pubblicato il 30.08.24
Le bugie di FdI sul caso di Acca Larentia: la sede ai fascisti, il negozio alla fondazione ·
29 agosto 2024
La cassaforte immobiliare della destra sociale non spiega perché ha speso i soldi per la storica sezione rinunciando alla proprietà. Ha preferito lasciarla agli estremisti. In quelle stesse settimane ha acquistato 24 metri quadri a 164mila euro nel cuore di Roma
La tensione in via della Scrofa 39 è ancora alta dopo la notizia pubblicata ormai una settimana fa da Domani sui fondi regalati ai neofascisti dell’associazione “Acca Larenzia” per comprare l’omonima storica sezione dove sono stati uccisi, nel 1978, tre militanti del Movimento sociale italiano. Luogo di memoria, sacrario della destra sociale e di tutta la galassia nerissima del paese.
La tensione, dicevamo, nella sede di Fratelli d’Italia e della Fondazione Alleanza nazionale resta alta non solo perché la storia ha varcato i confini nazionali, arrivando lì nei palazzi dell’Unione europea dove Giorgia Meloni da quando è a Palazzo Chigi tenta di accreditarsi come leader conservatrice più thatcheriana che postfascista. Ma anche perché non sono convincenti le motivazioni ufficiali che hanno spinto la fondazione collegata al partito a mettere sul piatto il denaro offerto ai neofascisti. Di certo all’interno della fondazione, cassaforte immobiliare del partito, chi ha deciso nel 2023 di staccare l’assegno da 30mila euro per l’associazione presieduta da Giovanni Feola (ambiente CasaPound, fascisti del terzo millennio) lo ha fatto con riservatezza.
Un segreto ben custodito all’interno del partito e della fondazione, rimasto tale pure nei giorni delle polemiche del 7 gennaio scorso, durante il raduno per ricordare i tre missini uccisi «dall’odio comunista», recita la targa firmata «I camerati». Era prevedibile l’imbarazzo che avrebbe suscitato la scoperta di legami finanziari con quel mondo neofascista dal quale ufficialmente Fratelli d’Italia e la premier provano timidamente a prendere le distanze.
La domanda è dunque sempre la stessa: perché spendere 30mila euro e tornare a casa con niente in mano, ossia senza la proprietà dell’immobile, la storica sezione, il tempio sacro dove coltivare la memoria di quell’ingiustizia subita? Perché, insomma, la Fondazione Alleanza nazionale ha preferito buttare via un bel gruzzoletto quando con un piccolo sforzo in più sarebbe potuta diventarne proprietaria unica cacciando via gli estremisti dal braccio teso?
Mistero nero
Domande alle quali i vertici della fondazione e del partito non vogliono o non possono rispondere. Non lo hanno fatto con Domani e continuano a non farlo nelle interviste rilasciate.
«Siamo orgogliosi di aver salvato un luogo simbolico della destra che rischiava di diventare un minimarket», in sintesi è la risposta data sia dal presidente della fondazione, Giuseppe Valentino, sia dal parlamentare “gabbiano” Fabio Rampelli, membro del consiglio di amministrazione della Fondazione assieme a molti altri big di Fratelli d’Italia: da Arianna Meloni, la sorella della premier e a capo dell’organizzazione del partito, a Luca Sbardella, fino ai meno conosciuti ma molto potenti nei loro feudi come Marco Cerreto, che da Caserta porta in dote al partito 15mila voti, o Antonio Iannone che è stato eletto senatore in Campania, nella provincia del ras Vincenzo De Luca (Pd e governatore) con una valanga di voti. La maggior parte sono uomini e donne del partito, insomma.
Certo, poi ci sono figure esterne un tempo in An: Maurizio Gasparri, ora in Forza Italia, e Gianni Alemanno, che sta a destra di Fratelli d’Italia. Un po’ defilato, ma grande sponsor di Meloni, è Domenico Gramazio, il pontiere tra destra istituzionale ed estremisti neri: è l’ideatore del premio Caravella tricolore patrocinato dalla Fondazione An, ed è tra i soci dell’associazione dei neofascisti finanziata dalla stessa fondazione.
