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Da Anarcotico
Non ci sono martiri nelle foibe!
Un anno fa l’amministrazione comunale di Lecco diede il via libera per l’intitolazione dell’area adiacente il monumento dei caduti, sul lungo lago cittadino, ai “martiri delle foibe”, in ossequio all’istituzione di quella data che è il 10 febbraio, ribattezzata “giornata del ricordo”.
Non possiamo esimerci dall’intervenire sulla questione, imbonita più che condivisa, che oltre a prendere per vero clamorosi falsi storici e tesi chiaramente razziste, rinvigorisce l’intento revisionista della destra di governo e non, col fine di riabilitare il suo infame bagaglio.
Riteniamo inaccettabile e vergognosa quella targa sia da un punto di vista storico politico che da quello squisitamente semantico.
Se per martire s’intende “chi si sacrifica e soffre per un ideale” (Zingarelli), ebbene, a questa categoria non appartengono tutti quei militari e in minima parte civili che nelle foibe hanno trovato la morte; i quali a oggi risultano 517 (di cui 112 finanzieri, 151 militari di varie formazioni, 149 poliziotti, 105 civili, spie e collaborazionisti) e non i 20.000 sbandierati dagli pseudo-storici neofascisti, unici depositari del bagaglio criminale del regime, fornitori dell’impalcatura teorica e ideologica all’ideazione di questa farsa diventata legge.
È bene ricordare che il ruolo storico interpretato dai cosiddetti “infoibati” funzionari a vari livelli dell’apparato fascista militare e civile, fu quello di persecutori, in molti casi di carnefici o comunque collaborazionisti, espressione diretta dell’espansionismo colonialista del regime fascista che ebbe come scenario non solo il litorale adriatico, ma anche i Balcani (Montenegro, Albania, Grecia) e l’Africa (Eritrea, Etiopia, Somalia, Libia).
Quella dell’esperienza coloniale è una pagina della nostra storia con cui gli italiani non hanno mai fatto conto, dei 1282 criminali di guerra ricercati nessuno venne mai consegnato agli organi internazionali preposti, nonostante le continue pressioni da parte jugoslava verso le autorità italiane non più fasciste, nessuno rispose mai dei crimini contro l’umanità che i paesi occupati manu militari subirono: insomma l’Italia non ha mai conosciuto la sua Norimberga!
Se pur non vi fu alcuna condanna penale, quella morale ed etica si levò decisa e condivisa da ampie fasce sociali, agendo da collante per la riconciliazione fra le popolazioni. La scelta politica di una targa a ricordo di falsi martiri, contribuisce a minare percorsi solidalidaristici di questo tipo.
Non ci stupisce l’affiorare torbido della “questione foibe” ne tanto meno l’utilizzo storico strumentale che se ne fa; quello che c’indigna e preoccupa è la superficialità dell’analisi storica e politica dei fatti dimostrata dall’amministrazione locale, la quale se avesse voluto caratterizzare significativamente le iniziative celebrative connesse alla “giornata del ricordo”, avrebbe inevitabilmente dovuto aprire un confronto con la cittadinanza, nei termini e nei luoghi appropriati, in merito alle responsabilità politiche, civili e militari dell’Italia fascista negli attuali territori di Slovenia e Croazia collaborando a determinare una cognizione collettiva priva di interesse se non quello della verità storica degli avvenimenti, alieno a pregiudiziali nazionalistiche ed etniche.
L’affissione di una targa commemorativa rappresenta invece, la volontà diretta dell’amministrazione di aderire alla campagna mistificatrice del caso “foibe” costituendosi così come soggetto attivo nell’ambito del revisionismo storico.
La nostra riflessione da una parte rafforza l’avversione che nutriamo nei confronti di questa classe politica che usa la storia in maniera strumentale per puri tornaconti propagandistici, dall’altra è rivelatrice di un ideale “filo nero”, che ricongiunge le passate strategie imperialiste del ventennio, caratterizzate da aggressioni militari, campi di concentramento, stragi di civili e l’utilizzo di armi chimiche, alle moderne dinamiche coloniali che vedono questo paese coinvolto nelle nuove occupazioni militari in Medio Oriente (Afghanistan, Irak) oltre che nei territori che già si volevano annessi (Bosnia, Montenegro, Albania, Kossovo, Somalia e Libia).
10 FEBBRAIO dalle ore 15 BANCHETTO CONTROINFORMATIVO
in PIAZZA GARIBALDI a LECCO
12 FEBBRAIO ore 16 INCONTRO DIBATTITO COIN A. KERSEVAN,
autrice di “Un campo di concentramento fascista, Gonars 1942-1943”
presso LA COOPERATIVA DEI LAVORATORI
di VALMADRERA (LC), Via Trieste, 1
COLLETTIVO LIBERTARIO CONTRO IL REVISIONISMO
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