pubblicato il 29.05.08
Roma, raid razzista. Aggrediti immigrati al Pigneto ·
Un gruppo con il volto coperto da foulard con la svastica
ha distrutto le vetrine di due alimentari e di un call center
Roma, raid neonazista al Pigneto
Picchiato un extracomunitario
Alemanno: "Atto di gravità inaudita, puniremo i colpevoli"
Gli abitanti del quartiere in piazza contro razzismo e xenofobia
Roma, raid neonazista al Pigneto
Picchiato un extracomunitario
Il quartiere Pigneto
ROMA - Una vera e propria spedizione punitiva al grido di "Sporchi stranieri" e "Bastardi". Nel mirino gli extracomunitari del quartiere Pigneto a Roma. Oggi pomeriggio un gruppo di venti ragazzi, guidati da un uomo, con i volti coperti da foulard con la svastica, ha fatto irruzione in un alcuni negozi di una delle zone più multietniche di Roma. In via Ascoli Piceno i teppisti hanno danneggiato due vetrine e un frigo bar di un negozio di alimentari e le vetrine di un call center. In via Macerata sono stati assaltati un altro alimentari ed è stata infranta la vetrata del portone di un'abitazione. Un extracomunitario del Bangladesh è stato picchiato dalla banda. "E' stato colpito da una bastonata e non ha avuto bisogno di andare a farsi medicare in ospedale", hanno raccontato alcuni testimoni.
La squadraccia è arrivata improvvisamente di corsa, tenendo in mano assi di legno, e si è scagliata contro l'extracomunitario. Tanta la paura nel quartiere, dove sono molti gli immigrati che gestiscono attività commerciali. Tutti sono scappati e molti hanno chiuso le saracinesche dei negozi.
Il primo ad essere assaltato è stato un negozio di alimentari in via Macerata, gestito da quattro anni da un immigrato indiano al quale sono state distrutte a bastonate le vetrine esterne. Successivamente, gli assalitori si sono diretti nella parallela via Ascoli Piceno, dove sono state mandate in frantumi le vetrine di una lavanderia-phone center e di un altro alimentari, entrambi gestiti da cingalesi. L'alimentari è stato il più colpito dal raid, con la distruzione di un frigo e della merce presente sugli scaffali, soprattutto bottiglie di birra e vino.
Una cronista dell'Agi, testimone dell'episodio, ha tentato invano di chiamare il 113, per molti minuti, ma nessuno ha risposto (Audio: il racconto della giornalista). Dopo pochi minuti, la banda è scappata e molti abitanti del quartiere si sono riversati nelle strade e si sono affacciati dalle finestre per capire cosa fosse accaduto.
"Non capiamo perché sia avvenuto questo attacco - hanno detto i bengalesi titolari della lavanderia di via Ascoli Piceno - Siamo da anni qui, lavoriamo, paghiamo le tasse e mandiamo i soldi a casa. Cosa abbiamo fatto?".
Il Pigneto è un quartiere popolare della Capitale dove si trovano il centro sociale Snia Viscosa, uno dei più grandi e attivi della capitale, il Bar Necci, famoso per essere stato il bar di Pier Paolo Pasolini, e una storica sede dell'Associazione Nazionale Partigiani Italiani. Dopo l'aggressione gli abitanti del quartiere sono scesi in strada per manifestare il loro rifiuto di ogni forma di razzismo e xenofobia.
Il quartiere, a metà anni '90, ha conosciuto una rinascita che lo ha portato a essere luogo di ritrovo di artisti e musicisti. E' stato proprio in virtù del suo passato di quartiere degradato che molti immigrati, prevalentemente dal Bangladesh, hanno scelto di aprire al Pigneto attività commerciali di vario tipo, bazar e bar in particolare, sfruttando il basso costo dei locali.
Durissima la reazione delle autorità, a cominciare dal sindaco Gianni Alemanno: "Il raid e l'aggressione al Pigneto nei confronti di cittadini extracomunitari, ai quali va la mia solidarietà, è un atto di una gravità inaudita che mi lascia sdegnato e che non passerà sotto silenzio. Mi sono già attivato con le forze dell'ordine affinché i colpevoli di questo gesto siano presi e puniti in maniera esemplare".