L’acquisto in centro
Eppure alla fondazione non mancavano certo le risorse per far sloggiare i neofascisti dalla sezione di Acca Larenzia. La cifra totale da dare all’Inail, proprietaria dell’immobile (occupato abusivamente da chi poi l’ha comprato all’asta), era pari a 68.500 euro. Sarebbe stato sufficiente aggiungere altri 38mila euro per prenderne possesso e recidere i legami con l’associazione legata a CasaPound, che ne diventa proprietaria esclusiva a luglio 2023, grazie ai denari dei cugini al governo.
Nello stesso periodo però alla Fondazione avevano altri investimenti in ballo, meno simbolici e più speculativi: l’acquisto di un appartamento da adibire a negozio nel cuore della Capitale, in vicolo della Vaccarella, a pochi passi da via della Scrofa, quartier generale degli ex An e dell’attuale partito Fratelli d’Italia: si tratta di 24 metri quadrati, pagati 164mila euro in un unica soluzione, come emerge dall’atto del notaio. L’operazione è del primo giugno 2023.
Due settimane prima la Fondazione aveva regalato ai neofascisti 30mila euro a fondo perduto senza ottenere neanche una quota di proprietà della sede di Acca Larentia. La compravendita in centro è stata fatta dalla società Italimmobili, controllata dalla Fondazione An con l’obiettivo è affittare i locali. Non sarebbe stato meglio dirottare quel denaro di via della Vaccarella sull’acquisto della sezione di Acca Larentia?
Ma forse la risposta fa sempre parte di quel segreto ben custodito, che ha a che fare con quella storia ormai nota dei legami impossibili da recidere con l’estremismo neofascista. Tanto da regalargli il santuario che fu del Movimento sociale per preferire un negozio senza storia e senza anima.
https://www.editorialedomani.it/fatti/fratelli-ditalia-acca-larentia-sede-negozio-fondazione-alleanza-nazionale-vs9f8tko
Il patto segreto su Acca Larentia Soldi ai neofascisti da Fondazione An
La vergogna dei camerati
La premier resta ostaggio del richiamo della forestaUn’ associazione nell’orbita di Casapound ha acquistato nel 2023 l’immobile
Costo 68mila euro. Di questi 30mila euro arrivano dalla cassaforte di FdI
Nella fondazione siedono big come Arianna Meloni, Rampelli e Sbardella
Un accordo segreto, mai reso pubblico, lega l’associazione neofascista Acca Larenzia e la “Fondazione Alleanza Nazionale”, vera cassaforte di FdI dove è custodito il patrimonio immobiliare (e culturale) della destra post missina e della quale fanno parte i big del partito. Domani ha infatti scoperto che la storica sede di Acca Larentia è stata acquistata un anno fa dall’omonima associazione estremista, l’omonima “Acca Larenzia”. È il luogo tra i più simbolici del fu Msi, dove ogni anno va in scena la liturgia del “presente” col saluto romano dedicato ai camerati caduti durante gli anni di piombo. Il rogito di acquisto, ottenuto da questo giornale, è stato firmato il6 luglio 2023 e rivela anche da dove arrivano i soldi per pagare i quasi 70mila euro all’Inail, proprietaria dell’immobile da 50 metri quadrati (inserito nel piano di dismissione dell’ente) venerato da post missini e neofascisti di mezza Europa. Nel documento è scritto che 30mila euro arrivano da una elargizione liberale fatta dalla fondazione Alleanza Nazionale decisa davanti a un altro notaio il 19 maggio 2023. Nel cda della fondazione siedono Arianna Meloni e Fabio Rampelli, per citare solo due dei pezzi da novanta espressione del partito. Nonostante la donazione però unico proprietario della sede risulta l’associazione Acca Larenzia, con sede nella medesima via. Nell’atto, al punto XIX, si specifica solo che il diritto di prelazione è a favore dei post missini nelcaso in cui l’organizzazione un giorno decida di vendere le muracon la possibilità di detrarre dal futuro acquisto «l’importo di30mila euro», ossia la somma (pare) regalata ai neofascisti. In quanto «liberalità», la somma versata all’associazione Acca Larenzia dovrebbe essere indicata nel bilancio 2023 della fondazione. Tuttavia né nel rendiconto né nelle relazioni sulla gestione di quell’anno c’è traccia di questo contributo. Abbiamo chiesto anche questo ai responsabili della fondazione An, senza ricevere alcuna risposta. Possibile che la somma sia stata accorpata ad altre voci del bilancio, per esempio