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Diciotto persone rinviate a giudizio, sei prosciolte
Il gruppo di naziskin è accusato di aver creato un’associazione ispirata all’ideologia nazifascista, finalizzata all’incitamento all’odio razziale
Naziskin
Bologna, 18 gennaio 2008 – Prosegue l’inchiesta sul gruppo di naziskin accusato di aver messo in piedi un’associazione ispirata all’ideologia nazifascista e finalizzata all’incitamento all’odio razziale. Il Gup Michele Guernelli all’udienza preliminare ha deciso di rinviare 18 persone a giudizio, con il processo che comincerà il 30 maggio prossimo davanti al Tribunale di Bologna, e di proscioglierne sei.
Gli episodi che vengono trattati nell’inchiesta del Pm Morena Plazzi, che aveva chiesto 24 rinvii a giudizio, sono aggressioni a extracomunitari, omosessuali ed ebrei, risse allo stadio con ultras avversari di opposta ideologia politica, rapporti con gruppi tedeschi di ispirazione nazista. Con parere favorevole del Pm, il Gup ha accolto le richieste dei difensori di far uscire dal carcere per andare agli arresti domiciliari Alessandro Carapezzi, 34 anni, di Sasso Marconi, considerato il leader del gruppo, e Alessandro Limido, ventottenne di Varese. Trasformati in obbligo di dimora gli arresti domiciliari di Fabio Carlini, 33, di Mirabello (Ferrara). I tre, che erano stati arrestati il 3 agosto – secondo l’inchiesta della Procura – sarebbero i promotori di un’associazione che aveva lo scopo di pianificare e commettere reati o semplici contravvenzioni determinati da motivazioni di discriminazione razziale, etnica e religiosa.
Nel corso dell’inchiesta, che ha contato pure su intercettazioni telefoniche e perquisizioni, il Pm aveva modificato il capo d’imputazione per un ventisettenne, di San Benedetto Val di Sambro, sull’Appennino bolognese, ritagliando anche per lui un ruolo di primo piano nell’organizzazione. Secondo l’accusa, era colui che teneva i contatti con gruppi d’ispirazione nazista, europei ed extraeuropei, per raccogliere fondi attraverso concerti e propagandare teorie sulla purezza della razza. L’attività del giovane avrebbe trovato ampi consensi in Germania dove era in collegamento con un naziskin accusato di tentato omicidio.
Nell’accusa formulata dal Pm gli indagati, chi come promotore chi come semplice partecipante, dovevano rispondere sia di associazione per delinquere semplice sia di quella finalizzata a incitare violenza e discriminazione, secondo quanto previsto dalla ‘legge Mancino’, la 205/93, che punisce chi istiga all’odio per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. Ad alcuni membri del gruppo è addebitata una serie di atti intimidatori e aggressioni tra Bologna e provincia a partire dal 2003. Nel mirino extracomunitari, omosessuali ed ebrei. Ostentazioni ripetute anche durante le partite di calcio tra le file degli ‘Ultras Felsinei Bologna Patria Nostra’. Due
indagati sono accusati dell’irruzione nel circolo culturale Peace Maker di Imola, il 12 febbraio 2006. Furono rubati oggetti, devastati gli arredi e cancellato un cartello con il simbolo di divieto apposto su una svastica. Altri aggredirono un immigrato a bastonate il 6 aprile di quell’anno.
Ma nel conto delle accuse c’è anche l’aggressione in centro a Bologna a un ragazzo che, nei festeggiamenti per la vittoria dell’Italia nella semifinale dei mondiali, chiese di togliere la croce celtica dalla bandiera italiana e quella a un immigrato durante una manifestazione non autorizzata per protestare contro una violenza sessuale. Ma il gruppo aveva agito già nel 2003, ‘pestando’ a bottigliate un immigrato ad Argelato, in provincia di Bologna, mentre nel 2004, nei pressi dello stadio di Livorno, aveva dato vita a una violenta rissa con la tifoseria della squadra toscana.
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