Sulla stessa lunghezza d'onda il presidente della Regione Piero Marazzo: "Roma è una città aperta e
multiculturale che non ha nessuna intenzione di lasciare spazio a drammatici episodi di razzismo e intolleranza e di rivivere anni bui e dolorosi di un passato che vogliamo definitivamente vedere alle nostre spalle". E il presidente della Provincia Nicola Zingaretti sottolinea che quello del Pigneto è "un altro episodio di violenza e xenofobia che non è davvero più possibile tollerare" e che "tutte le istituzioni dovrebbero condannare duramente e con fermezza" perché "Roma ha bisogno di tornare a respirare un'aria di pace, libertà e di vero rispetto nei confronti del prossimo".
(24 maggio 2008)
da "Repubblica":http://www.repubblica.it/2008/05/sezioni/cronaca/pestaggio-nazi-roma/pestaggio-nazi-roma/pestaggio-nazi-roma.html
Condanniamo l’atto vergognoso accaduto oggi nel quartiere romano del Pigneto.
Una ventina di individui – alcuni dei quali a volto coperto - hanno
devastato con spranghe e bastoni le vetrine di tre negozi, a via Ascoli Piceno e via Macerata, gestiti da cittadini migranti.
Il clima di razzismo, alimentato da campagne mediatiche ed elettorali securitarie, che incrementano una guerra tra poveri volta a distogliere l’attenzione dalla mancanza reale di condizioni di vita dignitose, è il terreno fertile in cui tali azioni trovano legittimazione.
Nel caso del Pigneto, l’episodio accaduto è conseguenza di scelte
politiche precise che hanno, negli ultimi anni, concesso l’apertura
indiscriminata di attività commerciali notturne che contribuiscono al disagio e all’invivibiltà del quartiere esasperando i residenti.
La riqualificazione del quartiere può avvenire solo con la creazione di luoghi di aggregazione e di servizi necessari alla popolazione, da sempre carenti, che rispondano ai reali bisogni degli abitanti.
Il quartiere, che ha una storia fatta di convivenza e socialità tra i
cittadini di diverse provenienze geografiche e culturali, ha voluto
immediatamente, insieme a tutta la cittadinanza, esprimere la propria rabbia contro gli atti di violenza di chi si improvvisa “sceriffo” per garantire “sicurezza” e “pulizia” secondo una logica di eliminazione del diverso.
Spontaneamente hanno avuto luogo un presidio e un corteo che ha attraversato le strade del quartiere condannando l’atto squadrista.
Anziché parlare di “emergenza sicurezza” vogliamo che si parli di
diritto alla casa ed ad un lavoro senza sfruttamento, di cittadinanza per tutte e per tutti, di un quartiere che cresca ascoltando le reali esigenze degli abitanti senza trasformarsi in una vetrina, della difesa dei beni comuni della città regalati, come il deposito Atac, agli speculatori.
Invitiamo tutte e tutti all’assemblea pubblica domenica 25 maggio ore 18.00 all’isola pedonale di via del Pigneto.
Il Pigneto non ha bisogno di padroni di casa, “sceriffi” e fascisti.
CSOA Ex Snia Viscosa
Da "Repubblica":http://www.repubblica.it/2008/05/sezioni/cronaca/pestaggio-nazi-roma/consegnato-aggressore/consegnato-aggressore.html
Dario Chianelli si è presentato spontaneamente agli uomini della Digos
"Razzismo e politica non c'entrano nulla. Solo una cosa personale"
Raid Pigneto, si è consegnato
l'uomo intervistato da Repubblica
E' uscito dagli uffici della questura dopo due ore. Sarà indagato
Veltroni: "Clima negativo, sbaglia il centrodestra a minimizzare"
ROMA - Si è costituito alla Digos di Roma l'uomo ritenuto uno degli aggressori responsabili del raid avvenuto al Pigneto di sabato scorso. Dario Chianelli, questo il suo nome, è la stessa persona che ha parlato con Repubblica sotto lo pseudonimo di Ernesto. "Io quei ragazzi che erano con me non li conosco", ha detto, sottolineando che "razzismo e politica non c'entrano". Sarà indagato dal pm. E, questa sera, gli inquirenti hanno individuato una seconda persona che ha fatto parte del gruppo di 10/15 che ha partecipato all'aggressione. Anche questa, come Chianelli, ha precedenti per reati contro il patrimonio.
