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il manifesto – 24 Ottobre 2004
ROMA
Corteo neofascista tra gli immigrati La polizia li ferma
ROMA
E’ finita con le croci celtiche e le aquile imperiali che sventolavano a Santa Maria Maggiore, nell’ultimo tratto del breve corteo consentito dalla polizia ai neofascisti del Msi-Fiamma Tricolore, nel quartiere multietnico dell’Esquilino. «Diritto alla casa, diritto al lavoro – non ce l’abbiamo noi, non ce l’avranno loro», gridavano i fascisti, circa trecento. Un messaggio minaccioso in un quartiere zeppo di negozi con insegne cinesi, asiatiche e arabe. Braccia tese e occhiali scuri, «Du-ce, du-ce» e le note di «Giovinezza» diffuse dall’altoparlante. E intanto, dall’altro lato di piazza Vittorio, un presidio antifascista ha raccolto cinque-seicento persone tra immigrati, disobbedienti e antagonisti. In serata hanno bruciato tre cassonetti mentre tornavano a San Lorenzo. L’unico momento di contatto, per così dire, in via Merulana: quattro ragazzi hanno lanciato una bottiglia di vetro contro i fascisti in corteo, colpendone uno alla schiena, poi sono fuggiti. La manifestazione della Fiamma «contro il carovita, le banche e l’immigrazione» in realtà era anche la commemorazione della marcia su Roma, per la quale, per la prima volta dopo anni, la questura ha permesso un corteo (anche perché era anticipato al sabato che precede il 28). Si è risolta con un po’ di tensione, un quartiere blindato e il traffico in tilt. Non c’è stata la battaglia di piazza Vittorio perché nessuno voleva combatterla e la polizia mostrava i muscoli ma intanto mediava sui due fronti.
Con gli immigrati e i centri sociali c’erano militanti e consiglieri di Rifondazione e un gruppetto di Ds guidati da un assessore del I municipio. Sono rimasti per tutto il pomeriggio sul lato sudorientale di piazza Vittorio, quello che dà su Porta Maggiore e San Giovanni. La grande piazza, «promessa» dalla questura ai fascisti, è stata «occupata» senza preavviso due ore prima del concentramento della Fiamma, una manovra che ha preso in contropiede la polizia, che ha fatto indietreggiare gli antifascisti ma li ha lasciati lì: slogan, striscioni, fumogeni e petardi. E ha costretto i fascisti a cambiare percorso: invece del giro di piazza Vittorio, la piazza degli immigrati, soltanto un’apparizione in un angoletto, tra via Carlo Alberto e via dello Statuto, davanti ai magazzini Mas. Grandi proteste ma poi sono tornati a Santa Maria Maggiore, poche centinaia di metri in tutto.
«Boia chi molla», «autonomia operaia fai fagotto». Fianco a fianco sfilavano giovanissimi con la felpa «mentalità ultras» e reduci di Salò. C’era Luca Romagnoli, giovane eurodeputato della Fiamma giunto al secondo mandato, ma i veri capi sono Maurizio Boccacci, già leader del Movimento politico, l’ex portavoce di Base autonoma Giuliano Castellino e Francesco Bianco, che ha lasciato Forza nuova per non passare al cartello di Alessandra Mussolini, Alternativa sociale. (a.man)
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