pubblicato il 23.06.18
Verona, il writer che combatte il fascismo con i colori ·
Ha cominciato coprendo croci celtiche e svastiche con un wurstel. E poi si è sbizzarrito con frutta, dolci, biscotti. È la storia di Pier Paolo Spinazzè, 37 anni, in arte "Cibo". Street artist che fronteggia l'odio con l'arte civica e fa della città la sua galleria
23 giugno 2018
In principio fu un "Tito boia" cancellato con un wurstel: era tre anni fa e la scritta era sul muro di una casa a Campagnola di Zevio. Poi sul wurstel i "soliti noti" hanno vergato croci celtiche e svastiche e lui, "Cibo", alias Pier Paolo Spinazzè, 37 anni, ci è andato sopra spargendo delle salse (perfette sul wurstel). Un po' per gioco e un po' per caso: è nata così l'arte civica (e pubblica) di questo street artist veronese che combatte il fascismo cancellando le scritte dell'odio con dei gioiosi disegni: cibi prima di tutto (da qui il nome d'arte), frutta, biscotti, dolci, insaccati, e comunque tanta fantasia perché - dice - "questo è il mio modo di contrastare il cattivismo e l'ignoranza".
Non è casuale che Spinazzè sia cresciuto e operi a Verona, da sempre considerata, certamente semplificando, "città nera" perché qui l'estrema destra ha radici antiche e continua a clonare se stessa, spesso all'ombra del potere e delle istituzioni cittadine. "Il fascismo a Verona e provincia è una piaga - dice "Cibo" - e purtroppo tra le nuove generazioni continuano a far presa il messaggio i contenuti e la simbologia di questi partiti e queste formazioni", da Forza Nuova a CasaPound, da Fortezza Europa a Progetto Nazionale.
Nato a Vittorio Veneto, compagno di corso alla scuola di design di Nicola Tommasoli - il giovane massacrato da un branco di naziskin nel 2008 in centro a Verona - Spinazzè dice che la sua galleria è la città: "Un artista ha il dovere di dare il suo contributo civico. Il mio è cancellare le scritte e i simboli fascisti dai muri. E sicomme Verona è la mia galleria, io voglio che la mia galleria sia ripulita dall'odio". A casa di "Cibo" le pareti sono bianche: nemmeno un quadro, manco una nuvola di spray. "Se è arte pubblica, deve esprimersi fuori, all'esterno". In questi anni non è che siano state solo rose e fiori: i disegni di Spinazzè venivano e vengono regolarmente re-imbrattati da mani fasciste che ripristinano simboli runici e scritte laddove erano state resettate coi colori. E poi ci sono i contenziosi con le amministrazioni.
Molti Comuni, si capisce, non gradiscono. "Sono ovviamente sempre amministratori di destra. Mi sono appena tolto quattro denunce: ho dimostrato il mio disappunto perché un sindaco voleva 3.700 di tasse su un mio murale. Una multa pretestuosa e ideologica". L'uomo che cancella le svastiche è stato ospite a Bilbao alla Conferenza europea che riunisce i rappresentanti dei Comuni e la sua arte di resistenza o resilienza civile sta oltrepassando i confini non solo veneti, ma italiani. "Le derive autoritariste a cui stiamo assistendo in Italia e in Europa, le politiche all'insegna dell'intolleranza portate avanti da governi nazional-sovranisti mi obbligano a continuare sulla mia strada. Senza offese e senza rabbia. Disegnando la fantasia". Dettaglio: nei suoi murales "Cibo" cerca di essere territoriale e stagionale. "Ogni territorio ha i suoi prodotti e le sue eccellenze. Se sono nella terra dell'asparago, disegno asparagi per coprire croci celtiche e scritte "dux". Idem vale per il pesce, la polenta, l'uva". Un disegno li seppellirà?
http://www.repubblica.it/politica/2018/06/23/news/writer_cibo-199741743/?ref=fbpr
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