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La nostra Storia dice che nel 1945 ha vinto la Resistenza. Ma qualcuno non se lo ricorda
di Beppe Muraro
La storia non si processa né si cambia. Questo è e sarà, con buona pace di chi (revisionisti e nostalgici della prima e dell’ultima ora) pensa di poterlo fare solo per aver vinto le elezioni.
Succede a Verona dove il neosindaco leghista Flavio Tosi ha nominato a rappresentare il Comune nell’assemblea dei soci dell’Istituto Veronese per la storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea (di cui il Comune è tra i soci “istituzionali”) tre consilieri comunali: due della maggioranza di destra (Andrea Miglioranzi della Fiamma Tricolore e Lucia Cametti di An) e uno della minoranza di centrosinistra (Graziano Perini dei Comunisti Italiani).
Miglioranzi prima di approdare in consiglio comunale all’interno della lista “civica” del neosindaco, ha avuto un lungo passato di naziskin, è stato musicista del gruppo “Gesta Bellica” che va tra la maggiore nelle compilation dell’universo neofascista, è finito in qualche inchiesta della procura di Verona sull’estremismo nero e razzista. “La mia nomina – ha detto – non è una provocazione, ma un cotributo per riesaminare un periodo tragico della nostra storia, dando voce a chi è stato dimenticato per 60 anni. Fascista è un termine di cui sono sempre stato fiero perché non faccio parte dei partiti dell’abiura”.
Forse un messaggio nemmeno troppo subliminale alla collega di An, Lucia Cametti che dal canto suo una volta nominata ha definito l’Istituto “anacronistico che va superato e trasformato in un centro studi in vista di una revisione storica perché non è più accettabile che il 25 aprile ci si ricordi solo dei partigiani e neon dei caduti di Salò”.
Parole già sentite, che trovano la sponda nel revisionismo nostrano alimentato da una pubblicistica fatta da “libri neri” e da lacrime “dalla parte dei vinti”.
“Se hanno qualcosa da dire o contestazioni da fare – dice Maurizio Zangarini, presidente dell’Istituto Veronese per la storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea – liberi di farlo, purchè non lo facciano da un punto di vista ideologico ma con documenti alla mano. Creino alternative storiograficamente accettabili e credibili a ciò che diciamo noi. Da sempre diciamo sì alle riletture, lo abbiamo fatto anche con le nostre ricerche, ma no al revisionismo”.
A dispetto di Cametti e Miglioranzi e dei loro “cattivi maestri” la Storia è quella che è, e non la può cambiare nessuno. E la nostra Storia dice che nell’aprile del 1945 hanno vinto la Resistenza e i partigiani che hanno combattuto sui monti e nelle città la guerra di liberazione e che gli sconfitti sono stati i nazisti occupanti e i loro alleati italiani in camicia nera.
Da L’Unità
Istituto della Resistenza di Verona, si dimette il «fascista»
Andrea Miglioranzi, della Fiamma Tricolore, si è dimesso dall’Istituto per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea. Il neo consigliere, la cui nomina, assieme a quella di Lucia Cametti (An), ha scatenato in questi giorni molte prese di posizioni cririche, ha deciso di rassegnare le dimissioni con una lettera inviato al Presidente del consiglio comunale veronese.
«Egregio Presidente – scrive Miglioranzi – da alcuni giorni la mia elezione da parte del Consiglio Comunale di Verona nell’Assemblea dell’Istituto Veronese per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea è diventata pretesto per strumentalizzazioni e attacchi contro il Sindaco e la Giunta comunale veronese. È evidente che un’opposizione incapace di affrontare i problemi della città ricorre ad argomenti estranei al terreno delle scelte amministrative proposte e attuate dalla nuova Giunta. Per eliminare quindi strumentalizzazioni pretestuose che tendono a sviare l’attenzione dei cittadini e dell’opinione pubblica dal lavoro del Sindaco Tosi e della Giunta – conclude-, rassegno le mie dimissioni dall’Assemblea dell’Istituto Veronese per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea».
In risposta alle critiche Miglioranzi aveva regalato altre “perle di pensiero”. «Non sono un nostalgico – dice Miglioranzi -. Essere fascista per me significa avere un patrimonio etico e culturale con cui coniugare tradizione e valori sociali». «Credo che la mia nomina non sia una provocazione, ma un’occasione per far emergere la verità. Non amo parlare di revisionismo, questa parola ha assunto connotazione negativa. Mi piace parlare di verità, questo sì. La storia è stata scritta dai vincitori, lo sappiamo tutti. Non capisco questa levata di scudi».
