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Milano 5 ottobre 2006 si entra nel vivo del processo d’appello per gli antifascist@ arrestati l’11 marzo 2006 in c.so Buornos Aires.
Il teatrino si è aperto con il nuovo giudice che ha effettuato una lunga ricostruzione degli antifatti e del processo di primo grado, con riferimenti specifici alle singole posizioni e alle argomentazioni di accusa e difesa.
Poi la parola è passata al PG Fontana (l’accusa) il quale ha riproposto le tesi già sostenute dal PM Basilone chiedendo la conferma del reato di “devastazione e saccheggio” per tutti i 18 imputati già condannati.
Nella sua requisitoria tra le altre cose Fontana ha respinto l’ipotesi di una valenza politica di questo processo distinguendo nettamente i fatti politici da quelli giudiziari. Le assoluzioni di primo grado
dimostrerebbero quanto il concorso morale sia stato applicato
“accuratamente”, tanto che, appunto, nove imputati sono stati
prosciolti. Il principio costituzionale della responsabilità penale
individuale, a suo giudizio, non sarebbe stato violato.
Peccato che chi conosce il processo sa che le assoluzioni sono state motivate da “insufficienza di prove”: non esistevano immagini e filmati che documentassero la presenza durante gli scontri.
Mentre le condanne sono state emessa sulla base di semplici (e discutibili) riconoscimenti fotografici/video e si riferiscono quindi non alle singole condotte, ma alla sola partecipazione alla manifestazione.
In aula si è riuscita a mantenere una presenza solidale di circa una 40/50 persone tra famigliari/amic@/compagn@. I prossimi appuntamenti in calendario sono il 26 ottobre quando parleranno gli avvocati della difesa e l’8 novembre quando verrà pronunciata la sentenza.
Ribadiamo la necessità di una partecipazione solidale alle udienze e, più in generale, alla costruzione di una campagna contro questo grave precedente giudiziario.
Prima della prossima udienza, il 21 ottobre, è previsto un momento di discussione che coinvolga diverse esperienze a livello nazionale al Barrio’s.
LIBERI DI ESSERE ANTIFASCISTI
DEVASTANO LE NOSTRE VITE SACCHEGIANO IL NOSTRO FUTURO