|
|
di ANNA MARIA LIGUORI
La scuola media di Talenti
ROMA – Aggredita e presa violentemente in giro dai suoi compagni di classe, un gruppetto di “destra”, perché ha detto no a una gita scolastica a Predappio, perché non se la sentiva di andare in visita “nei luoghi di Mussolini”, dove il Duce è sepolto, lei che ha avuto il nonno ebreo polacco in un campo di concentramento per tre anni e che ha sentito i suoi racconti di unico sopravvissuto dell’intera famiglia.
Sara (nome d’invenzione), 12 anni e mezzo, alunna di una scuola media a Talenti, non ha retto al dolore di questo tradimento collettivo ed è tornata a casa in lacrime e sotto shock, raccontando tutto a mamma e papà.
I genitori hanno così scritto una lettera al preside dell’istituto, alla professoressa d’italiano, storia e geografia presente in classe durante l’aggressione, al presidente del IV Municipio Alessandro Cardente e al
sindaco Walter Veltroni “non per andare contro qualcuno – scrivono – ma per non tacere fatti razzisti e xenofobi come questo”.
E i fatti sono questi. “Tutto è cominciato il 30 gennaio scorso – spiega la madre di Sara – quando la professoressa ha chiesto alla classe di scegliere una meta per una gita scolastica di 3 giorni. Nessuno avanzava proposte, tranne alcuni studenti che chiedevano di effettuare una gita scolastica a Predappio. Subito una minoranza di alunni si è dimostrata contraria, tra loro mia figlia e una sua amica. Premetto che sia mia figlia che la sua compagna frequentano regolarmente il corso di religione perché noi non siamo di fede ebraica”. La gita a Predappio non passa e tutto sembra finito lì.
Ma pochi giorni dopo, il 2 febbraio, in classe si torna sull’argomento insieme alla professoressa. ”È stato allora che nostra figlia e la sua amichetta sono state apostrofate con veemenza da alcuni compagni i quali le incolpavano di aver fatto fallire il progetto- spiega il padre di Sara – le hanno incalzate pretendendo motivazioni riguardo al loro voto contrario. I toni si sono accentuati sempre più, senza che l’insegnante riuscisse a mitigarli ed a preservare le ragazze dagli attacchi ingiustificati dei compagni,al punto che alcuni di loro hanno chiesto a nostra figlia cosa avesse contro Mussolini. Sara ha risposto
di non avere interesse a visitare un luogo “alla memoria di Mussolini” il quale, dopo le leggi razziali, aveva istituito, tra gli altri, il campo di
concentramento di Ferramonti a Cosenza, nel quale il proprio nonno di origine ebraica, aveva trascorso circa tre anni. E a quel punto Sara ha anche fatto di più: ha proposto Ferramonti come alternativa a
Predappio”.
Si è scatenato il putiferio, il gruppetto pro Predappio non ha lasciato cadere la questione tanto che Sara, in un ultimo tentativo di difesa, ha chiesto ai compagni “come vi sentireste voi se parte della vostra famiglia fosse stata uccisa nei campi di sterminio?”. Il gruppetto di “destra” non si è più tenuto. “Sono volate risposte di scherno espresse volgarmente da alcuni compagni – continua la madre di
Sara – tanto che nostra figlia e la compagna sono uscite dalla classe in lacrime, senza peraltro ricevere conforto alcuno da parte dei presenti.
Tornate in classe l’unica “buona parola” è venuta da un compagno, il quale ha ammonito nostra figlia “di non farla tanto lunga”, ricordandole che non doveva lamentarsi poi tanto, in quanto poteva usufruire in Italia dell’assistenza sanitaria e dell’istruzione pubblica”.
I genitori di Sara sono stati immediatamente ricevuti dal preside della scuola, presente la professoressa d’italiano davanti alla quale sono avvenuti gli scontri. “Entrambi hanno immediatamente capito la
situazione e si sono impegnati a tenere la situazione sotto controllo – conclude il padre di Sara – anzi la professoressa nei giorni successivi ha anhe portato da leggere ai ragazzi il libro di Primo Levi “Se
questo è un uomo”. Ma io credo che i sostnitori della gita a Predappio siano rimasti fermi sulle loro posizioni di colpevolezza e che non abbiano capito la gravità di quanto hanno fatto a mia figlia. Sara è
l’unica per ora a pagarne le conseguenze”.