polizia e perfino fotografie di un corso di guerra fatto in Estonia.
Protagonisti sono alcuni volontari di varie associazioni, attivi a sostegno delle forze dell’ordine, con compiti di controllo del territorio: uomini di 45 anni circa, per lo più padri di famiglia. Tra di loro anche un imprenditore.
Le loro case sono state ispezionate nell’ambito di una indagine partita tempo fa. Nei loro confronti, infatti, la Procura ha avviato un’indagine e ora, dopo le prime cinque perquisizioni del maggio scorso, oggi altri sei volontari hanno ricevuto la visita degli agenti. Le associazioni sono regolarmente iscritte all’albo della Protezione civile e sovvenzionate da diversi enti ed istituzioni a Bologna tra cui il Comune di Bologna.
I volontari della sicurezza sono finiti nel mirino della Procura dopo le denunce a carico di alcuni No global per episodi di resistenza. In realtà, si è poi scoperto, con foto e filmati che lo dimostrano, che i No global non si opponevano ad agenti delle forze dell’ordine, bensì a questi “pattuglianti” da cui erano stati aggrediti. I casi risalgono al 2 giugno 2004 e poi al maggio di due anni fa, in occasione di altrettante manifestazioni di No global.
Nelle case perquisite non sono state, però, almeno per il momento, ritrovate bandiere né simboli politici che facciano ipotizzare un legame tra le associazioni di pattuglianti e formazioni di estrema destra.
Tuttavia, stando ad alcune indiscrezioni, uno dei volontari coinvolti nell’inchiesta tanti anni fa era stato condannato per ricostituzione del partito fascista.
L’indagine, in mano alla Digos, si sta concentrando sulla ricostruzione della storia di queste associazioni, i cui servizi volontari erano finanziati per mezzo di convenzioni tanto dal Comune di Bologna (che però ha interrotto i rapporti nel dicembre 2005, proponendo di continuare la collaborazione ma a titolo gratuito) che da quello di San Lazzaro, così come dall’Università di Bologna e dall’Ausl. In contatto con le istituzioni e con le forze dell’ordine, i volontari di queste associazioni svolgevano servizi di sorveglianza cittadina, stilando poi dettagliate relazioni.
Ad indagare, da tempo, è il procuratore Marina Plazzi, perché ci sono foto e filmati che inchiodano coloro che aggredirono e picchiarono i no global bolognesi. In occasione della manifestazione contro la guerra del 2 giugno 2004 in piazza Nettuno, si erano mescolati a carabinieri e polizia, in borghese ma calzando guanti neri. Per i no global coinvolti nella manifestazione, che avevano ricevuto una denuncia per resistenza a pubblico ufficiale, dalla Procura fanno sapere che è già stata chiesta l’archiviazione ma ancora non è stata disposta.