pubblicato il 11.11.12
Aggredirono giovane sul lago di Garda, arrestati 4 militanti di estrema destra ·
Aggredirono giovane sul lago di Garda,
arrestati 4 militanti di estrema destra
A luglio la vittima aveva riportato fratture e lesioni. Il movente del pestaggio un regolamento di conti all'interno dello stesso gruppo
Quattro arresti per il pestaggio sul Garda
VERONA - Sono accusati di lesioni gravissime e aggravate i quattro giovani veronesi agli arresti domiciliari per il pestaggio di un altro ragazzo, avvenuto sulla spiaggia Ronchi a Bardolino (Verona). Gli arrestati sono due ventenni, Jacopo Magagna e Alberto Recchia, Michele Rossi (19) e Edoardo Coltri, 21 anni. Il provvedimento restrittivo è scattato anche per un 17enne e per una sesta persona che, al momento, si trova all'estero. La polizia sta cercando di identificare altri giovani che hanno partecipato all' aggressione.
Secondo quanto ricostruito dagli agenti della squadra mobile e della Digos della questura scaligera, l'episodio è riconducibile agli ambienti dell'estrema destra e alle frequentazioni nella Curva Sud dell'Hellas Verona allo stadio Bentegodi. L'aggressione sarebbe stata una sorta di prova di forza del branco nei confronti di un giovane che conoscevano, ma che apparteneva allo stesso ambiente e con il quale c'erano stati nel passato vari screzi. Nessun movente politico, dunque. «Violenza usata per affermarsi» ha spiegato il dirigente della Digos veronese, Luciano Iaccarino. Il giovane venne selvaggiamente aggredito per futili motivi da una decina di coetanei: uno di questi tentò di attaccare briga e poi tutti insieme si scagliarono compatti contro di lui, scaraventandolo a terra e colpendolo con calci, pugni e cinghiate al viso, tanto da procurargli la frattura del setto nasale, lacerazioni alla testa e altre lesioni per complessivi 60 giorni di prognosi. Solo l'intervento di alcuni turisti evitò il peggio.
Le indagini della Squadra Mobile di Verona sono iniziate dopo che la vittima aveva trovato il coraggio, non senza molte reticenze per il timore di ritorsioni da parte degli autori, a sporgere denuncia alla squadra Mobile che, con il supporto della Digos di Verona, è riuscita ad individuare i responsabili, già noti alle forze dell'ordine ma privi di condanne penali. Da tempo, infatti, la Digos li stava monitorando, non solo per ragioni politico-sportive, ma anche perché erano stati protagonisti di varie aggressioni, fortunatamente fino ad allora con minori conseguenze per le vittime. (Ansa)
http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2012/16-ottobre-2012/aggredirono-giovane-lago-garda-arrestati-4-militanti-estrema-destra-2112274564545.shtml
Pestaggio, quattro giovani di estrema destra arrestati
BOTTE SUL LAGO. Ai domiciliari gli accusati dell'aggressione a Castelnuovo. La vittima aveva subito una frattura al volto
Un coetaneo massacrato a calci e pugni. Tre erano in lista per Forza Nuova e una civica. Collegamenti con le frange violente del tifo Hellas
Una foto emblematica di violenza tra giovani. Gli indagati sono accusati di aver picchiato a sangue un coetaneo causandogli anche la frattura della mandibola
Una foto emblematica di violenza tra giovani. Gli indagati sono accusati di aver picchiato a sangue un coetaneo causandogli anche la frattura della mandibola
Quattro arrestati, uno non raggiunto dall'ordinanza perchè è in vacanza (ma ha già annunciato che al rientro si consegna) e un minore denunciato. Digos e squadra Mobile hanno arrestato, e per loro sono stati disposti i domiciliari, quattro veronesi che debbono rispondere di lesioni aggravate e gravissime, in concorso, per un pestaggio che hanno messo in atto l'8 luglio in località Ronchi di Castelnuovo durante una festa sul lago. Gli arrestati sono Alberto Recchia, 20 anni, di Lazise, Iacopo Gregorio Magagna, suo coetaneo, residente in città, Edoardo Coltro, 21 anni e Michele Rossi, 19 anni, entrambi residenti in città. Ieri mattina i due dirigenti delle sezioni che hanno proceduto alle indagini, Luciano Iaccarino e Gianpaolo