pubblicato il 3.06.09
Fiamma a Venezia tra ironia e proteste In 700 contestano i neofascisti ·
Fiamma a Venezia tra ironia e proteste
In 700 contestano i neofascisti
Corteo della Fiamma, striscione dei contestatori
di Paolo Navarro Dina
VENEZIA (31 maggio) - Si sa, per combattere l’arroganza, ci vuole ironia. E allora ci hanno pensato i "pirati" sbucati dalla Giudecca su un barchino al passaggio della motonave "Eraclea" che trasferiva i camerati dell Fiamma Tricolare appena imbarcati a Santa Marta fino a Sant’Elena.
Di punto in bianco, dal natante è spuntata una bandiera rossa e uno striscione: "Mummia fascista, la Giudecca resiste". Immediata la replica con cori, fischi e parolacce impronunciabili. Insomma scaramucce per il "viaggio" dei 150, forse duecento militanti di estrema destra giunti in città per un comizio elettorale discusso, che prima doveva tenersi in campo San Geremia, a due passi dal Ghetto e che poi, per la protesta popolare e antifascista, è stata spostata a Sant’Elena, vicino allo stadio Penzo secondo un canovaccio ormai ben oliato come quello che riguarda il trasferimento degli ultras del calcio per le partite casalinghe del Venezia.
E se mal gliene incolse a tre sprovveduti militanti della Fiamma che esibivano le magliette "Cuore nero" (un noto locale dell’estrema destra di Milano) che si sono avventurati dalla stazione verso San Leonardo e che si sono trovati a tu per tu con i giovani dei centri sociali e il presidio antifascista ricevendo qualche spintone e una fuga a gambe levate, il dispositivo di "separazione" tra partiti e gruppi antagonisti, guidato e guardato a vista dal questore ad interim, Pier Riccardo Piovesana, ha dato il risultato sperato. Niente scaramucce e nessun contatto tra i diversi schieramenti.
Sicuramente il momento più delicato è stato all’arrivo in stazione dei militanti della Fiamma. Qui, dove si erano dati appuntamenti alcuni gruppi di sinistra, i militanti dell’estrema destra sono stati accolti al canto di "O bella Ciao". Nessuna replica, nessuna risposta sotto lo sguardo attento di un "cordone" di forze dell’ordine che non ha lasciato scampo all’inventiva. Poi il trasbordo dei neofascisti in motonave fino a Sant’Elena in un’atmosfera marziale e quasi surreale, con le bandiere nere e la "Fiamma" a garrire al vento, ma senza entusiasmo e con il candidato alla presidenza della Provincia, Piero Puschiavo, giacca e cravatta, impegnato ad invitare ai sostenitori in abbigliamento d’ordinanza, maglietta nera, occhiali scuri e testa rasata, a mantenere un po’ su tutto il basso profilo.
Dall’altra parte della città, invece, il presidio democratico con una pool di associazioni, enti, gruppi antifascisti e rappresentanti delle istituzioni. A tenere le fila di tutto, Tommaso Cacciari, coadiuvato anche da Luca Casarini con una maglietta nera con la svastica e l’inequivocabile barra rossa tracciata di traverso. E dopo un vero e proprio "happening", anche nell’attesa di una improbabile sfida, il presidio, con più di 500 persone, si è trasformato in corteo spontaneo lungo Strada Nova, ingrossandosi fino ad arrivare a sei/settecento persone che si sono poi radunate a San Bortolomio, senza alcun incidente per dire "no al fascismo". Nel frattempo, dall’altra parte della città, lo sbarco della Fiamma, controllato dalle forze dell’ordine in tenuta anti-sommossa e dall’alto da un elicottero della Polizia. E qui, al grido di "L’Italia è nostra e ci appartiene. Siamo leoni contro iene", i militanti della Fiamma hanno sfilato per circa 500 metri, dopo una chiamata "a mettersi in fila per quattro", tra gli sguardi incuriositi di qualche residente e l’indifferenza generale, fino al luogo del comizio accolti in sottofondo dall’inno della Decima Mas che a Sant’Elena ammainò la bandiera prima di essere sconfitta dalle truppe di liberazione e dai partigiani.
Dal palco è toccato a Marco Pinardi, coordinatore provinciale della Fiamma lanciare il primo attacco: «Sant’Elena è un punto di partenza - ha tuonato - Noi qui alziamo la bandiera della Fiamma. Dicevano che qui non dovevamo passare, invece siamo passati!». Dopo di lui è toccato a Roberto Quintavalle della sezione di Mestre: «Ci hanno fatto una grande pubblicità in questi giorni. Hanno parlato più di noi che di Zoggia e Zaccariotto. E respingiamo anche le accuse del Verde, Beppe Caccia, che questa volta come fece con Haider non si è buttato in Canal Grande. Se lo avesse fatto avrebbe insozzato l’acqua...». Poi, uno per uno i capolista per le Europee: Emilio Giuliana, Stefano Salme, Roberto Bevilacqua.
E alla fine è toccato a Piero Puschiavo che se le è presa con Cacciari e la nomenklatura di sinistra; con il Porto per le sue "attrezzature non degne di Venezia"; con la volontà di riportare la città al "centro dell’Europa e porta d’Oriente". E non è mancato nemmeno un accenno alla petizione contro il villaggio Sinti a Favaro Veneto, ma per ben tre quarti dei militanti, giunti dal resto del Veneto, il richiamo non ha destato più di tanto interesse. Finito il comizio e osservato un minuto di silenzio per tutti i Caduti, la manifestazione si è sciolta. Ritorno in motonave a Santa Marta e poi a Santa Lucia in motoscafo. E tanti saluti. Per il cuore democratico di Venezia sono un soffio di aria gelida. Sipario.
http://www.gazzettino.it/articolo.php?id=60374&sez=NORDEST
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