pubblicato il 15.09.22
Ultradestra, la galassia nera torinese messa in crisi dall’ascesa di Meloni ·
Neofascisti ai minimi storici in una Regione in cui non hanno mai avuto vita facile: fatali anche i ripetuti flop elettorali. Gruppo più nutrito Casapound con una cinquantina di militanti, segue Forza Nuova con una dozzina in un seminterrato
15 Settembre 2022
A destra dei partiti di destra c’è una piazza sempre più vuota. Sono i gruppi più estremi, movimenti extraparlamentari che - seppur spesso ci abbiano provato - non sono riusciti ad entrare in Parlamento e nemmeno nei consigli regionali o comunali, con qualche eccezione. Nel consiglio comunale di Cuneo Casapound conta un consigliere, Giuseppe Lauria, militanti siedono in consiglio comunale anche in pochi piccoli comuni della provincia di Torino. Ma è qualche anno che il simbolo della testuggine stilizzata ha smesso di aspirare a comparire sulle schede elettorali, colpa forse della batosta alle elezioni europee del 2019 quando l’estrema destra non raggiunse la soglia di sbarramento.
Torino non è mai stata terreno facile per questi gruppi che qui vivono di riflesso delle indicazioni nazionali, ma sembra che la risalita dei partiti del centrodestra con Giorgia Meloni candidata premier li abbia messi ancora più all’angolo. Martedì non c’era nessuno dei coordinatori e nemmeno dei simpatizzanti dei movimenti di estrema destra al comizio della candidata Fdi ma del resto sembra non ci sia mai stata grande affinità nonostante il partito venga spesso accostato alle posizioni più oltranziste. Alle ultime Comunali, quando era sfumata la possibile candidatura di Torino Tricolore, emanazione di Casapound, gli avversari del centrodestra avevano sostenuto che fosse una mossa per favorire i partiti tradizionali da cui anche i gruppi più estremi si sentivano già rappresentati.
Che l’avanzata di una destra capace di abbracciare anche le posizioni meno moderate abbia tolto benzina alla politica militante dei gruppi di estrema destra? È una domanda che torna oggi alla vigilia del voto, quando i “presidi per la legalità e per la sicurezza” che un tempo portavano il simbolo di Casapound o Forza Nuova hanno ceduto il passo a quelli organizzati da FdI o comitati. Pure la protesta No Vax, che in molte piazze sventolava la bandiera della destra più nera, a Torino ha ottenuto un sostegno tiepido. Oggi, comunque, il nome di Carlotta Chiaraluce (Casapound) capolista alla Camera nel Lazio con Italexit, che con la battaglia No Vax ha fatto campagna, potrebbe condizionare il voto.
L’ultradestra torinese è un spezzatino di correnti che si parlano malvolentieri. Casapound, con la storica sede di via Cellini, l’Asso di Bastoni, è la compagine più numerosa, una cinquantina di simpatizzanti che raddoppiano o triplicano solo in occasioni come la commemorazione delle vittime delle foibe. Forza Nuova ha l’ufficio in un seminterrato di via Serao, conta una dozzina di militanti; della Legio Subalpina, nata tra le polemiche nel 2016, resta un presidio in corso Allamano e una manciata di attivisti perché il gruppo si è già spaccato. A Ivrea il gruppo Rebel Firm aveva fatto parlare di sé, tre anni fa, quando la Digos aveva perquisito la sede sequestrando libri, bandiere della X Mas e anche un busto di Mussolini.
Non ha avuto fortuna, in terra torinese, l’esperimento di Pivert, negozio che vendeva il marchio vicino a Casapound che aveva aperto nel 2017 in via Buozzi, ma ora è chiuso. Stessa fine per la libreria Usocchia, aperta nel 2010 in via Mombasiglio per promuovere libri e letteratura di area, ma non sopravvissuta al lockdown. Le presenze più numerose sono sempre state più nel mondo della tifoseria calcistica, ma le inchieste degli ultimi anni hanno tolto dalle tribune parecchi dei nomi più noti. Il fronte più nero a Torino, insomma, appare un po’ sbiadito.
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