Alto, capelli bianchi, corporatura robusta, espressione apparentemente rilassata, Chainelli è arrivato in questura alle 11.50 accompagnato dal suo avvocato Vittorio Balzani. L'uomo indossava una tuta bianca della nazionale italiana di calcio. E' stato subito avvicinato da alcuni giornalisti e fotografi e alla domanda se fosse lui l'aggressore del Pigneto, ha risposto: "Io non ho aggredito nessuno, già la domanda è sbagliata. E' scritto tutto sui giornali" ha aggiunto, riferendosi all'intervista rilasciata a Repubblica.
"Non mi sento in colpa per quello che ho fatto perché non ho fatto niente di male. Non sono né di destra né di sinistra, sono per i grandi uomini come Ernesto Che Guevara", ha aggiunto parlando ai microfoni di Repubblica Tv. L'uomo poco prima di recarsi in questura ha detto davanti alle telecamere che in quello che ha fatto la politica non c'entra.
"Io quei ragazzi che erano con me non li conosco - ha sottolineato - L'ho fatto per il quartiere e per una cosa mia personale. Avevano rubato un portafogli a un'amichetta". A chi gli chiedeva della sua appartenenza politica Chianelli ha risposto: "La politica leviamola di mezzo, non mi ha mai interessato. E' tutta una cazzata. Quello che è accaduto dopo è tutta una cazzata organizzata dai centri sociali e da Pifano. L'ho fatto per lo schifo che c'è al Pigneto: basta andare al commissariato di Porta Maggiore e vedere le denunce fatte dai cittadini".
Dopo due ore di colloquio con gli investigatori della Digos, Dario Chianelli ha lasciato gli uffici della questura di Roma. "Ho chiarito la mia posizione, quel giorno non c'è stato nessun razzismo, nessuna xenofobia e nessuna questione politica", ha detto ai giornalisti. Il pm Antonello Racanelli non appena
riceverà la denuncia della Digos, procederà all'iscrizione di Chianelli nel registro degli indagati. L'inchiesta che lo vede coinvolto per il raid del Pigneto, al momento ipotizza i reati di danneggiamento e violenza privata aggravati.
Chianelli ha rilasciato delle spontanee dichiarazioni agli investigatori della Digos con l'assistenza del suo legale. "Ho ribadito quanto ho già raccontato al quotidiano La Repubblica - ha continuato ancora Chianelli - ho chiesto solo una cortesia affinché si potesse ritrovare il portafoglio sottratto ad una mia amica. Dopo due giorni mi sono ripresentato al negozio ed ho urlato che sarei ritornato nel pomeriggio alle cinque. Forse qualcuno mi ha sentito il Pigneto è un quartiere piccolo, tutti mi conoscono".
I ragazzi che sono sopraggiunti dopo erano coperti e non li ho riconosciuti, penso che siano della zona ma saranno le indagini a chiarirlo. Dario Chianelli mostra un tatuaggio di Che Guevara che dice di avere da oltre dieci anni. "Ai ragazzi voglio dire che il mio gesto non deve essere imitato, nessuno deve prendere esempio da questi fatti".
L'avvocato Balzani ha inoltre aggiunto che finora al suo assistito non è stata rivolta alcuna contestazione e sarà poi il magistrato a valutare quale reato ipotizzare. "Abbiamo avuto un colloquio corretto con gli investigatori della Digos ed è stata chiarita la posizione di Chianelli - ha dichiarato il legale - non si è trattato di alcun episodio di razzismo e questo è importante sia per tutto il quartiere che per i familiari del mio assistito".
Degli ultimi episodi di violenza avvenuti nella capitale, ha parlato anche il leader del Pd Walter Veltroni: 'E' evidente che c'è un clima che non va bene e che alimenta intolleranza e xenofobia. E' un errore sottovalutarlo e negarlo. L'approccio" del centrodestra "è un approccio che minimizza il rischio".
(29 maggio 2008)
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