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Milano – Guerriglia in Buenos Aires. Diciannove nuovi indagati
by dal corriere Sunday, Mar. 26, 2006
Individuati grazie ai filmati: nove abitano a Milano, gli altri erano arrivati da fuori. Gli avvocati chiedono intanto la liberazione dei 25 ancora detenuti: “Non ci sono prove”. Grazie agli abiti e a diversi segni distintivi identificato anche chi aveva il volto nascosto.
I filmati delle devastazioni dell´11 marzo, in corso Buenos Aires, viaggiano tra Milano e gli uffici delle Digos di mezza Italia. E i primi risultati sono arrivati: diciannove di nuovi nomi sono stati iscritti dalla procura nel registro degli indagati. E un´altra lista – con i nomi di quelli che tirarono una bomba carta contro i carabinieri, ferendone quattro – è già quasi completa. Perché dopo la prima ondata di arresti, quelli fatti a caldo il giorno stesso degli scontri – con il rischio, poi confermato, di fermare anche gente che non aveva partecipato ai disordini, poi scarcerata – ora l´indagine entra nella seconda fase. Quella della ricerca scientifica dei responsabili degli incendi e delle devastazioni di auto e negozi. La frangia più dura che, quel pomeriggio, era riuscita a far perdere le sue tracce.
Dieci dei nuovi indagati arrivarono da fuori Milano, grazie al tam tam su Internet e alle riunioni ristrette dei centri sociali più radicali. Nove, invece, sono milanesi. Tutti avevano deciso di usare ogni mezzo per impedire il corteo della Fiamma tricolore. Lo scontro con le forze dell´ordine non era solo messo in conto come ipotesi, ma era cercato. Di questo gli investigatori sono sempre più certi, man mano che guardano i filmati e le foto di quel pomeriggio alla ricerca di facce da associare a nomi. Da due settimane il pm Piero Basilone, con gli uomini della Digos e del Nucleo informativo dei carabinieri, analizza tutto il materiale raccolto: dalle foto e dai filmati fatti dalle stesse forze dell´ordine a quelli degli operatori televisivi e alle riprese delle telecamere esterne di banche e negozi. Ed è guardando un video, in particolare, che riprende il momento in cui da un gruppo di autonomi parte la bomba carta che colpisce i carabinieri, che stanno arrivando i risultati sui nuovi nomi.
Così, mentre la prima ondata di arresti si assottiglia – 38 i fermati dalle forze dell´ordine subito dopo gli scontri, 25 i maggiorenni rimasti in carcere – dall´altra parte cresce il numero di quelli che, dopo essere riusciti a far perdere le tracce quel pomeriggio, vengono individuati come i più violenti. Con questi stessi filmati il pm ha accertato l´estraneità – o, almeno, non è riuscito a provare la partecipazione – alle devastazioni di alcuni dei primi arrestati. Da qui le prime dieci scarcerazioni. Ieri mattina, invece, il tribunale del riesame ha esaminato le posizioni dei 25 rimasti in carcere tra San Vittore, Opera e Bollate. Tutti hanno ammesso di aver partecipato alla manifestazione non autorizzata ma si sono dichiarati estranei alle devastazioni. «Abbiamo chiesto la scarcerazione per tutti gli arrestati – spiega uno dei legali, Mirko Mazzali – perché dai filmati prodotti non si può in alcun modo riconoscere alcuno dei ragazzi ora in carcere». La decisione dei giudizi dovrebbe arrivare tra lunedì e martedì. Tra le posizioni più critiche, quelle di un gruppo di persone arrestate nel cortile di un palazzo dove si erano rifugiate per sfuggire alle cariche. Per alcuni di loro sarebbe decisivo il confronto tra i video degli scontri e le foto scattate durante l´arresto, in cui si riconoscerebbero abiti e segni distintivi degli stessi personaggi filmati mentre devastano i negozi e costruiscono barricate rudimentali con fioriere e cassonetti.
Il pm: identificati con i video. Gli autonomi restino in cella
dal corriere Sunday, Mar. 26, 2006 at 11:12 AM
La richiesta della Procura al Riesame. La difesa: non ci sono prove certe. Il pm: identificati con i video. Gli autonomi restino in cella. Guerriglia a Porta Venezia: ipotizzato il reato di devastazione.
La Procura ha chiesto al Tribunale del riesame di confermare il carcere per tutti i 25 autonomi arrestati per la guerriglia urbana dell’11 marzo in corso Buenos Aires. I giudici hanno tempo fino al 30 marzo, ma dovrebbero depositare già lunedì o martedì questo primo verdetto sui giovani dell’ultrasinistra inquisiti per la più violenta manifestazione non autorizzata degli ultimi anni. La grande autorevolezza del collegio (giudici Tranfa, Epidendio e Piffer) fa dell’udienza di ieri un banco di prova cruciale sia per la procura che per le difese. Il tribunale dovrà stabilire tra l’altro per quali indagati sia fondato il reato più grave di «devastazione», per cui il codice prevede condanne fino a un massimo di 15 anni.
SIT-IN E AUTODIFESE – Molti dei 25 arrestati (solo una decina milanesi, gli altri arrivati da Reggio Emilia, Brescia o Novara, con un estremista tedesco e un albanese) hanno rivolto ai giudici un appello dello stesso tenore: «Sono un antifascista, rivendico il diritto costituzionale di contestare il corteo della Fiamma Tricolore, ma sono estraneo alla violenza, che non appartiene alla nostra cultura». Senza alcun incidente si è chiuso anche il sit-in fuori dal tribunale, che ha richiamato meno di 50 «compagni» con tre striscioni: «Libertà per gli antifa’»; «Polizia sempre, giustizia mai». L’avvocato Mirko Mazzali e gli altri difensori hanno contestato che «esistano prove certe contro il singolo accusato»; in subordine, hanno chiesto gli arresti domiciliari a casa dei genitori. Un solo legale non milanese è arrivato a negare che le auto incendiate e le molotov contro i negozi e il circolo di An bastino a «configurare tecnicamente la devastazione».
COLPEVOLI E INNOCENTI – In aula il pm Pietro Basilone ha sottolineato che, sui 41 arrestati originari, la Procura chiede il carcere solo per i 25 «accusati individualmente da più prove»: i confronti tra i video degli scontri e le foto degli arrestati; le testimonianze di almeno tre cittadini che li hanno riconosciuti; i bastoni, pietre, chiodi e passamontagna trovati nel cortile dove si erano rifugiati in 18. Finora sono stati confermati tutti gli arresti dei carabinieri, mentre la polizia, nel caos, ha portato in carcere anche ragazzini innocenti, che scappavano perché spaventati. Quattro gli errori più vistosi: Letizia M., 18 anni, e Michela M., 20, stavano solo facendo shopping, come dimostrano gli stessi video della Digos; e altri due giovani in realtà erano appena usciti da una libreria specializzata in fumetti. Per una volta i loro avvocati, anziché lanciarsi in facili polemiche, ieri elogiavano «la serietà delle indagini», che «hanno saputo distinguere tra colpevoli e innocenti». Ora l’inchiesta continua nel tentativo (non facile) di smascherare gli «organizzatori» delle violenze e i «10-15 esecutori» non ancora identificati, tra cui spicca il criminale che ha sparato il razzo che ha ferito in pieno volto un carabiniere.
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