pubblicato il 23.07.21
Bologna 2 Agosto. Terza Posizione voleva prendere le distanze dalla linea stragista dei Nar ·
Nei verbali di Alberto Volo, depositati al processo sui mandanti della strage, il possibile movente dell'omicidio di Francesco Mangiameli
17 Luglio 2021
“Era opinione mia e di Mangiameli che fosse necessario prendere le distanze ufficialmente dai Nar e dalla loro linea stragista. Noi temevamo seriamente che costoro fossero coinvolti nella strage di Bologna. Questi timori furono rappresentati da Mangiameli ai vertici di TP negli incontri che Mangiameli ebbe con loro nel settembre del 1980, prima di essere ammazzato”. E’ uno spaccato dai tratti inediti quello raccontato da Alberto Volo ai magistrati della Procura generale di Bologna. Uno scenario messo nero su bianco il 26 giugno del 2019, a casa di Volo già gravemente malato (morirà il 3 settembre 2020), ritenuto utile dagli inquirenti per dimostrare le vere ragioni per le quali, il 9 settembre 1980, i Nar di Valerio Fioravanti e Francesca Mambro prelevarono e uccisero Francesco Mangiameli, esponente di Terza Posizione in Sicilia. Secondo l’impostazione dell’accusa al processo sui mandanti della strage del 2 agosto, Francesco (Ciccio) Mangiameli venne assassinato perché sapeva dell’attentato, ma soprattutto perché premeva affinché Tp perdesse le distanze dai Nar, operazione che sarebbe stata interpretata come un vero e proprio atto d’accusa nei loro confronti.
Volo è un personaggio particolare, sia chiaro. Palermitano, ex infiltrato dei servizi segreti, profondo conoscitore delle dinamiche interne all’eversione di destra e pentito, sentito più volte da Giovanni Falcone sull’omicidio Mattarella e su altri misteri della strategia della tensione. Volo dice che Mangiameli è stato “il suo migliore amico” ed era con lui a Roma il giorno in cui venne prelevato dai Nar per essere poi ucciso. Mambro e Fioravanti hanno sempre ammesso l’omicidio, spiegando però che era stato eseguito perché Mangiameli aveva sottratto dei soldi dalla cassa comune. Una tesi a cui i magistrati hanno creduto molto poco e che, venerdì 16 luglio scorso, è stata ulteriormente ridimensionata dalla testimonianza di Roberto Incardona, militante di Tp palermitana fino al gennaio del 1979, legato a Mangiameli e sua moglie Rosaria. “Non so perché Mangiameli è stato ucciso – ha detto ai giudici della Corte d’Assise – ma di certo non per soldi. Conoscevo Francesco e so bene che era pronto a vendersi la casa per sostenere l’attività politica che svolgeva, non avrebbe mai preso un soldo”.
Scartato ulteriormente il movente dell’omicidio confessato dai Nar, bisogna quindi tornare a Volo che fornisce una spiegazione, più o meno diretta, nei verbali depositati venerdì agli atti del processo.
“Noi – ha detto a magistrati della Procura generale - ossia Mangiameli e io, eravamo convinti che Fioravanti, Cavallini e compagni, dei Nar, fossero in qualche modo responsabili quantomeno della progettazione della strage di Bologna, oltre che dell’omicidio Amato, che loro hanno confessato successivamente. Questo convincimento si basa sulle risposte che io e Mangiameli avevamo attinto da loro, quando avevamo progettato l’evasione di Concutelli. Io e Mangiameli volevamo far evadere Concutelli in modo assolutamente incruento, mentre loro volevano fare una vera e propria strage, ammazzando tutti quelli della scorta. Erano dei pazzi. Quando dico loro intendo riferirmi a Mambro e Fioravanti, con i quali parlai personalmente, nonché a Cavallini ed altri con i quali Mangiameli ebbe colloqui non in mia presenza. Durante uno di questi incontri venne fuori, come riferitomi da Mangiameli, che loro avevano ucciso il giudice Amato. Per Terza Posizione l’omicidio Amato fu un errore politico gravissimo”.
Riepilogando: a fine luglio del 1980, Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, sono in Sicilia a casa di Mangiameli per progettare l’evasione di Pierluigi Concutelli, considerato uno dei capi di Ordine Nuovo. Alla fine del soggiorno scoppia una lite tra la coppia dei Nar e l’uomo che li aveva ospitati, il 2 agosto arriva la strage. Il 17 agosto il colonnello Amos Spiazzi, uomo dei servizi segreti, rilascia un'intervista nella quale afferma che un informatore di nome "Ciccio" potrebbe parlare dell'attentato a Bologna. Sembra un segnale e il 9 settembre avviene l’omicidio di Francesco Mangiameli, che sui Nar aveva idee precise che non nascondeva.
“Questi timori sui Nar - conclude - furono rappresentati da Mangiameli ai vertici di TP negli incontri che ebbe con loro nel settembre del 1980, prima di essere ammazzato. Gli incontri avvennero a Roma dove io accompagnai Mangiameli. Non ero presente agli incontri con i vertici di TP, ma Francesco mi riferiva sempre tutto. In questi incontri partecipavano anche personaggi dei Nar. Credo che mi abbia parlato dei fratelli Fioravanti e della Mambro. Fu in questi incontri che nacquero contrasti. Anche in terza posizione infatti non tutti erano d’accordo nel prendere le distanze dai Nar come intendevamo fare io e Mangiameli”.
https://bologna.repubblica.it/dossier/diario-processo-2-agosto-strage-di-bologna/2021/07/17/news/bologna_2_agosto_strage_nar_servizi_segreti_gelli_mangiameli-310681743/
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