pubblicato il 30.10.14
La rete genovese dei neonazisti: tre indagati ·
Genova - Era iniziato tutto in un altro modo, con gli investigatori convinti di dare la caccia a quattro minorenni infarciti d’ideologia che di notte segnavano i muri della città con svastiche. I segnali che la cosa era decisamente più seria sono arrivati quando, dopo le prime perquisizioni, sono saltate fuori bombette artigianali, vecchie armi in dotazione all’esercito e riferimenti a spedizioni punitive contro immigrati e rom. E in sottofondo è cominciato a comparire un “secondo livello”, quella che per i carabinieri del Ros è una rete di neonazisti da qualche tempo decisi ad affermarsi in Liguria.
La cellula, che ha la propria base a Genova, si riconosce negli “Hammerskin”, organizzazione estremista e xenofoba nata negli Stati Uniti da fuoriusciti del Ku Klux Klan, presente in varie città d’Italia con un nucleo più numeroso a Milano e Roma. L’ideologia fondante si basa sulla supremazia della razza ariana.
Per ora sono tre i nomi iscritti sul registro degli indagati dalla Procura. L’ipotesi di reato è «associazione finalizzata alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi». Ma l’antiterrorismo sta indagando pure su alcuni raid che potrebbero essere stati commessi negli ultimi mesi contro stranieri: ve n’è traccia generica in alcuni dialoghi fra simpatizzanti o presunti militanti, ma ancora non è chiaro se i riferimenti siano a fatti avvenuti in Liguria o altrove.
L’antefatto di questa vicenda risale alla fine del 2013. L’Arma della Spezia sta indagando su alcuni slogan inneggianti al boia delle fosse Ardeatine Erich Priebke, morto proprio in quel periodo. Nessuno a Roma vuole celebrarne il funerale, così le esequie si tengono nel comune di Albano Laziale, alla comunità ultratradizionalista dei lefebvriani. Il raduno dà luogo a scontri tra militanti di estrema destra e una contromanifestazione antifascista, cui partecipa anche il sindaco della cittadina.
I carabinieri spezzini, grazie alle immagini delle telecamere di videosorveglianza, scoprono i responsabili delle scritte e di alcune croci celtiche comparse su una chiesa. Scattano due perquisizioni, nell’ambito della cosiddetta “operazione Valchiria”: la prima coinvolge il padre di uno dei due ragazzi, un operaio di cinquant’anni che teneva sotto il letto tre ordigni militari privi d’innesco (l’uomo si difende dicendo che sono ricordi del servizio militare); la seconda porta al ritrovamento di polvere pirica e varie sostanze con cui un giovane di 17 anni stava cercando di costruire una bomba artigianale.
http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2014/10/30/ARccrhPC-neonazisti_indagati_genovese.shtml
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