Il 27 agosto del 2006 veniva ucciso da lame fasciste il 26enne romano Renato Biagetti, a Focene, frazione di Fiumicino. 8 le coltellate con cui due giovani neofascisti tolsero la vita a Renato, vicino alla spiaggia dove aveva partecipato ad una dancehall reggae. Furono feriti anche la compagna e un caro amico di Renato.
Il ricordo della madre Stefania Ascolta o scarica
Qui le iniziative di compagni e amici per ricordarlo, attraverso Renoize – Io non dimentico:
https://www.facebook.com/events/1997311230582084/
Il comunicato di Renoize:
Sono passati 12 anni da quella notte di fine agosto in cui le lame fasciste toglievano la vita a Renato, la cui storia in questi lunghi anni abbiamo imparato a conoscere, a ricordare e a raccontare facendo vivere ancora i suoi sogni.
Molti, forse, ancora non si erano resi conto che sono già passati 12 lunghi anni. Anni intensi, anni in cui le lotte nella città di Roma non si sono mai fermate, non hanno mai smesso di intrecciarsi con la storia di Renato, con quella di Dax, di Carlo, di Valerio Verbano e dei giovani morti per mano dello stato e dei fascisti in Italia e in Europa.
12 anni in cui l’aria in questa città e in questo paese si è fatta sempre più asfissiante, per arrivare fino alla deriva dei nostri giorni fatta di razzismo e populismo crescente in Italia e nel resto d’Europa, alla precarietà come ormai unico orizzonte di vita per la nostra generazione, a politiche di austerity che strangolano milioni di famiglie, alla negazione dei diritti, anche i più fondamentali, come quello all’acqua, alla casa e alla residenza.
12 anni fa scrivevamo che è “necessario rompere con l’idea che la democrazia significhi equidistanza o indifferenza ammantata da una finta tolleranza” e il punto a cui siamo arrivati dimostra che avevamo ragione e che questa gabbia si rompe solo collettivamente e dal basso. E allora, come già negli anni scorsi, vorremmo che la costruzione del percorso che ci porterà al decimo anniversario della morte di Renato sia partecipato da tutte quelle realtà che a Roma si definiscono antifasciste, antirazziste e antisessiste, perché la memoria è un ingranaggio collettivo, perchè la storia di Renato grazie ad ognuna di queste realtà ha potuto continuare ad essere raccontata e diventare patrimonio condiviso e anticorpo sociale contro la pericolosa deriva che la nostra società sta prendendo.
Pasolini scriveva “Non occorre essere forti per affrontare il fascismo nelle sue forme pazzesche e ridicole, occorre essere fortissimi per affrontare il fascismo come normalità, come codificazione, direi allegra, mondana, socialmente eletta, del fondo brutalmente egoista di una società.”
https://player.fm/series/radio-onda-durto/roma-ricorda-renato-biagetti
manifestazioni antifa
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