pubblicato il 18.01.20
Ma con chi ce l’ha Salvini quando critica “l’antisemitismo di certa destra tradizionalista”? ·
17 Gennaio 2020
«L’antisemitismo di certa destra tradizionalista e di certa sinistra è nostro nemico. Abbiamo il dovere di combattere chi dice che gli ebrei siano i nazisti di oggi: c’è chi lo pensa nel mondo islamico ma anche in certi mondi in Europa», così ieri Matteo Salvini durane il convegno «nuove forme dell’antiseminismo» promosso proprio dalla Lega a Palazzo Giustiniani. Come al solito il leader della Lega non fa nomi, ma sembra proprio che stia parlando di CasaPound e Forza Nuova dicendo che sono due partiti antisemiti.
Breve storia dei rapporti tra Salvini e CasaPound
Il dubbio che stesse parlando di altri partiti di destra però viene fugato subito dopo quando Salvini dichiara che «tra Lega, CasaPound e Forza Nuova non esistono rapporti locali e nazionali. La Lega si esprime con i suoi voti». Per quale motivo voler prendere le distanze? Non sarà mica perché quei partiti vengono considerati – a torto o a ragione, non è rilevante – antisemiti? Eppure sarà proprio come dice Salvini, che la Lega non ha rapporti con CasaPound. Ma intanto nessuno della Lega si è preoccupato di smentire le notizie sul conto di Gianluca Savoini o dei rapporti tra la Lega e il fondatore della rivista Orion Maurizio Murelli (militante neofascista condannato a 17 anni di carcere per concorso in omicidio). Ed è solo una coincidenza che la Società Editrice Barbarossa coordinata da Murelli pubblicasse il mensile L’Occidentale rilevato da CasaPound.
Ma senza andare a scavare nel passato i rapporti tra Salvini, la Lega salviniana e i i fascisti del Terzo Millennio, anzi «solo fascisti» come ha detto Gianluca Iannone nel 2015 durante una manifestazione della Lega e del Movimento Sovranità, esistono e sono assai recenti. Noi con Salvini (all’interno della lista “Sovranità”) sostenne ad esempio la candidatura di Simone Di Stefano alla presidenza della Regione Abruzzo nel 2015. Quelli di CPI erano in piazza davanti a Montecitorio il giorno della manifestazione del centrodestra contro la nascita del Governo Conte Bis per difendere la democrazia. Ed erano in piazza San Giovanni il 19 ottobre, giorno della grande manifestazione organizzata da Salvini.
In quell’occasione il capogruppo della Lega alla Camera Riccardo Molinari mise le mani avanti «ci saranno quelli di Casapound a San Giovanni? Loro non sono tra i partiti invitati, non parleranno certo dal palco, ma la piazza, come abbiamo detto è aperta». Una dichiarazione ambigua: se uno vuole prendere le distanze da un partito o da una formazione politica dice cose come “non sono graditi”, la Lega invece si è limitata dire che tutti potevano andare. A questo punto qualcuno ha logicamente pensato che dopo l’addio alla politica di CPI i voti dei fascisti del terzo millennio potessero far comodo alla Lega, soprattutto a Roma (l’anno prossimo si vota per l’elezione del sindaco).
«Salvini deve prendere atto di essere una figura di riferimento dei gruppi di estrema destra» ha detto ieri la la presidentessa dell’Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei), Noemi Di Segni. E si torna a quello che si diceva all’inizio: forse anche grazie a Savoini (che è stato portavoce di Salvini) la Lega Nord, un partito dove la componente xenofoba non è mai stata certo nascosta, ha assimilato le parole d’ordine dell’estrema destra comprese le farneticazioni sulla sostituzione di popolo o sulla necessità di una qualche forma di pulizia etnica. Per non tacere di quell’antisemitismo strisciante di chi dice che dietro l’invasione organizzata di migranti dei “vice-scafisti” delle ONG c’è Soros, che ovviamente è la classica figura del banchiere giudeo che cerca di destabilizzare l’Occidente (magari tramite lo spread).
Come dice Noemi Di Segni Salvini è diventato il politico di riferimento dell’estrema destra. E non tanto per i messaggi ammiccanti che ama lanciare ( il saluto dal balcone dal quale si affacciò Mussolini, la richiesta di pieni poteri) ma anche perché indossa i “brand” di quella parte politica: le giacche della Pivert (di Polacchi) le magliette come quella “Offence best defence”, che secondo Repubblica è un brand commercializzato da Francesco Guglielmo Mancini, veronese, militante vicino al Veneto Fronte Skinhead. Oppure per le posizioni dell’ex ministro Lorenzo Fontana, uno che voleva abrogare la Legge Mancino e che andava al Family Pride assieme a Luca Castellini, veronese, leader di Forza Nuova, famoso per aver detto che gli ultras del Verona che hanno ululato contro Balotelli non sono assolutamente razzisti. La Lega che strizza l’occhio all’estrema destra non lo fa più con personaggi come Borghezio o Gentilini, lo fa andando al World Congress of Families, avvicinandosi all’uomo forte di Mosca Vladimir Putin o invitando “l’oligarca di Dio” Konstantin Malofeev (che ha rapporti con l’estrema destra italiana) al congresso federale dove Salvini venne eletto nuovo Segretario della Lega Nord. Salvini dice che con quella destra tradizionalista non ci vuole avere nulla a che fare, ma intanto è andato – da ministro dell’Interno – a parlare a Verona dove citò una frase di Chesterton, scrittore britannico accusato indovinate un po’ di cosa? Di antisemitismo.
