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La polizia ha disposto il provvedimento dopo aver visionato i filmati degli slogan nell’amichevole Portosummaga-Treviso giocata domenica
Inni choc a Fusaro, punito il colpevole
Due anni senza stadio. Ha gridato a un giocatore: «Ti taglio in 29 pezzi»
L’uomo era già stato «daspato» per il coro «10, 100, 1000 Raciti»
Identificato l’ultrà che ha dato il via ai cori inneggianti a Michele Fusaro, il falegname di Bassano accusato di aver ucciso e sezionato il corpo di Iole Tassitani. E’ un trevigiano, A.M. di 33 anni. L’uomo è stato ripreso da una telecamera all’interno dello stadio di Portogruaro mentre urla ad un calciatore del Treviso: «Ti taglio in 29 pezzi». Intorno a lui c’erano una ventina di persone, tutte identificate dagli uomini della Digos. «Per il momento però il divieto di mettere piede allo stadio riguarderà solo lui» ha detto il questore Filippo Lapi che ha già disposto il suo allontamento per i prossimi due anni.
A.M. è una vecchia conoscenza delle forze dell’ordine trevigiane. Si è sempre distinto tra gli ultrà biancocelesti come protagonista di slogan vergognosi. A febbraio dello scorso anno, il giorno dopo i disordini a Catania dove perse la vita l’agente Filippo Raciti, A.M. a Treviso fuori dello stadio già urlava: «Altri 10-100-1000 Raciti».
Slogan che gli costò subito un «daspo», il provvedimento di polizia che vieta l’entrata agli spettacoli sportivi. Così è rimasto fuori dello stadio per mesi, rientrando solo da poco. Giusto il tempo di prendere ispirazione dalla cronaca più tragica di queste settimane per trasformarla in uno slogan violento urlato davanti alla sua squadra che si trovava in difficoltà. Dalla curva si è rivolto ad uno dei calciatori, Gianni Guigou, inneggiando a Michele Fusaro. Il suo volto e la sua voce sono rimasti impressi in quel video che ora gli costerà la cacciata da tutti gli spalti d’Italia per due anni.
«Pagherà lui, almeno per il momento» ha spiegato ieri il questore, Filippo Lapi che nei giorni scorsi aveva annunciato la linea dura della polizia. «Quello di A.M. è un comportamento che consideriamo, non solo vergognoso e offensivo per tutta la città, ma molto violento. Una violenza verbale che va punita» ha sottolineato ancora Lapi.
Ma gli accertamenti sui fatti di domenica a Portogruaro non sono finiti. La squadra tifosi della Digos è ancora al lavoro: hanno già identificato tutti i ragazzi che erano vicino all’ultrà e ora verrà vagliata la posizione di ognuno. Intanto sono state cancellate le scritte che erano apparse nei giorni scorsi sui muri vicino lo stadio, anche quelle inneggianti a Fusaro.
Non accenna dunque a diminuire il clima di violenza tra i ragazzi della curva biancoceleste, da poco rientrati sugli spalti dopo che qualche mese fa avevano vinto un ricorso contro i «daspo» firmati dalla questura di Verona. Quasi tutti vicini a movimenti di estrema destra, soprattutto a «Forza Nuova» e «Veneto Skinhead», una ventina di loro sono finiti più volte nei guai. Gli ultrà del «Treviso» sembrano non abbiano alcuna voglia di tornare ad assistere alle partite di calcio, quanto di sfogare la propria rabbia. Pestaggi contro tifosi della squadra avversaria, lanci di petardi all’interno di un parco giochi pieno di bambini, e poi slogan carichi di minacce contro la polizia in generale e il questore in particolare. E sull’ipotesi che la linea dura della polizia potrebbe portare agli spalti sempre più vuoti, Filippo Lapi non ha dubbi: «La squadra non ha bisogno del sostegno di queste persone e lo stadio dovrà tornare ad essere solo un luogo di divertimento».