pubblicato il 20.02.14
Brescia Strage, al via l'udienza in Cassazione Procuratore: «Maggi l'ideatore» ·
Brescia Strage, al via l’udienza in Cassazione Procuratore: «Maggi l’ideatore» ·
E’ iniziato davanti alla quinta sezione penale della corte di cassazione il processo per la strage di piazza della Loggia a carico di Delfo zorzi, Carlo Maria maggi, Maurizo Tramonte e Francesco Delfino (ai soli fini civili). La procura di brescia e le parti civili ricorrono contro la sentenza di assoluzione della corte dAssise d’appello di Brescia. Il procuratore generale nella sua requisitoria e’ arrivato a una prima conclusione: Non puo’ essere che Carlo Maria Maggio, leader indiscusso di Ordine Nuove del Triveneto ad avere ideato e organizzato la strage di Brescia.
«Verrebbe meno la mia coscienza di cittadino se non chiedessi alla Corte di colmare, con gli strumenti che ha a disposizione, le lacune di una sentenza che non può essere accettata». Lo ha detto il Pg della Cassazione Vito Ambrosio chiedendo un nuovo processo per i 3 imputati della strage di piazza Della Loggia, pur «consapevole» che in caso di accoglimento delle richieste il tempo si allungherà ulteriormente.
«La posizione del generale Delfino riassume e condensa la pagina più amara» nella strage di Piazza della Loggia. A dirlo è il pg della Cassazione Vito D’Ambrosio nella sua requisitoria al processo per la strage di Brescia, sottolineando «il ruolo irrevocabilmente negativo di un uomo dell’apparato dello Stato, che è il motivo per cui ci troviamo ancora in un’aula di tribunale» e la ricostruzione dei fatti «non è affidata agli storici». D’Ambrosio ha chiesto l’invio degli atti al giudice civile competente perchè anche se la posizione penale di Delfino, che all’epoca era comandante del nucleo investigativo dei Carabinieri e per questo primo ad indagare sulla strage, non può essere rivalutata dato che la procura generale di Brescia non ha promosso appello nei suoi confronti, valuti gli interessi dell’unica parte civile che ha avanzato ricorso contro di lui. Il pg ha contestato le risultanze del processo davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Brescia che ha assolto Delfino, assieme agli altri tre imputati: «E' certo che non emergono prove! Questo è un processo indiziario. Siamo a valutare indizi non prove!». Ha quindi ricordato che uno degli imputati del primo processo per la strage, Angelino Papa, «fu convinto da Delfino ad accusarsi della strage».
La procura di Brescia e le parti civili hanno fatto ricorso contro la sentenza di assoluzione della corte d’Assise d’appello di Brescia. Il procuratore generale nella sua requisitoria e’ arrivato a una prima conclusione: Non può essere che Carlo Maria Maggio, leader indiscusso di Ordine Nuovo del Triveneto ad avere ideato e organizzato la strage di Brescia
20 febbraio 2014
http://brescia.corriere.it/brescia/notizie/cronaca/14_febbraio_20/strage-via-l-udienza-cassazione-886c3ede-9a23-11e3-b6d7-4032582c678b.shtml
Giovedì 20 Febbraio, 2014
CORRIERE DELLA SERA - BRESCIA
Strage piazza Loggia, ultimo atto
Al via il processo in Cassazione
Per la città è l’ultima occasione per avere giustizia
E' l’ultimo atto per il processo sulla strage di piazza della Loggia. Una strage rimasta senza colpevoli a quarant’anni di distanza dall’esplosione della bomba che uccise Giulietta Banzi Bazoli, Livia Bottardi Milani, Euplo Natali, Luigi Pinto, Bartolomeo Talenti, Vittorio Zambarda, Alberto Trebeschi e la moglie Clementina Calzari. Tra oggi e domani i giudici della quinta sezione della Cassazione decideranno se accogliere o respingere il ricorso presentato dalla procura di Brescia e dagli avvocati di parte civile contro il verdetto di assoluzione pronunciato dai giudici della corte d’assise d’appello il 14 aprile 2012 a carico di Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, Maurizio Tramonte e Francesco Delfino. La procura chiede un nuovo processo d’appello per Maggi, Zorzi e Tramonte; le parti civili chiedono un nuovo processo per Maggi, una sola parte civile, Giuseppe Montanti, rappresentata dall’avvocato Alessandro Magoni, chiede anche un nuovo appello per l’ex generale dei carabinieri Delfino e Cgil e Elvezio Natali, assistiti dall’avvocato Federico Sinicato, chiedono un nuovo appello anche per Tramonte.
