pubblicato il 3.04.23
Vespa jr. alla moglie di Cuffaro: “Quei fogli li faccio entrare io a Rebibbia…” ·
Il direttore del mensile dei detenuti. La replica“Pizzini? Invenzione”. Dietro al giornale, la società dell’ex Nar Ciavardini
“Quando esce dal colloquio lei mi chiama, ci vediamo e le faccio entrare io in qualche modo, le metto in quaderno, un modo lo trovo, e gliele consegno io…”. A parlare, in questa intercettazione svelata da Report nella puntata in onda stasera, è Federico Vespa, figlio di Bruno e direttore del giornale carcerario Dietro il cancello, realizzato nel carcere di Rebibbia dal Gruppo Idee. La sua interlocutrice è Giacoma Chiarelli, moglie di Totò Cuffaro, che secondo Report – sulla base di un’inchiesta della Procura di Roma, finita archiviata – avrebbe difficoltà a far entrare alcuni fogli in carcere destinati al marito: “Sono parecchi…”. È in questo contesto che Vespa junior si offrirebbe di aiutarla: “Le metto dentro… un modo si trova sempre. Io ho l’articolo 17, quindi non mi fanno molte storie se entro con un quaderno”. Il fatto risale a quando Cuffaro stava scontando a Rebibbia una condanna a cinque anni per favoreggiamento alla mafia. L’ex presidente della Regione Sicilia era redattore della rivista diretta da Vespa, che al giornalista Giorgio Mottola nega la circostanza: “Non sono nemmeno indagato, non ho mai portato nessun pizzino, è una invenzione assoluta”. Secondo l’indagine della procura di Roma, poi finita in proscioglimenti e prescrizioni, in occasione di una partita di calcio promossa dal Gruppo Idee (che non è mai stata indagata) Cuffaro avrebbe fatto invitare dall’associazione alcuni suoi stretti collaboratori, così “potremo parlare”. Circostanza che Cuffaro oggi smentisce.
Le telecamere di Rai3 accendono la luce proprio sul Gruppo Idee, divenuta “una delle più potenti associazioni nelle carceri di Roma e del Lazio” che lavorano con i detenuti, dopo lo scandalo Mafia capitale. L’associazione, fondata nel 2009 che si occupa anche del mensile Dietro il cancello diretto da Vespa jr, annovera tra i suoi iscritti detenuti illustri, come Raffaele Bevilacqua, boss di Barrafranca, arrestato da Borsellino nel ‘92. Il direttore di Gruppo Idee è Luigi Ciavardini, ex membro dell’organizzazione terroristica neofascista Nar e condannato per l’omicidio del giudice Mario Amato e per la strage di Bologna. Federico Vespa lo definisce “un grandissimo amico”, e ne sostiene l’innocenza. Sugli affari delle due cooperative di Ciavardini sono stati dedicati diversi approfondimenti giornalistici: e, secondo Report, l’anno scorso avrebbero fatturato due milioni e mezzo di euro (Ciavardini – ripreso dalle telecamere di Rai3 – gira oggi su un Suv da 55mila euro).
Nella puntata vengono affrontati anche i rapporti di Ciavardini con Claudio Barbaro, ex parlamentare della Lega e attuale sottosegretario all’Ambiente in quota FdI. In qualità di presidente dell’Asi, associazione sportiva un tempo organica al Msi, nel 2009 Barbaro aveva fatto ottenere la semilibertà a un altro ex terrorista nero dei Nar, Gilberto Cavallini, condannato anche lui per la strage di Bologna, “assumendolo come operaio qualificato” e nominandolo poi responsabile per le attività in carcere. Le vittime della strage di Bologna non sono mai state risarcite. Ma, racconta ancora Report, la figlia degli altri due condannati che furono dichiarati nullatenenti – Francesca Mambro e Giusva Fioravanti – risulta aver acquistato una casa a Roma nel 2002. Peccato che allora avesse solo un anno.
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