pubblicato il 25.09.19
Gianluca Iannone, leader CasaPound condannato in appello per lo schiaffo futurista ·
Per quel ceffone in pieno viso - che procurò un occhio nero al giornalista Filippo Rossi- dovrà sborsare una multa di 800 euro e 1.500 di provvisionale. Confermata la condanna in primo grado: la difesa chiedeva la riqualificazione del reato in ingiuria
Lo «schiaffone futurista» gli costerà un po’. Per quel ceffone in pieno viso che procurò un occhio nero al giornalista Filippo Rossi, il leader di CasaPound Gianluca Iannone dovrà sborsare 800 euro di multa e 1.500 di provvisionale immediatamente esecutiva, cioè da versare subito. Più le spese legali di Rossi, assistito dall’avvocato Giacomo Barelli, e il risarcimento da quantificare in sede civile.
La sentenza
Il tribunale di Viterbo, chiamato a esprimersi in appello, ha confermato la sentenza di primo grado. Sulla prima decisione, di maggio 2018, il giudice Gaetano Mautone non ha messo penna: confermata la condanna e le cifre. Anche se, per la difesa, non c’era volontà di fare del male fisico: «Chiedevamo la riqualificazione del reato di lesioni in ingiuria reale – spiega l’avvocato Domenico Gorziglia -. Il gesto, effettivamente, c’è stato. Ma era più per colpire all’onore che non al fisico». Umiliare, insomma, e non picchiare; una tesi che, se fosse passata, avrebbe portato all’assoluzione di Iannone perché l’ingiuria non è più reato dal 2016. La difesa valuterà la strada del ricorso in Cassazione quando, entro i prossimi sessanta giorni, arriveranno le motivazioni della sentenza.
I fatti
Il 14 luglio 2012 Rossi riceve prima la telefona di «un certo Gianluca» che voleva incontrarlo, poi la visita di Iannone al quartiere medievale di San Pellegrino. A Viterbo era un’ordinaria notte di«Caffeina», il festival culturale che, da 13 anni, anima l’estate in città: presentazioni di libri, tanta gente a passeggio, Rossi e staff al quartier generale del festival, la segreteria in centro storico. Iannone arriva con militanti al seguito: indossano maglie di CasaPound con tartauga e frecce nere. «Traditore!», gli urla più volte. Poi altri insulti e il pugno che atterra Rossi. Il giorno dopo, mentre il direttore artistico della Fondazione Caffeina parla di «spedizione punitiva», una nota ufficiale di CasaPound minimizza: «Quante storie per uno schiaffone futurista!». E giù a citare esempi illustri, come il ceffone «di Umberto Boccioni ad Ardengo Soffici», un «gesto di marinettiana memoria», lo definiva il comunicato, giocando sull’incarico che Rossi aveva all’epoca come direttore del quotidiano online «Il futurista». «A Rossi - concludeva il leader delle tartarughe nere - voglio dire che altrettanto male possono fare la penna e le parole, ma gli effetti delle ingiurie durano più a lungo». Insomma: un modo, per il presidente dei neofascisti, di regolare i conti con un giornalista che, con certe critiche a CasaPound, aveva passato il segno.
Nessun pentimento
Una denuncia e un processo dopo, nessun pentimento. Anzi: linea dura, in barba perfino all’ipotesi di accordo ventilata dal suo avvocato Domenico Di Tullio l’anno scorso, pochi giorni prima della sentenza di primo grado: «Non solo non ho mai fatto nessuna donazione per sottrarmi alla querela – scrisse Iannone sulla pagina Facebook CasaPound Viterbo - ma non ho neanche lontanamente intenzione di farne alcuna se questi sono i termini. Anzi, visto come si sta ponendo il signor Filippo Rossi, sarebbe quasi da schiaffeggiare di nuovo…». Ma gli schiaffoni - futuristi o meno - non sono gratis.
24 settembre 2019
https://roma.corriere.it/notizie/cronaca/19_settembre_24/gianluca-iannone-leader-casapound-condannato-appello-lo-schiaffo-futurista-e4fb07e6-ded0-11e9-a10b-ca7db0bcf850.shtml
repressione_F
r_lazio
articolo precedente
articolo successivo