pubblicato il 25.01.18
Pordenone, il concerto pro-Olocausto delle band nazirock nel Giorno della Memoria ·
Band naziskin il 27 vicino a Pordenone. Attesi estremisti anche dall’Est Europa
24 gennaio 2018
C’è un nome sinistro che sta per tornare in Italia. Leibstandarte, la divisione Waffen Ss conosciuta come la guardia del corpo di Adolf Hitler. È anche il nome di un gruppo nazirock di Lione, atteso ad Azzano Decimo, in provincia di Pordenone, il 27 gennaio, Giornata della Memoria, per un concerto nel club Langbard. Con un doppio sfregio, in un cortocircuito storico carico di simboli e di ricordi ancora vivi. La Leibstandarte è la divisione SS autrice dello sterminio di 57 ebrei, in un raid iniziato la notte tra il 13 e il 14 settembre del 1943 a Baveno, in Val d’Ossola, e terminato solo un mese dopo. Fu il primo eccidio per motivi razziali nel nostro Paese, secondo, per numero delle vittime, solo alle Fosse Ardeatine. Vedere quel nome su una locandina di un concerto previsto – a mo’ di sfida – per la giornata della memoria della Shoah rende il concerto di Azzano un evento difficilmente archiviabile solamente come un raduno di bande nazirock.
Accanto alla band francese – autrice di un album appena uscito, dal titolo “Ein Volk, ein Reich”, un popolo, un impero, con brani che richiamano, senza mezzi termini, il nazionalsocialismo – suoneranno altri due gruppi esponenti del National Socialist Black Metal, movimento nazirock nato negli anni 90 nei Paesi scandinavi come area estrema del heavy metal. Un genere musicale particolarmente diffuso nei Paesi dell’est Europa, tra Polonia, Ucraina e Russia, dove i concerti attirano gruppi di estrema destra da molti Paesi europei. I repertori delle canzoni contengono aperti riferimenti al nazismo, con bandiere imperiali, nomi evocativi e richiami alle Ss, mentre i concerti si trasformano in veri e propri raduni neonazisti, occasioni per incontri anche politici.
Al concerto di Azzano è prevista la partecipazione della band italiana Via dolorosa e del gruppo finlandese Goatmoon che inneggia apertamente all’Olocausto in alcuni suoi testi, oltre al gruppo Leibstandarte. Sulla pagina Facebook dell’evento – gestita dal club Langbard – ci sono 133 partecipanti confermati e 586 persone “interessate”. Alcuni utenti hanno postato messaggi per organizzare il viaggio verso la piccola cittadina in provincia di Pordenone partendo dall’Emilia-Romagna e dalla Germania. Oltre al concerto delle tre band, il club ospiterà gli stand di case di produzione musicale, alcune caratterizzate da pubblicazioni con caratteri gotici e l’aquila reale tedesca.
Le reazioni alla notizia del concerto – diffusa dai giornali veneti – sono state dure: “Speriamo non vada nessuno a seguire il concerto – è la dichiarazione di ieri dell’Aned, l’Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti – e sembra una manifestazione fatta appositamente per offenderci e per fare proseliti per le loro nefandezze, qui ad Azzano ci sono stati tanti partigiani”. La presidente della Regione Friuli-Venezia Giulia, Debora Seracchiani, è stata ancora più dura: “È inaccettabile, non si può pensare che si possa sdoganare tutto, che tutto sia possibile. Credo fermamente che tutti debbano dire di no a questo evento, noi dobbiamo mettere dei ‘no’ e dei ‘basta’”.
Già lo scorso anno un concerto analogo aveva scatenato diverse denunce politiche. Secondo i giornali veneti dell’epoca il club Langbard, nato nel 2015, è gestito da una associazione che riserva l’ingresso solo ai soci, rendendo difficile dal punto di vista legale i controlli. La Questura e la Prefettura di Pordenone stanno valutando, in ogni caso, i margini di manovra su un luogo privato. La previsione delle forze di polizia è di circa un centinaio di partecipanti, con una discreta presenza di militanti di estrema destra provenienti dal Paesi dell’est. Una delle tre band nei giorni scorsi si è esibita in un raduno analogo a Kiev, in Ucraina, confermando la centralità dell’Europa orientale per i movimenti neonazisti.
Sfregi alla Storia
“Arbeit macht frei” in officina a Rimini Nazi-vandali a Milano
“Alessandro deve togliere quel cartello dalla sua officina, immediatamente, ma non perché ci sia una legge che lo impone o perché nasce una protesta”, ma “come atto consapevole di avere sbagliato, gravemente, nel non riflettere sulla responsabilità che ognuno ha nell’usare le parole”. Così il Comune di Rimini in una nota con cui condanna, dal proprio sito, l’iniziativa di un giovane meccanico, che ha appeso la scritta “Arbeit macht frei (Il lavoro rende liberi)” sulla porta della propria officina, replicando alle proteste che, nato nel 1979, non ha la benché minima idea di cosa sia Auschwitz, il lager nazista all’ingresso del quale campeggia ancora quella scritta, o lo sterminio di 6 milioni di ebrei. Scusa “pietosa” per il Comune. Nuovo atto vandalico, invece, a Milano contro le pietre d’inciampo, i sampietrini rivestiti con una targa in ottone per ricordare le vittime dei campi di concentramento. Un anno dopo la vernice nera versata sulla targa dedicata a Dante Coen, deportato ad Auschwitz e ucciso a Buchenvald, è stata deturpata con un oggetto metallico la pietra dedicata a Angelo Fiocchi, operaio dell’Alfa Romeo, arrestato e deportato a Mauthausen l’11 marzo 1944, morto a Ebensee il 7 aprile 1945.
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