Borghezio: lezioni di fascismo
(30 marzo 2009)
Pubblichiamo un video interessante e istruttivo. Si tratta di un frammento di 4 min. sottotitolato in italiano di un documentario francese trasmesso qualche giorno fa da Canal Plus: “Europe: ascenseur pour les fachos” (“L'Europa: un ascensore per i fascisti”).
video da pane-rpse.it
Dall’Ungheria alla Svezia, passando per la Francia e la Germania, il reportage è un inquietante viaggio in quella galassia neofascista che, un po' ovunque, guadagna terreno. Per buona parte si focalizza sull’Italia: è qui infatti che le formazioni della destra radicale (altrove formalmente tenute a distanza dai grandi partiti di governo) possono vantare ministeri, amministrazioni comunali e forti appoggi istituzionali.
Il documentario insiste sull'acquiescenza degli italiani di fronte a progetti politici che ricalcano e realizzano quelli del Ventennio, fino a mimarne le stesse parole d'ordine. Nelle immagini non ci sono solo Berlusconi che minimizza gli orrori del fascismo (“Mussolini non ha mai ucciso nessuno – ha giusto mandato qualcuno in vacanza”), o i suoi sostenitori che lo acclamano come nuovo duce. Ci sono anche due sindaci “esemplari” come Flavio Tosi e Gianni Alemanno. Il primo, veronese, mostrato alla testa di un corteo organizzato da Forza Nuova e Fronte Veneto Skinheads (gruppo responsabile di svariate sanguinose aggressioni), il secondo, invece, ritratto al funerale del suo “consulente personale”, Peppe Dimitri, uno dei fondatori di Terza Posizione e dei Nuclei Armati Rivoluzionari. Alemanno, circondato da braccia tese, porta in spalla il feretro, a pochi passi dal saluto romano di Gabriele Adinolfi, protagonista di spicco degli anni di piombo, condannato per appartenenza a svariate organizzazioni terroristiche.
Ma dicevamo che questo video è “interessante” ed “istruttivo” perché, oltre a farci rendere conto della crescita dell’estrema destra in tutta Europa, di come il processo di unificazione europea abbia permesso, nel contesto incerto della globalizzazione, un rafforzamento ed un coordinamento internazionale di questi gruppi, oltre a mostrarci le strette connivenze fra questi e le istituzioni ed i governi “democratici”, ci svela qualche segreto della strategia politica neofascista. Niente che non sapessimo già, ma è importante sentirlo dalla voce stessa dei protagonisti.
In questo frammento si vede infatti Mario Borghezio (uno dei leader della Lega Nord, membro di diverse Commissioni Parlamentari, deputato europeo, con un passato di militanza monarchica e “nazionalrivoluzionaria”), consigliare agli identitaristi francesi alcuni trucchi per uscire dall'isolamento politico, per sdoganare le proprie idee ed acquisire dunque un ruolo egemonico nel Paese. Che un esaltato e un criminale come Borghezio sia ascoltato con tanta riverenza non deve sorprendere: la Lega Nord è appunto una delle poche forze di estrema destra che gode di un ampio consenso popolare, che è riuscita a dettare i tempi e i modi della politica nazionale (in particolare sui temi del federalismo, della “sicurezza” e dell'immigrazione), e che detiene il controllo di alcuni ministeri-chiave. Vale dunque la pena ascoltare attentamente ciò che dice Borghezio, perché rappresenta l'esperienza “pratica” di una battaglia politica finora vincente.
Ad ascoltare questa carogna si tratta essenzialmente di:
1. Non riferirsi mai in maniera diretta al fascismo. Bisogna evitare di farsi etichettare come “nostalgici” di una qualche dittatura. Anzi, usare ossessivamente parole come “democrazia” e “libertà”. Borghezio ha indubbiamente compreso che nella memoria europea è ancora presente il ricordo della tragedia della Seconda Guerra Mondiale che da quei regimi fu scatenata. Nessun problema: basta non farsi carico di quell'eredità, non rivendicare svastiche o fasci (e piuttosto usare una croce celtica, che mette d'accordo tutti). Per veicolare le proprie “idee” meglio parlare dei “problemi concreti” delle persone. Il che vuol dire: parlare dei “problemi” che la stessa Lega, facendo leva sul carattere più gretto, barbaro e regressivo del popolo, crea e suscita con la sua propaganda. Quindi trovare dei responsabili che possano catalizzare l'odio (il terrone, l'islamico, l'omosessuale, il “nemico interno”, possibilmente comunista) ed offrire semplicistiche soluzioni.
2. Usare il regionalismo. Ovvero lavorare - attraverso i media, ma anche con una presenza militante (volantinaggi, attacchinaggi, fiaccolate, manifestazioni...) - a formare una comunità territoriale, da cui escludere facilmente gli “extracomunitari”. Emblematico è lo slogan “Padroni a casa nostra”: mediante un'ingiustificabile equiparazione fra la “casa” ed il territorio nazionale, offre a chiunque, soprattutto agli strati più bassi e sfruttati della popolazione, la possibilità di sentirsi “padroni”.
3. Usare la religione cattolica come mezzo di legittimazione e penetrazione nella massa. Soprattutto in Italia, infatti, chi parla in nome della difesa delle religione nazionale, difficilmente viene emarginato o resta inascoltato. Ci si può così autoproclamare interpreti di ciò che pensa il cittadino medio...
4. Tentare anche l'infiltrazione diretta in partiti della destra “di governo”, che soprattutto a livello della base e nei piccoli comuni sono sensibili alle argomentazioni xenofobe e nazionaliste. In questo modo si può facilmente acquisire una platea per le proprie idee, e permetterne ipso facto una facile circolazione e condivisione, che va quindi a rafforzare anche i progetti più radicali.
Da notare che queste strategie sono molto affini a quelle di formazioni esplicitamente fasciste come Blocco Studentesco e Casa Pound, che tendono a presentarsi come “legaliste” e “democratiche”. In occasioni pubbliche queste infatti cancellano il riferimento al fascismo (“né rossi, né neri, ma liberi pensieri”), si presentano come semplici “studenti”, o “italiani”, cercano di farsi legittimare dalle presenza alle loro iniziative di politici, giornalisti, editori, scrittori “democratici” o addirittura di “sinistra”, e nel frattempo stringono e rafforzano i rapporti con il governo Berlusconi, dando visibilità ai suoi esponenti e sostenendo in piazza le sue “riforme”. Ovviamente poi, in altri ambiti, si usa un altro linguaggio: quello del fascismo più militante, condito di razzismo, sessismo, antisemitismo, violenza etc...
Buona visione, ma non dimenticate di turarvi il naso!
Collettivo Autorganizzato Universitario - Napoli
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