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Inviato ad infoantifa@ecn.org:
Comunicato
L’assemblea permanente degli antifascisti reggiani condannati per i fatti di Milano dell’11 marzo 2006, in previsione del processo di appello che avrà inizio il 15/06/2007, ha deciso di emanare il seguente comunicato ad un anno dal primo grado di giudizio nel processo che ha visto imputati, persone che hanno cercato di impedire l’infamia di una manifestazione razzista e fascista, libera di girare per le vie di una città come Milano.
Manifestazione infame perché libera di inneggiare alla simbologia e alle idee di mostri come Hitler, libera di fare un saluto proibito da ogni morale ed ogni idea di convivenza, libera di richiamarsi all’ultimo dittatore italiano, Mussolini, libera di incitare al razzismo e al genocidio di popolazioni inermi.
Manifestazione infame perché permessa in una città ed in un paese che ha pagato un alto tributo di sangue contro queste idee, e continua a pagarlo.
Consci che già il permettere a questi ideali la continuazione è un tradimento all’umanità intera, e che il non rispondere è una sconfitta, consapevoli che la politica di ignorarli non ha funzionato fino ad ora (molti devono fronteggiare quotidianamente gli attacchi fisici, quali accoltellamenti, incendi e pestaggi) e davanti ad una situazione impossibile da sostenere, noi abbiamo deciso di partecipare ad una manifestazione diversa dal presidio che le forze istituzionali avevano indetto.
Questo perché non ci sembrava coerente protestare contro una manifestazione fascista insieme a chi sostiene sempre di più che neofascismo è solo un altro movimento democratico e che vi siano al suo interno soggetti abilitati a rivendicare la Repubblica Sociale con tutte le atrocità commesse dai suoi squadroni della morte insieme alle nefande SS tedesche.
Ci è anzi sembrato (e ancora oggi siamo della stessa idea) giusto scendere in piazza ed impedire che potessero essere riproposte e accettate manifestazioni nazifasciste, affinché nessuno debba mai più temere per il colore della pelle, la provenienza o le inclinazioni sessuali.
Dopo quattro mesi di carcerazione preventiva in attesa di processo, tre mesi agli arresti domiciliari senza poter vedere nessuno (a differenza delle “normali” misure di custodia applicate ad altri tipi di detenuti) gli antifascisti condannati giungono all’appello, a distanza di più di un anno dai fatti, ancora sottoposti alle misure cautelari degli obblighi di firma.
Utilizzando una legge del codice Rocco, codice di leggi fasciste del regime sul fronteggiare l’opposizione interna, il sistema di repressione si è assicurato uno strumento per soffocare il dissenso attuale.
Non volendo entrare nei particolari, continuiamo a chiederci come mai l’Italia “libera, democratica e repubblicana” utilizzi ancora queste leggi, frutto della dittatura, ma non possiamo non notare come, per “processare” degli antifascisti, lo stato italiano abbia scelto una legge fascista….
Molto più pericoloso è l’idea di “Concorso Morale” che questo processo ha dimostrato essere un’arma pericolosissima nelle mani di magistrati, polizia e politici.
E’ ormai un concreto pericolo di questo meccanismo la limitazione sempre più forte di ogni libertà di dissenso politico, dai cori nelle manifestazioni alla violenza dei servi in divisa, ormai non più limitati dal g8 in poi.
Questo stato incarcera i comportamenti che esulano l’asservimento al potere in carica, confina gli immigrati e propone repressione come risposta ad ogni disagio sociale e politico.
Assieme alla mobilitazione e alla solidarietà popolari, cercheremo di contrastare, i tentativi sempre più forti di repressione, affinché non ci siano altri compagni che rischino anni di carcere o peggio solo per aver preso parte ad una manifestazione legittima e dovuta.