https://www.nextquotidiano.it/ma-con-chi-ce-lha-salvini-quando-critica-lantisemitismo-di-certa-destra-tradizionalista/
Le reazioni dei leghisti all’inchiesta di Report dimostrano che la Lega è ancora “culturalmente debole”
22 Ottobre 2019
Durante la puntata di Report sulla Fabbrica della Paura e di come alcuni ultraconservatori russi come Konstantin Malofeev e postnazisti italiani abbiano lavorato per plasmare la politica della Lega Nord e della Lega di Salvini ad un certo punto Maurizio Murelli pronuncia una frase emblematica. Una frase che spiega come i neofascisti italiani abbiano infiltrato la Lega fino a prenderne il controllo dal punto di vista ideologico.
Murelli è un noto militante neofascista milanese che nel 1973 è stato condannato a 17 anni e sei mesi di carcere per il concorso nell’omicidio dell’agente di polizia Antonio Marino, ucciso dall’esplosione di una granata lanciata durante gli scontri del 12 aprile del 1973. Dopo undici anni di prigione Murelli una volta libero ha fondato il gruppo Orion che Report descrive come un centro culturale «che mescola idee neonaziste e filosovietiche, e lavora per la nascita di un continente euroasiatico sotto l’egemonia della Russia».
Claudio Gatti nel suo libro I demoni di Salvini scrive che ad un certo punto all’inizio degli anni Novanta diversi aderenti al gruppo Orion hanno iniziato a transitare nella Lega. A Giorgio Mottola di Report Murelli spiega che l’idea è stata sua: «io sono tra quelli che ha intuito la potenzialità di sviluppo della Lega. Quell’ambiente lì era culturalmente più debole ma con diverse, con notevoli potenzialità di sviluppo». Un’operazione di egemonia culturale per impiantare nella Lega i semi del fascismo e del nazismo. Semi che secondo Murelli ora hanno iniziato a germogliare.
Il ragionamento di per sé è molto semplice: la Lega era un partito ideologicamente vergine. Murelli, il gruppo Orion e personaggi come Gianluca Savoini lo hanno colonizzato impiantandovi quei concetti che faranno diventare la Lega da partito secessionista e anti Meridione alla formazione sovranista con contatti con l’estrema destra italiana che oggi conosciamo. Lo stesso Murelli riconosce che «Salvini praticamente ha individuato in un linguaggio alcune parole d’ordine che hanno fascino e attecchiscono». Le stesse parole d’ordine che troviamo nei manifesti dei terroristi suprematisti bianchi come Brenton Tarrant e che circolano da decenni nel sottobosco neofascista e neonazista.
Murelli (e non Malofeev come hanno scritto alcuni) non ha detto che la Lega ha un “livello socioculturale basso“. Ha detto che la Lega degli anni Novanta era culturalmente più debole e pertanto più facile da condizionare. Il fatto che pure l’oligarca russo abbia deciso di instaurare rapporti “politici” con la Lega di Salvini e che sia riuscito ad esercitare una certa influenza sulla politica leghista denota che forse il partito del dopo-Bossi è ancora e altrettanto debole. Oppure che quei postfascisti filorussi che venivano da Orion sono riusciti nel loro intento.
Rimane da vedere se l’elettorato leghista, che con l’avvento di Salvini ha subito notevoli trasformazioni rispetto a quello “tradizionale” sia altrettanto culturalmente debole (che non vuol dire rozzi o zoticoni, attenzione) e portato a seguire un’ideologia che non gli appartiene solo perché vengono portati in quella direzione dalla leadership del partito. A leggere i commenti sulla pagina Facebook di Report, dove c’è sempre il solito che chiede di fare un’inchiesta su Bibbiano così come quello che ha assimilato la lezione del Tg2 e chiede conto dei rubli che Gramsci ha preso dalla Russia, il dubbio viene. O meglio: viene il dubbio che nessuno abbia prestato attenzione a quello che ha raccontato Report. E forse questa è la più grande vittoria del salvinismo quella forma di politica che consiste nel non ascoltare l’avversario, di ripetere a macchinetta poche parole d’ordine e di irridere i giornalisti invece che rispondere alle loro domande.
https://www.nextquotidiano.it/lega-culturalmente-piu-debole-reazioni-leghisti-report/
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