pubblicato il 17.05.09
"Villaggi della gioventù" nelle periferie Meloni: off-limits droga e alcol ·
Li gestiranno i ragazzi con l'aiuto dello Stato. Budget di 10 milioni
di euro in due anni
Campi sportivi, palchi per esibirsi, sale per fare musica, biblioteche e computer
"Villaggi della gioventù" nelle periferie Meloni: off-limits droga e alcol
di CARMELO LOPAPA
ROMA - Dentro i "villaggi della gioventù" si ballerà, si farà sport,
qualcuno organizzerà mostre e altri presenteranno libri. Li gestiranno ragazzi, ovvio, e lo Stato li aiuterà a tenere su la baracca. Ma niente alcol, please, vietato bere e, soprattutto, usare stupefacenti.
Dopo i campi estivi per le vacanze degli studenti nelle caserme della marina e dei vigili del fuoco, presentati una settimana, il ministro della Gioventù Giorgia Meloni tira fuori dal cilindro del Consiglio dei ministri una nuova iniziativa che poi, confessa, è un suo vecchio pallino. Guai a definirli la risposta da destra ai centri sociali. Ma un po' lo sono.
Silvio Berlusconi, al termine del Consiglio dei ministri in cui il
disegno di legge che li istituisce e li finanzia con un iniziale
budget di 10 milioni di euro in due anni, siede al fianco del ministro e assicura che "saranno luoghi per crescere insieme e cominciare ad assumersi qualche responsabilità". Giorgia Meloni - un passato da giovane militante di destra dura e pura - schiva l'ennesima battuta del premier sulle veline e spiega di essersi ispirata per il progetto alla palestra di judo da Pino Maddaloni a Scampia, visitata un mese fa.
La frequentano in tanti in quel quartiere ad alta densità malavitosa, ora però rischia di chiudere i battenti: risorse esaurite. Ecco allora la legge in soccorso per questa struttura e tante altre. Le comunità giovanili disegnate dai 6 articoli del ddl governativo "saranno dei villaggi, con campi sportivi, palchi per esibirsi, sale per fare musica, biblioteche, computer: oasi nelle periferie delle grandi città metropolitane dove si parte dalla noia, dal degrado e dall'assenza delle istituzioni per arrivare alla degenerazione".
Progetto ambizioso, a dir poco. Da realizzare come? E da affidare a chi? E per fare cosa? Intanto, non per guadagnare, perché tutto dovrà essere rigorosamente no profit. In sostanza, si darà modo a giovani di età "non superiore ai 35 anni" di organizzarsi in associazione per gestire uno spazio. O pubblico, da ottenere in convenzione, o privato, da affittare con contratto di locazione. Lo Stato, si impegnerà a pagare l'affitto e a coprire altri costi di gestione. I ragazzi potranno realizzarvi campi, biblioteche, sale, palchi per "lo svolgimento di attività sportive, ricreative, sociali, didattiche, culturali, artigianali" e tanto altro ancora.
Le comunità, stando a un generico secondo comma dell'art. 2, saranno chiamate a "collaborare con la Presidenza del Consiglio" attraverso il ministero e comunque non rientreranno nel novero i partiti, i sindacati, le associazioni professionali e di categoria. Tutto sarà abbastanza controllato, dato che i beneficiari avranno sussidi pubblici. Ci sarà un registro delle comunità giovanili e un apposito Osservatorio che vigilerà, perché dentro le strutture è richiesta "democraticità di accesso alle cariche", è vietata "ogni forma di discriminazione o violenza e l'uso di stupefacenti o alcool".
Il budget è a disposizione anche di centri già esistenti, se
risponderanno ai requisiti. Centri sociali? Se sottostanno ai vincoli
perché no?, dicono dal ministero. "Invece di distribuire briciole,
diano quei soldi a chi già lavora", protesta Daniele Farina, leader
storico del centro sociale Leoncavallo di Milano. Gianluca Iannone,
destra giovanile romana, presidente di Casa Pound Italia, plaude
all'"iniziativa meritevole che punta a combattere il degrado: verrebbe da dire che lo Stato sta tornando a fare lo Stato, finalmente".
(16 maggio 2009)
http://www.repubblica.it/2009/05/sezioni/cronaca/villaggi-gioventu/villaggi-gioventu/villaggi-gioventu.html
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