nel calderone degli oneri diversi di gestione? Per ora resta un mistero. L’associazione che ha beneficiato dei soldi della fondazione“governativa” è un covo di nomi noti del neofascismo romano. Sulla pagine Facebook celebrano un combattente delle hitleriane Waffen SS, le vittime del terrorismo,ma anche ex terroristi neri: da Giorgio Vale a Pierluigi Concutelli, il killer del giudice Vittorio Occorsio che nel post sulla pagina Acca Larenzia è chiamato il «comandante» e riverito con il «presente».Nerissima “Acca Larenzia”Il presidente dell’associazione che ha ottenuto i soldi dalla cassaforte di FdI si chiama Giovanni Feola. È il referente italiano del Fronte Europeo per la Siria, l’organizzazione usata dai neofascisti di Casapound per curare i rapporti con il regime di Bashar al Assade alla quale aderiscono le sigle dell’estrema destra più nera d’Europa. Feola si è recato l’ultima volta dal presidente siriano nel maggio2023, insieme al capo di Casapound, Gianluca Iannone ed altri della rete dei neofascistiche occupano il palazzo di via Napoleone III nel centro di Roma. «L’agenda degli incontri ha portato i nostri esponenti a colloquio con le istituzioni politiche della Repubblica Araba di Siria, raccogliendo parole di apprezzamento e ringraziamento per le nostre attività», aveva commentato Iannone il 29 maggio dello scorso anno. Una data importante: dieci giorni prima l’associazione Acca Larenzia con Feola presidente aveva incassato i 30mila euro dalla fondazione.In passato in gita in Siria, con piùo meno la stessa comitiva, è andato anche Andrea Bonazza, ex consigliere comunale di Casapound a Bolzano: in molti lo ricordano perché durante un consiglio comunale si presentò indossandola felpa nazista delle Waffen SS. L’associazione Acca Larenzia, che ha beneficiato del denaro della fondazione An, conta, oltre al presidente Feola, due soci. Il primo è Mirko Giannotta, figlio di Carlo,l’ex Msi custode della sede di Acca Larentia, morto nel 2019 e nel2012 accusato di aver ferito l’ex Nar (la formazione eversiva dei nuclei armati rivoluzionari) Francesco Bianco. Mirko Giannotta, vicino all’allora sindaco di Roma Gianni Alemanno, finì nello scandalo della parentopoli che segnò quella stagione. Per Giannotta il29 luglio scorso è stata allestita la camera ardente nella sede di Acca Larentia. Durante i funerali, riportano le cronache, fu onorato conil tradizionale presente e il saluto fascista, così come ogni 7 gennaio avviene ad Acca Larentia per ricordare i tre militanti del Movimento sociale italiano uccisi nel 1978.L’altro socio, assieme a Giannotta,è un volto noto della destra istituzionale: Domenico Gramazio, cinghia di trasmissione tra Fratelli d’Italia, il mondo degli ex An e i gruppi più radicali come Casapound nonché in passato citato negli atti dell’indagine su Massimo Carminati, l’ex Nar con il quale era in rapporti. Il figlio di Gramazio, Luca, nella stessa inchiesta è stato condannato in via definitiva. I camerati Gramazio è convinto sostenitore del governo di Meloni, è soprattutto è di casa nella fondazione Alleanza nazionale così generosa con l’associazione presieduta dal neo fascista Feola. Pure Giannotta è stato un assiduo frequentatore delle manifestazioni estive di Fratelli d’Italia. Al di là però delle frequentazioni politiche, dell’appartenenza partitica, la questione più spinosa per la premier e tutto il suo entourage riguarda i soldi dati ai neofascisti per comprare la sede dall’Inail. Perché questo legame finanziario conferma un fatto: i legami con quel passato neofascista non sono affatto stati recisi come ribadito più volte. Anche dopo l’inchiesta recente di Fanpage sui rigurgiti neonazisti dell’associazione giovanile di FdI. Invece l’affare della sede indebolisce ancora una volta il tentativo di Meloni di presentarsi agli italiani e in Europa come la leader conservatrice libera dalle ombre nere. Per la cronaca, nella sede comprata grazie ai soldi della fondazione c’è una targa dedicata ai militanti uccisi nel ‘78 ( firmata «I camerati») mentre all’interno campeggia un ritratto di Benito Mussolini.
https://www.editorialedomani.it/fatti/acca-larentia-neofascisti-fondazione-an-fratelli-italia-meloni-inchiesta-r7024rm4
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