Trevisi, hanno tenuto una conferenza stampa per illustrare le fasi che hanno portato all'arresto dei quattro che gravitano nell'ambiente di estrema destra, delle frange più violente della tifoseria Hellas, e che sono già stati indagati per altri episodi di pestaggi. Non a caso infatti l'operazione della polizia è stata denominata «Stop fighting», perchè episodi di risse, scazzottate e violenze, in città ce ne sono state negli anni. Ma prese singolarmente non sarebbero state ritenute particolarmente gravi. La chiave di volta è stata rappresentata dalla decisione del procuratore capo Mario Giulio Schinaia di destinare un unico magistrato su episodi analoghi: Elisabetta Labate. ? così che s'è potuta scoprire la ragnatela che lega questi giovani, anche ad altri, ma soprattutto ad altre aggressioni che prese singolarmente spesso non avevano portato neanche alle denunce. Anche per omertà. Ed è anche lo squarcio di questo muro di «riservatezza», che in questo caso ha aiutato e non poco le indagini. Spesso infatti i giovani non denunciano i pestaggi, un po' per timore di ritorsioni, un po' perchè così possono vendicarsi, farsi giustizia da soli. Ma in questo caso la vittima aveva iniziato un rapporto di fiducia con uno degli ispettori della Mobile. Lui, un marcantonio bello piazzato, negli anni passati era stato amico-nemico, di quelli che l'hanno fracassato di botte e preso a cinghiate a luglio. ? stato definito dagli inquirenti un attaccabrighe, mica una mammoletta. Al punto che il questore gli aveva anche dato l'avviso orale, uno strumenti giuridico prima che la situazione degeneri in denunce. Però dopo alcuni contatti con la polizia il giovane s'era allontanato dal mondo della violenza. E quando al suo amico ispettore ha raccontato che spesso veniva preso di mira, il suggerimento per lui era stato: «non rispondere alla provocazioni, piuttosto fatti menare». E lui a luglio se n'è fatte dare tante, al punto che un testimone aveva verbalizzato: «L'hanno aggredito in una decina. Credo che se non fossi intervenuto l'avrebbero ammazzato di botte». E infatti la vittima aveva riportato 58 giorni di prognosi per una frattura mandibolare. Il perchè di tanta violenza, secondo gli inquirenti, non è politico e l'hanno ribadito più volte. Questi giovani picchiano per il gusto di picchiare, per sentirsi al mondo. E sono pericolosi, come ha evidenziato il giudice per le indagini preliminari Isabella Cesari che per loro ha disposto gli arresti domiciliari, perchè c'è il rischio che reiterino il reato, perchè la violenza per affermarsi è il loro unico valore. «Non esiste un movente politico o ideologico», hanno detto ieri in conferenza stampa gli inquirenti, anche se è vero che tutti questi giovani gravitano nel mondo della tifoseria Hellas e dell'estrema destra, ma anche l'appartenenza al gruppo ultrà per loro è un alibi per poter sfogare tutta la violenza che hanno in corpo. Il perchè lo lasciamo a sociologi e psicologi, per noi contano i dati oggettivi». Recchia, con il divieto di andare allo stadio dopo Hellas-Salernitana, candidato alle ultime elezioni amministrative nella lista di Forza Nuova; Magagna, candidato alle amministrative per Identità scaligera, civica collegata a Forza Nuova, con quattro voti di preferenze. Lui era quello che voleva diventare il leader del gruppo, quello più cattivo, e Coltri, nello stesso partito, prese due preferenze. I classici riempilista. «Picchiare per il gusto di picchiare», ha ribadito Iaccarino, la vittima poteva essere meridionale, piuttosto che di colore come la prima volta che vi fu la scazzottata con la vittima, nel 2009. L'uomo era in compagnia di una persona mulatta. Oppure di colore, come questa primavera, quando venne schiaffeggiato un ragazzo srilankese. E in un caso uno dei ragazzi mise le mani addosso a una ragazza, palpeggiandola, ma la madre di lei non sporse denuncia per paura di ritorsioni. Valeva ogni cosa pur di dimostrarsi i più forti. «Sono stati arrestati non solo per questo caso, che è il motivo giuridico. Andavano fermati», ha detto Iaccarino.
