pubblicato il 30.05.16
Rovetta, 45 volte il saluto fascista - «Albertazzi rastrellatore di partigiani» ·
Dopo la tensione tra i sostenitori dell’associazione dei reduci della legione Tagliamento e il gruppo degli «antifascisti loveresi» e degli antagonisti del Pacì Paciana, di sabato 28 maggio a Lovere durante il presidio organizzato per il ricordo dei morti della Tagliamento, tensione che è sfociata nel ferimento di due persone che hanno ricevuto una manganellata in testa dalla polizia, domenica 29 a Rovetta la commemorazione dei 43 militi della legione Tagliamento uccisi dai partigiani nell’aprile 1945 non ha avuto nessun strascico. E forse anche la pioggia ha contribuito ad annacquare la tensione. Numerosa la presenza delle forze dell’ordine.
Comunque, all’esterno del cimitero si sono riuniti i fascisti per la commemorazione: stati letti i 43 nomi dei militi morti, salutati con il braccio teso e il grido «presente» e in più sono stati letti il nome di Giorgio Albertazzi, il famoso attore teatrale morto sabato 29 a 92 anni e che da giovane sottotenente legato alla legione Tagliamento, e quello di Benito Mussolini. Dunque per 45 volte il saluto fascista con il braccio teso che è apologia di fascismo. All’interno del cimitero c’è stata anche la consueta messa tenuta da un cappellano militare.
In piazza Ferrari c’erano invece i rappresentanti dell’Anpi e dell’Isrec che non hanno organizzato una contromanifestazione, ma si sono riuniti per ribadire la loro posizione. Mauro Magistrati dell’Anpi (l’Associazione nazionale partigiani italiani) ha condannato nuovamente il ferimento delle due persone a Lovere, parlando di «gestione scellerata dell’ordine pubblico», Andrea Bendotti dell’Isrec (l’Istituto bergamasco per la storia della Resistenza) molto duramente ha definito Albertazzi «non un grande italiano, ma un rastrellatore di partigiani», mentre Elisabetta Ruffini, sempre dell’Isrec, ha sottolineato «la complessità della storia di Rovetta, che fa comunque parte della Resistenza bergamasca».
Ezio Locatelli, Antonello Patta e Vittorio Armanni, a nome rispettivamente delle segreterie nazionale, regionale e provinciale di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, hanno rilasciato la seguente dichiarazione sui gravi fatti di sabato a Lovere.
«E’ intollerabile, scandaloso che dopo le botte qualcuno pensi di fare ricorso alle menzogne. Francesco Macario, segretario provinciale di Rifondazione Comunista di Bergamo, già dirigente provinciale dell’Anpi, ex assessore di Bergamo, e gli antifascisti che hanno manifestato a Lovere contro il raduno fascista sono stati malmenati dalle forze dell’ordine duramente e arbitrariamente e non certo per “reazione a pugni e calci”. Chi dice il contrario, dice falsità, nient’altro che falsità.
Quella di ieri è stata un’aggressione priva di qualsiasi giustificazione. Il sunto della giornata di ieri è che ai fascisti è stata data la possibilità di manifestare nel cimitero di Lovere dove c’è il sacrario dedicato ai partigiani – i “Tredici Martiri di Lovere” - massacrati dai fascisti. Agli antifascisti che giustamente protestavano contro questo scempio sono state riservate manganellate che hanno spedito all’ospedale il nostro segretario provinciale e altri due antifascisti, tra cui una persona anziana e un giovane iscritto a Rifondazione Comunista».
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