pubblicato il 3.03.20
Hanau, se quei lupi solitari diventano un branco xenofobo internazionale ·
20 Feb, 2020
Nuova strage, ancora in Germania: l'artigianalità del terrore xenofobo in cerca di emulazione continua, costruisce una prospettiva sempre più funesta
Estremisti – ma perché non chiamarli, da subito e con chiarezza, terroristi? – di estrema destra. Decisi a fare piazza pulita di stranieri, persone diverse da loro per religione, origine o colore della pelle. Impastati dentro follie da lavaggio del cervello, deliranti riscritture della storia, sentimenti di vendetta che spesso condividono su piattaforme e social network ben prima di lanciarsi in strada. Un contagio forse no, ma di certo una linea nero sangue che li attiva a distanze spesso siderali e in tempi diversi, da Luca Traini a Macerata a Brenton Tarrant in Nuova Zelanda fino alla stessa Germania, Halle an der Saale, appena pochi mesi fa, con il fallito assalto a una moschea e comunque due morti sul terreno.
Dalla carneficina di Christchurch alle infinite località negli Stati Uniti, da El Paso a San Diego per rimanere ai casi più recenti, da troppi anni ormai assistiamo a una serie di stragi lontane ma unite, che ci paiono sempre uguali a se stesse e però sono ovviamente sempre diverse. Accomunate da indottrinamenti senza senso ma in cui finiscono per impigliarsi personalità spesso ai margini e in cui si ritrovano, come avevamo visto proprio nel caso di Stephan Balliet lo scorso autunno, ingredienti ricorrenti e per questo inquietanti. Dalle rivendicazioni, magari in video come pare pure in questo caso diffuso quasi una settimana prima, alla pianificazione pseudomilitare fino al rilancio sui social, che in questa occasione parrebbe invece mancare, in una mortale mescolanza di xenofobia, misoginia, antisemitismo e negazionismo, complottismi assortiti e deliranti. A cui molti partiti, come Alternativa per la Germania, hanno fornito negli ultimi tempi una pericolosa sponda di legittimità.
Ancora più pesante stavolta il bilancio di Hanau, vicino Francoforte, nell’Assia: undici morti secondo la polizia e quattro feriti gravi dopo un attentato nella piazza del Heumarkt, in particolare verso uno shisha-bar chiamato “Midnight”, locale dove si fuma il narghilè, e poi nel quartiere di Kesselstadt, sempre verso un negozio della stessa tipologia (l’“Arena Bar & Cafè”) frequentati entrambi dalla comunità turca. Secondo la Bild online nella lettera e nel video lasciati dall’uomo, il 43enne Tobias Rathien, ritrovato morto nella sua villetta insieme a una persona che potrebbe essere la madre ma secondo alcune fonti dev’essere ancora identificata, si affermerebbe che i popoli che non possono più essere espulsi dalla Germania vanno “annientati”. Tutto va ovviamente confermato e approfondito, anche per non incappare nei possibili passi falsi delle prime ore, anche perché circolano diverse altre ipotesi che vanno dai regolamenti di conti fra bande criminali ad altro. Ma alcune dinamiche lascerebbero appunto pensare all’ennesimo evento di matrice xenofoba e islamofoba.
Un nuovo “lupo solitario”? E quanto ha senso, di fronte a questa catena di attentati e stragi, continuare a chiamarli lupi solitari? Se lo sono nella pratica – lo stesso Balliet aveva in effetti agito in completa solitudine e perfino con “dilettantismo”, come dissero gli inquirenti, uccidendo comunque due persone – non sembrano esserlo nella suggestione e nell’effetto reticolare che stanno costruendo. Non solo perché Tarrant, mentre in perfetta serenità e in diretta social massacrava decine di persone in due diverse moschee di Christchurch lo scorso marzo, portava Traini e Anders Breivik, il mai pentito stragista di Utøya che uccise 77 persone sull’isola norvegese nel Tyrifjorden, scritti sui fucili e sui caricatori, omaggiandone le sanguinose azioni. Ma anche perché in certi contesti, come quello tedesco, lo stragismo è un’opzione sul tavolo per tanti militanti o simpatizzanti: secondo il governo tedesco la metà dei militanti di estrema destra, circa 12mila persone, sarebbero “pronti alla violenza”.
Come avevamo già visto, non solo l’idea di definirli “lupi solitari” non ci rassicura. Ma alla lunga si dimostra sostanzialmente inconsistente per il clima in cui agiscono e che spesso li alimenta, per i sostegni politici che individuano un po’ ovunque, per la presunta santificazione di cui vanno in cerca con i loro gesti – lo stesso Traini è diventato l’eroe dei razzisti italiani sul web. Perché se è vero che le singole azioni scattano per ragioni spesso microscopiche o inneschi territoriali e ovviamente in completa autonomia, lo sgangherato funzionamento di questa artigianalità del terrore xenofobo in cerca di emulazione continua costruisce una prospettiva ancora più funesta.
https://www.wired.it/attualita/politica/2020/02/20/hanau-strage-germania-terrorismo-xenofobo/
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