Alessandra Vaccari
http://www.larena.it/stories/Home/421810_pestaggio_quattro_giovani_di_estrema_destra_arrestati/?refresh_ce
Da Tommasoli all'Havana club Una lunga scia di intolleranza
I PRECEDENTI. Sono innumerevoli gli episodi di violenza avvenuti in città negli ultimi anni
Il grafico di 29 anni fu colpito a morte quattro anni fa in centro
Il caso Tommasoli non ha insegnato nulla. L'aggressione avvenne la notte del primo maggio 2008 in corticella Leoni. Nicola Tommasoli, designer industriale di 29 anni, morì cinque giorni dopo in seguito ai colpi ricevuti al volto e al collo. Tutto per una sigaretta negata. Con l'accusa di omicidio preterintenzionale Federico Perini, ex candidato di Forza Nuova alle amministrative, e Nicolò Veneri, entrambi ventenni all'epoca dei fatti, sono stati condannati a 10 anni e 8 mesi di carcere. Il 14 febbraio 2011 i giudici d'appello hanno confermato le condanne per i due giovani responsabili del pestaggio di cui fu vittima, l'8 gennaio 2009, in piazza Viviani, una trentenne colpevole solo di aver protestato per i cori razzisti e inneggianti al nazismo intonati da un gruppo di ultras dell'Hellas. La donna fu colpita al volto con un posacenere e riportò la frattura del setto nasale e gravi danni a un occhio. Un altro protagonista di quell'odioso episodio, che aveva patteggiato la pena a un anno e sei mesi di reclusione, era implicato insieme ad altri due giovani nell'aggressione, avvenuta nel marzo 2008 ad un diciannovenne. Nel dicembre 2007 tre militari furono selvaggiamente picchiati in via Mazzini solo perchè meridionali e tifosi del Lecce. Per quell'episodio sono stati poi processati e condannati in quattro. Di matrice opposta l'episodio avvenuto nel luglio del 2009 alla piscina del Don Calabria. Due estremisti appartenenti alla sinistra antagonista picchiarono un ventunenne simpatizzante di Forza Nuova, impiegato come bagnino stagionale. Il pestaggio venne compiuto per vendetta. I due arrestati avevano infatti riconosciuto nella loro vittima uno degli estremisti di destra che quattro anni prima li avevano brutalmente aggrediti in volto San Luca. Alcune settimane dopo quei fatti un militante della Fiamma tricolore, ferito alla mano da una coltellata, accusò un giovane simpatizzate del centro sociale La Chimica. Sei anni dopo il giudice li avrebbe condannati entrambi. Il primo per calunnia. Secondo il pm tali episodi si inserivano «in un clima di odio e rappresaglia». Due mesi prima, al grido di «Sieg Heil» quattro ventenni favevano irruzione al circolo Malacarne di via San Vitale a Veronetta scatenando una rissa a colpi di bottiglie. Il 9 giugno 2011 con la condanna di cinque imputati a pene complessive per 7 anni e mezzo di prigione si concludeva il processo per una decina di aggressioni e pestaggi avvenuti in diverse vie del centro tra il marzo 2006 e il maggio 2007. Gruppetti di ragazzi simpatizzanti dell'estrema destra prendevano di mira i passanti in cui si imbattevano, in particolare quelli che apparivano «diversi» ai loro occhi: li minacciavano, provocandoli con cori razzisti, e poi li colpivano con tirapugni in metallo, cinture, catene e spranghe. Il 9 dicembre 2007, in via Portici venne ferito con due coltellate alla coscia un giovane noto per le sue simpatie per il Veneto fronte skinheads e assiduo frequentatore della curva sud del Bentegodi. La vittima aveva passato la serata con amici in piazza Erbe. Poi l'imboscata. Dopo essere salito sulla propria automobile uno sconosciuto gli aveva fracassato il cristallo per costringerlo a scendere. Circondato da una mezza dozzina di persone, rimaste impunite, il ragazzo era stato colpito e accoltellato. Un mese prima, ma non ci sono collegamenti fra i due episodi, un ventenne, studente universitario, figlio di un consigliere comunale dei Comunisti italiani, denunciò di essere stato assalito all'uscita del «Malacarne» di Veronetta, preso a calci e pugni e colpito al volto con catene. Per gli inquirenti si è però trattato di una rissa fra opposte fazioni. L'aggressione era stata preceduta, nel settembre di quello stesso anno, da un pestaggio in piazza Dante. Un giovane, senza motivo apparente era stato avvicinato da un gruppo di coetanei e massacrato a colpi di bastone e catene. Ma uno degli episodi più gravi risale al 3 luglio 2011, quando una ventina di giovani appartenenti alla tifoseria dell'Hellas, qualcuno noto alle forze dell'ordine, dettero vita a un'azione squadristica all'Havana Volley di Caprino. Un giovane di colore venne preso a calci e bastonate. Poi se la presero anche con un volontario della Croce Rossa accorso per prestare le prime cure al ferito. Una vera notte di follia con panche rovesciate, sassaiole contro l'ambulanza, bottigliate, botte e transenne buttate in mezzo alla gente. Il processo per il danneggiamento dell'ambulanza e l'aggressione al soccorritore è terminato con cinque condanne. Ha probabilmente motivazioni passionali, invece, l'aggressione avvenuta nella sera dello scorso 14 maggio alla fermata dell'autobus tra via Pallone e stradone Maffei dove una ventenne di origine magrebina era stata colpita al volto con graffi e pugni da un paio di giovani non identificati. E ora, a quattro anni di distanza dal delitto Tommasoli, quest'ultimo gravissimo fatto avvenuto a Castelnuovo che avrebbe potuto sfociare in tragedia. La morte del designer di Santa Maria di Negrar, è triste dirlo, non ha insegnato nulla a chi ha fatto della violenza e dell'intolleranza la propria, squallida, ragione di vita. E.S.
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