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GIOVEDI 27 SETTEMBRE 2007 PRESSO IL CIRCOLO MALFATTORI DI VIA TORRICELLI A MILANO ASSEMBLEA PUBBLICA SUL PROCESSO DI APPELLO PER LA MOBILITAZIONE ANTIFASCISTA DEL 11 MARZO 2006
Segue l’indizione
“LibereRibelli” è una sigla nata dall’esigenza di riprendere il dibattito e formulare una proposta collettiva in vista dell’apertura del processo di appello per i fatti dell’11 marzo 2006 a Milano. Si tratta di un ambito composito che vede al suo interno alcuni imputati e compagni/e milanesi.
11 marzo, Fiamma Tricolore, il partito più attivo nel panorama
dell’estrema destra italiana, La vergognosa parata, gia annunciata per gennaio a ridosso della giornata della memoria, aveva suscitato reazioni di sdegno da parte di tutta la sinistra istituzionale cittadina che aveva così ottenuto il divieto da parte della questura. Questura che a due mesi di distanza, l’11 marzo, decideva invece di garantire agibilità politica a quello stesso partito intollerante. Una scelta “accurata” che ha autorizzato i neonazisti a sfilare proprio a cinque giorni dal terzo anniversario dell’assassinio di Dax, accoltellato il 16 marzo 2003 da un gruppo di squadristi. Una provocazione inaccettabile che ha visto il totale silenzio/assenso della stessa sinistra istituzionale, troppo impegnata nella campagna elettorale. Come se l’antifascismo non fosse un
valore assoluto da difendere ogni giorno e si dimenticasse la memoria appena passata la ricorrenza stabilita. Colpevolmente ciechi di fronte a un presente fatto di continue aggressioni, ferimenti e nel caso di Dax e Renato assassinii, mossi da una matrice ideologica fascista e razzista.
Per alcuni essere stati in piazza l’11 marzo nel tentativo di impedire l’iniziativa di Fiamma Tricolore era necessario. Un’iniziativa che è costata un caro prezzo in termini di arresti, risentendo di tutti i limiti pratici e teorici delle situazioni di lotta e movimento. Un prezzo che paghiamo ancora oggi in termini di relazioni e dibattito e che, soprattutto hanno pagato gli imputati del processo che è ancora in corso.
In corso Buenos Aires scoppiavano scontri fra la polizia e i manifestanti.
3 persone venivano rastrellate e arrestate dalle forze dell’ “ordine”
perchè trovati nei pressi del luogo. Per 25 antifasciste/i verranno
confermati gli arresti, mentre nel clima di campagna elettorale i mass media e tutto l’arco politico e istituzionale già pronunciavano la loro sentenza di condanna stigmatizzando la manifestazione come teppismo politico e gli arrestati come i nuovi barbari. I 25 resteranno in carcere preventivo per 4 mesi fino alla fine del processo di primo grado che ne condannerà 18 a 6 anni, scontati a 4 per il rito abbreviato, per concorso in “devastazione e saccheggio”. Un reato in disuso dall’immediato dopoguerra (pena che va degli 8 ai 15 anni di reclusione) che attraverso la gravità delle imputazione, consentono lunghe misure preventive di
detenzione tra carcere, arresti domiciliari e obblighi di firma . Dopo un tentativo fallito a Torino alla fine degli anni ’90 e un primo uso nei confronti degli ultrà, dal G8 di Genova in poi la magistratura sta tentando di contestarlo regolarmente nelle inchieste relative ai disordini di piazza. A Milano si è quindi creato un precedente molto grave di applicazione del reato di “devastazione e saccheggio” applicato alla protesta politica. L’utilizzo del “concorso morale” ha infine consentito al giudice di condannare 18 persone a 4 anni di carcere, senza bisogno di
contestare prove ed episodi specifici. Una pena collettiva che ha una funzione di monito generale in quanto punisce la semplice partecipazione ad una manifestazione. In vista delle sentenze previste a ottobre per Milano e Torino a dicembre per Genova, è necessario far crescere solidarietà riaprendo il dibattito e le mobilitazioni e rispedire le accuse al mittente. L’azione durissima della magistratura nel processo Buenos Aires s’inserisce nel generale clima di repressione che colpisce le vite di decine e decine di persone dalla Sardegna a Cosenza, fino ad arrivare a Milano, attraverso la costruzione d’inchieste per associazione
sovversiva, gestite mediaticamente in stile “sbatti il mostro in prima pagina”, lo stillicidio di denunce contro singoli per reati “minori”, lo sgombero forzato degli spazi sociali occupati, la repressione del diritto alla mobilità come per esempio la vicenda dei treni per il corteo contro Bush a Roma. In generale ad essere minati sono gli spazi di agibilità politica delle varie forme di protesta, Resistenza e antagonismo che si muovono al di fuori degli schemi precostituiti. Libereribelli ha elaborato una proposta sulla quale confrontarsi in una discussione con l’obbiettivo
di mettere in campo una serie d’iniziative intorno alle date dei processi.
Mai liberi finchè l’ultimo sarà schiavO! LIBERERIBELLI
Per contatti libereribelli@libero.it
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