Dopo la protesta della senatrice di Rifondazione Tiziana Valpiana, dell’Anpi, lunedì è arrivata anche la presa di posizione dei Ds. «Siamo sbalorditi e indignati per la scelta del Consiglio comunale di Verona, a salda maggioranza di centrodestra, di nominare il dirigente del movimento Fiamma Tricolore Andrea Miglioranzi membro del Consiglio direttivo dell’Istituto veronese per la Resistenza – afferma Samuele Mascarin, organizzatore nazionale della Sinistra giovanile dei Ds-. Una scelta provocatoria alla luce della storica militanza di Miglioranzi nell’estrema destra veneta, testimoniata anche dalla sua pluriennale attività nel gruppo musicale skinhead Gesta Bellica». «Non può sfuggirci che questo è uno dei primi emblematici atti politici della maggioranza di centrodestra guidata dal nuovo Sindaco di Verona Flavio Tosi», rileva Mascarin. «Come Sinistra giovanile ci auguriamo che da subito non solo il mondo democratico e antifascista, ma anche le istituzioni si attivino – conclude l’esponente Ds – affinchè la nomina di Miglioranzi venga sospesa e revocata e si impedisca che all’Istituto veronese per la Resistenza sia delegato un esponente dell’estrema destra già condannato nel 1996 a tre mesi di carcere per istigazione all’odio razziale».
Sulle dimissioni di Miglioranzi interviene anche il sindaco Tosi. L’astro nascente del leghismo si toglie d’impiccio dalle polemiche, ma esprime ancora vicinanza con Miglioranzi. «Ringrazio l’amico consigliere Andrea Miglioranzi che, con le sue dimissioni, confermando le sue doti di grande lealtà e di correttezza, ha dimostrato di avere a cuore il bene della città, sottoposta per l’ennesima volta ad un fuoco di fila da alcuni media nazionali per una questione non così rilevante (la classica tempesta in un bicchiere d’acqua), e ha dato un contributo utile a riportare su un terreno concreto il dibattito politico amministrativo».
Le dimissioni di Miglioranzi sono accolte «con soddisfazione» da Tiziana Valpiana, senatrice di Rifondazione comunista, anch’essa membro dell’Istituto per la Resistenza e fra i primi a contestarne la nomina. «Era un insulto alla storia della Repubblica».
A giudizio di Valpiana, «a dirigere un istituto che si occupa di studi sulla resistenza non può esserci un esponente politico di una formazione che si richiama a valori opposti. La nomina di Miglioranzi – insiste – mi era sembrata un gesto di rara arroganza e sono lieta che abbia fatto un passo indietro».
Non pensa minimamente alle dimissioni invece l’altra nominata dal Consiglio comunale veronese all’Istituto per la Resistenza. Lucia Cametti, di An non si sente di troppo. «Non capisco perché ci sia questo ostracismo – commenta – nei confronti di chi è stato eletto dal Consiglio comunale. Ci tengo a sottolineare che non sono stata nominata, ma eletta. E poi, perché si parla soltanto di me e di Andrea Miglioranzi – prosegue il consigliere – e non del terzo esponente eletto, che fa parte dei Comunisti Italiani? Mi chiedo se ancora oggi, a sessant’anni dalla Resistenza, si vogliano dividere i fascisti dai comunisti. Ma allora, chi sono i veri fascisti?».
Poi arriva l’attacco a certa stampa «faziosa» e che avrebbe «stravolto le sue dichiarazioni», in particolare riguardo al 25 Aprile. «Non ho mai parlato dei soldati di Salò – si difende – di giornate della memoria ce ne sono fin troppe, nelle quali si finisce sempre per dividersi su due fronti. Io ho rispetto per i caduti di entrambe le parti e non sono una nostalgica, come qualcuno ha detto, perchè io quel periodo storico non l’ho vissuto». Poi però la consigliera di An torna all’attacco e parla di «un silenzio colpevole» a proposito delle possibili colpe della Resistenza, ricordando che i morti ci sono stati da entrambe le parti e che «la prima e unica forma di giustizia è riconoscere a ciascuno il suo».
«Quelli che vogliono che io mi dimetta – aggiunge – sono degli stalinisti. Mi attaccano perchè sono una donna e perché nella loro dittatura intellettuale non sono disposti a sentire una voce fuori dal coro, che invece potrebbe portare nuove idee».
Pubblicato il: 24.07.07
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