Se gli «ermellini» respingeranno il ricorso verrà messa una pietra tombale su un’inchiesta avviata nel 1993 quando il giudice istruttore Gianpaolo Zorzi, che stava scrivendo la sua ordinanza di non luogo a procedere dopo aver individuato il «marchio di fabbrica» della strage, inviò alla procura di Brescia una nota di servizio del Sid, datata 6 luglio 1974. La velina è riferibile alla «Fonte Tritone», alias Maurizio Tramonte, giovane di Lozzo Atestino assoldato dal Sid per riferire tutto quello che succedeva dentro l’Msi.
Nella velina si fa riferimento a fatti che portano dritti in piazza della Loggia, si parla dell’attentato che la mattina del 28 maggio 1974 costò la vita di otto persone e il ferimento di altre 102. Nella velina c’è uno spunto che porta il procuratore aggiunto Roberto Di Martino e il sostituto procuratore Francesco Piantoni a indagare in veneto, fra i membri di Ordine Nuovo. Fonte Tritone parla di Giangastone Romani, leader storico della destra extraparlamentare veneta e di Carlo Maria Maggi, medico di Mestre, referente di Ordine Nuovo per tutto il Triveneto. La «preziosa» velina parla di una riunione che si tenne il 25 maggio a Abano Terme, a casa di Giangastone Romani. Nel corso della serata Maggi annunciò la nascita di un troncone clandestino di Ordine Nuovo, «Ordine nero» che si sarebbe dedicato all’eversione violenta. Sempre nella velina si fa riferimento a un incontro a Roma tra Romani e Pino Rauti (pure lui imputato per concorso in strage nel processo di primo grado) con Maggi che commenta che la strage di Brescia «non doveva restare un caso isolato».
Le indagini della procura si arricchiscono anche della collaborazione di Carlo Digilio: dal 31 gennaio 1996 racconta tutto quello che sa sulla strage di Brescia fino alla morte nel 2005. E da collaboratore diventa indagato per concorso in strage per aver messo mano all’ordigno che, come racconta lui stesso, viene affidato a Mestre a Marcello Soffiati per essere portato a Milano e da lì arrivare nel cestino di piazza Loggia. I due pubblici ministeri lavorano per anni e arrivano a chiedere il rinvio a giudizio per sei imputati: Carlo Maria Maggi, Delfo Zorzi, Maurizio Tramonte, Francesco Delfino, Pino Rauti e Giovanni Maifredi. Tutti a processo per concorso nella strage di Brescia, una strage con la regia di destra e la collaborazione dei servizi segreti deviati. Il processo davanti alla corte d’assise presieduta da Enrico Fischetti inizia il 25 novembre del 2008 e dopo 150 udienze di dibattimento e altre 16 di discussione, la morte di Maifredi e la richiesta di assoluzione da parte dei pm per Rauti e la richiesta di ergastolo per Zorzi, Maggi, Tramonte e Delfino, si arriva alla sentenza il 16 novembre 2010: tutti assolti in base all’articolo 530 secondo comma. L’assoluzione viene confermata il 14 aprile 2012 dalla corte d’assise d’appello presieduta da Enzo Platè. Per i giudici di secondo grado la regia della strage è sicuramente di destra, è un attentato fascista. Ma per i giudici gli imputati individuati dalla procura non sono colpevoli, Zorzi e Maggi nulla ebbero a che fare con l’organizzazione dell’attentato, Tramonte era un infiltrato del Sid e non un eversore e Delfino - all’epoca della strage comandante del nucleo operativo dei carabinieri - non depistò alcuna indagine. Per la corte d’assise d’appello Carlo Digilio, testimone chiave dell’accusa, è il principale responsabile della strage insieme a Marcello Soffiati, considerato un fattorino-artificiere e a Ermanno Buzzi, probabile basista bresciano che segnalò ai camerati veneti la manifestazione organizzata a Brescia dal Comitato antifascista per dire no alla violenza dopo la morte di Silvio Ferrari, ucciso in piazza del Mercato la sera del 19 maggio 1974 dall’esplosivo che portava sulla Vespa. La decisione ora spetta ai giudici romani della Cassazione. Se il ricorso sarà accolto Brescia potrà continuare ad attendere giustizia per i suoi otto morti.
Wilma Petenzi
documentazione
r_lombardia
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