Tommaso Foti, eletto con Fratelli d'Italia, ha contestato così la legge (poi bocciata) per vietare gadget e souvenir di estrema destra
Tommaso Foti. Davanti a lui il poster che raffigura l'adunata fascista
BOLOGNA - Il Pd dell'Emilia-Romagna prova a mettere "fuorilegge" i gadget fascisti, ma alla fine la spunta il centrodestra: la risoluzione presentata dai Democratici in Regione si arena e la seduta dell'Assemblea legislativa si chiude senza che il documento possa essere votato. Alla fine, trionfante, il consigliere di Fratelli d'Italia Tommaso Foti mostra a tutti il poster, da lui portato in aula, con l'immagine di una adunata fascista a Reggio Emilia: curiosamente ha sul retro il logo della Regione, visto che è stato incorniciato per il suo ufficio in viale Aldo Moro.
Ma tutto il dibattito avvenuto fino ad allora è stato un po' sopra le righe, tra sparate sul "regime comunista in Italia" e similitudini con la propaganda pro-Isis. Il capogruppo Pd Stefano Caliandro ha spiegato le ragioni dell'atto anti-gadget: "Abbiamo ritenuto necessaria questa risoluzione a fronte del crescente fenomeno del commercio e della diffusione di prodotti volti all'esaltazione del nazifascismo e per chiedere che venga riconosciuto come reato".
Dai banchi del centrodestra, non solo tra gli ex Msi, è scoppiata la protesta: bagarre e accuse da una parte e dall'altra. Il dibattito è stato così acceso da indurre all'intervento anche il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, che ha invitato tutti a "riconoscere la tragedia del nazifascismo. Mi dispiace che sia persa l'occasione per dire parole definitive su questo".
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